«Troppa pratica, poca teoria: la mia esperienza universitaria in Germania»
L’esperienza di una ragazza italiana che ha deciso di fare l’università a Potsdam, tra pro e contro
«Ho studiato Design in Germania e lo rifarei, anche se nel sistema universitario tedesco c’è tanta libertà e tanta pratica, e non sempre questo è positivo». Martina Del Ben, classe 1990, friulana, vive in Germania da 8 anni, dove ha studiato e si sta per laureare in Design del prodotto. Ci ha raccontato lati negativi e positivi del suo percorso e le ragioni che l’hanno convinta a scegliere di vivere e studiare tra Berlino e Potsdam.
Dalla provincia friulana alla Germania: lo SVE e l’università
«Dopo essermi diplomata all’Istituto d’arte di Cordenons con indirizzo architettura e arredamento, ho iniziato a lavorare in uno studio di architettura d’interni di Azzano Decimo (PN), che aveva diversi contatti con aziende tedesche. Io ero aperta all’idea di imparare una nuova lingua e di fare un’esperienza all’estero, e sarebbe stato utile anche allo studio dove lavoravo, così, nel 2011, ho deciso di partire per un Servizio Volontario Europeo in Germania. Ho passato un anno a Potsdam, lavorando in un’asilo e iniziando a studiare il tedesco. Il volontariato non è andato bene come speravo, ma vivere qui mi ha fatto vedere le cose da una prospettiva diversa, così ho deciso di non tornare in Italia e di cercare lavoro a Berlino nel mio settore. Non è stata una passeggiata. Dato che qui l’università è gratuita – la retta costa meno dell’abbonamento ai mezzi che offre -, quasi tutti hanno una laurea, quindi ho dovuto adeguarmi. All’inizio ho migliorato il mio tedesco frequentando diversi corsi di lingua e mantenendomi con lavori saltuari, poi, raggiunto il livello B2, mi sono iscritta all’università».
Studiare in un’università tedesca: troppa pratica ma poca teoria
Per iscriversi da stranieri ad un corso universitario in lingua tedesca, il primo passo è superare il Deutsche Sprachprüfung für den Hochschulzugang (DSH) o il TestDaf, esami di lingua che attestano se le proprie competenze linguistiche siano adeguate. Solitamente è richiesto come livello minimo il C1, talvolta basta il B2, poi è necessario passare il test d’ammissione della facoltà prescelta. «Nel 2014 mi hanno accettata alla facoltà di Design del prodotto di Potsdam, dove come test d’ingresso mi è stato richiesto di creare un prodotto. All’inizio mi sono trovata un po’ spaesata, qui i professori ti lasciano tanto spazio libero: è sempre giusto quello che fai se lo sai giustificare, ma io non ero abituata a questo sistema. Fino al 2016 ho studiato e lavorato per mantenermi, poi, trascorsi 5 anni dal mio arrivo in Germania, ho potuto richiedere il BAföG, – la borsa di studio del Governo tedesco che ora si può richiedere già dopo tre anni di residenza in Germania, e che deve essere parzialmente restituita a conclusione del proprio percorso -, grazie al quale mi sono potuta dedicare solo allo studio. Il prezzo della retta è cambiato negli anni, ma è rimasto compreso tra i 220 e i 280€ a semestre, comprensivo dell’abbonamento dei mezzi per le zone ABC. L’università qui è molto più rivolta alla pratica rispetto all’Italia, il che non è solo positivo: ad esempio, ora che mi trovo a scrivere la tesi, mi rendo conto di avere non poche difficoltà sul lato teorico».
«A Berlino ormai mi sento a casa, ma ho scoperto anche i suoi lati negativi»
«Solo quando ho collaborato alla progettazione dello stand per la mia università alla fiera del libro di Lipsia, ho capito quello che davvero poteva essere il mio percorso: progettare esposizioni per mostre ed eventi. Ho fatto vari workshop ed esperienze in questo ambito, e ora sto valutando se fare un master in Exhibition Design, probabilmente a Graz o a Kiel. In parte mi rattrista l’idea di spostarmi da Berlino, una città dove c’è tutto e ogni cosa è facilmente raggiungibile anche spostandosi in bicicletta, come faccio io tutti i giorni. Ormai mi sento a casa più qui che quando torno in Italia, ho tanti amici, soprattutto tedeschi. Ma non posso rinunciare a fare qualcosa che mi piace per paura di un cambiamento. Poi anche Berlino ha i suoi lati negativi: ci sono così tante cose da fare che prendersi una pausa dagli impegni è difficile, la gente è sempre presa dal voler partecipare sempre a tutto e fa fatica a dire di no. Invece anche qui bisognerebbe trovare il coraggio di rallentare o fermarsi, almeno ogni tanto».
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Immagine di copertina: © Martina Del Ben