Progress in the valley

Un film mostra come dei rifugiati siriani avrebbero potuto vivere nella DDR

Cosa succederebbe se un gruppo di rifugiati siriani scappati dagli orrori della guerra si trovasse a dover vivere nella DDR?

La risposta è tutta nel primo lungometraggio del giovane regista Florian Kunert Fortschritt, im Tal der Ahnungslosen (Progresso, nella Valle di chi non conosce) presenta alla 69esima Berlinale. Kunert ha convinto 4 immigrati siriani, appena giunti in Germania, a vivere per alcuni giorni nella città di Neutsadt in Sassonia. La cittadina, poco lontana da Dresda, era il punto più lontano rispetto alla Germania Ovest, dove non poteva arrivare nessuna trasmissione radio dei media occidentali. I suoi abitanti potevano ascoltare solo le comunicazioni filtrate e censurate dal regime sovietico. Per questo motivo venne soprannominata la ‘Valle di chi non conosce’.

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Da operai in una fabbrica della DDR a militari dell’esercito: l’avventura dei quattro siriani

I quattro all’inizio tentano di guidare una Trabant, la macchina più diffusa nelle Germania dell’Est, con esiti esilaranti, non riuscendo neanche a metterla in moto. Vengono poi portati in quello che rimane del fulcro della città di Neustadt, la fabbrica Fortschitt, che, già dal nome, era il simbolo di quel ‘progresso’ alla base della propaganda dell’Urss. Le sue macerie testimoniano come quel ‘progresso’ tanto decantato sia stato solo una falsa utopia della propaganda comunista. Attraverso filmati di repertorio ci vengono mostrati gli operai felici mentre lavorano alla catena di montaggio o mangiano alla mensa. I quattro sperimentano la vita in fabbrica con due ex-operai, e scoprono che la situazione non era tutta rose e fiori come il regime voleva fare credere. I rifugiati diventano poi alunni in una classe della DDR, in cui le lezioni si aprivano sempre con un ringraziamento al regime. È interessante ascoltare la risposta di una delle due insegnanti quando le viene chiesto se si vivesse bene durante gli anni della divisione: «la risposta è che si viveva meglio che adesso. In quegli anni tutto era prestabilito e bisognava solamente seguire gli ordini. Oggi bisogna sempre assumere delle scelte di propria iniziativa, e questo mi fa vivere sempre sotto pressione». Dopo la lezione ai siriani viene fatta rivivere la giornata di due soldati dell’esercito della DDR, tra alzabandiera e marce militari. Dopo aver ‘vissuto’ negli anni della DDR, i quattro, nonostante vengano da un paese devastato dalla guerra, ammettono che «dev’essere stato orribile vivere in quel periodo. Non facevi altro che dormire e lavorare. Tutti erano costantemente controllati dallo regime, nessuno era libero».

Il Land dove si svolge il film è uno dei luoghi della Germania dove l’ideologia razzista e anti-immigrati è più radicata

La regione in cui è stato girato il documentario è diventata tristemente nota per essere il luogo in cui si sono coagulati i peggiori rigurgiti (il termine non è scelto a caso) dell’ideologia neonazista. Dal 2014 centinaia di persona hanno dato vita alla PEGIDA, acronimo che, tradotto, sta a significare Europei Patriottici contro l’islamizzazione dell’Occidente, che puntualmente sfila per le strade di Dresda protestando contro le politiche sull’immigrazione del governo Merkel. Inoltre l’AfD, il movimento di estrema destra tedesco, ha avuto qui un grande successo alle urne. Nel documentario possiamo vedere come i siriani vengano accolti positivamente da una parte della popolazione che li accoglie, li rispetta, e li aiuta nel processo di integrazione. Altri, in segno di protesta, fanno trovare loro della carne di maiale nella cassetta della posta. Accecati dall’odio contro i richiedenti asilo colpevoli, dal loro punto di vista, di tutti i problemi che affliggono la Germania, sembrano aver dimenticato lo stretto rapporto che durante la DDR c’era tra loro e il popolo siriano. Dai filmati di repertorio trovati dal regista vediamo il politico siriano Hafiz-Al Assad accolto da una folla festante con cartelli in cui campeggia la scritta ‘Welcome to syrian people’, mentre Erich Honecker definiva la Siria uno stato amico. A testimonianza della relazione tra Siria e Germania dell’Est le parole di un ex-ingegnere che lavorava alla Fortschitt e che racconta dei suoi frequenti viaggi in Siria. Probabilmente ai membri della PEGIDA, ma anche a molti altri europei, farebbe bene guardarsi Fortschritt, im Tal der Ahnungslosen, così, tanto per rinfrescarsi la memoria e per rendersi conto delle stupidaggini a cui continuano a credere. È un vecchio ex-militare a dare un intelligente consiglio ai siriani: «voi non dovete reprimere la vostra cultura e abbracciare la nostra. Dovreste solo comprenderla e fare sì che entrambe convivano. E la stessa cosa dobbiamo fare noi». Ma, dato il clima che si respira in questi ultimi anni in molti stati europei, sembra che questo ‘progresso’ sia lontano da accadere.

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Berlino Schule tedesco a Berlino

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