Wilm Hosenfeld, il soldato tedesco che ispirò il capitano buono di Il pianista
La storia del nazista che salvava gli ebrei
Il nome di Wilm Hosenfeld, probabilmente, sarebbe rimasto nell’anonimato. Ma grazie al libro Il Pianista di Wladyslaw Spzilman e al film che Roman Polansky ne ha tratto sappiamo che quest’uomo, soldato nella Wehrmacht, ha salvato centinaia di ebrei da una morte sicura. Hosenfeld è stato la testimonianza vivente che qualcosa di buono può nascondersi anche in mezzo all’orrore della barbarie nazista. Se «Dio non interviene», come ha scritto lo stesso Hosenfeld nei suoi diari, allora è l’uomo che deve farlo. Spzilman, nel suo libro, lo definisce come «l’unico essere umano con indosso l’uniforme tedesca che io abbia mai conosciuto».
[adrotate banner=”34″]
Chi era Wilm Hosenfeld
Wilm Hosenfeld nasce il 2 maggio 1895 a Fulda, una cittadina in Assia. Cresciuto in una famiglia cattolica, inizia a lavorare come maestro elementare. Allo scoppio della I Guerra Mondiale si arruola nell’esercito, distinguendosi per il suo coraggio, tanto da essere insignito nel 1917 della Croce di Ferro. Si iscrive al partito nazista nel 1935 e nel 1939 diventa un ufficiale della Wehrmacht. Viene subito trasferito in Polonia e nel 1940 è di stanza a Varsavia. È durante la sua permanenza in Polonia che Hosenfeld si rende conto degli orrori e dei crimini di cui i nazisti si stanno macchiando. Usa la sua posizione di ufficiale per nascondere e aiutare a fuggire molti ebrei, ma anche uomini politici perseguitati dal regime nazista. Viene catturato alla fine della guerra dai soldati dell’Armata Rossa e condannato ai lavori forzati in un campo vicino a Stalingrado, dove muore nel 1952.
Il suo diario racconta gli orribili crimini dei nazisti
I pensieri di Hosenfeld sono raccolti nel suo diario. In queste pagine, scritte tra il 1942 e il 1944, l’ufficiale racconta tutte le violenze e i crimini di cui si erano macchiati i nazisti. «Noi abbiamo sulla coscienza sanguinosi crimini a causa delle orribili ingiustizie commesse nell’assassinare i cittadini ebrei» scrive nel diario. Ormai Hosenfeld prova vergogna a indossare l’uniforme nazista. Riferisce delle terribili deportazioni di Treblinka e delle violenze subite dai prigionieri nei campi di concentramento arrivando a scrivere che è «un’onta che non potrà mai essere cancellata, è una maledizione dalla quale non ci libereremo mai. Non meritiamo alcuna pietà. Siamo tutti colpevoli». Il diario di Hosenfeld è stato pubblicato, per adesso, solo in lingua tedesca. Alcune pagine sono state pubblicate in appendice al libro di Spzilman in una recente edizione italiana. Oltre al diario, durante la sua prigionia Hosenfeld ha scritto anche una lettera indirizzata alla moglie in cui elencava tutti i nomi di persone da lui salvate. Nel 1950 Spilzman chiese a Jacob Berman, capo della polizia sovietica polacca, di intervenire per liberare Hosenfeld. Berman, venuto a conoscenza delle azioni di Hosenfeld, tentò di intervenire ma i sovietici non vollero liberarlo. Nel dicembre del 2008 lo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah, ha assegnato a Wilm Hosenfeld l’onorificenza di Giusto tra le Nazioni, riconoscimento riservato ai non ebrei che hanno rischiato la propria vita per salvare i perseguitati dal genocidio nazista.
Leggi anche: Amon Göht, il nazista che sparava dal balcone e ha ispirato Schindler’s List
[adrotate banner=”39″]
[adrotate banner=”34″]