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Lovemobil, il documentario sulla vita delle sex workers in Germania

L’esordio alla regia della giovane Elke Lehrenkrauss che commuove la giuria del Camdem Internation Film Festival. L’amore, il sesso, i vizi, l’amicizia. Uno spaccato di vita senza filtri come solo una storia vera può essere

Elke Margarete Lehrenkrauss, regista berlinese classe 1979, vince con Lovemobil il Cinematic Vision Award al Camdem International Film Festival. Il documentario, uscito a maggio, commuove la giuria con il crudo ritratto di due giovani donne costrette a vivere come sex workers per sostenere a distanza le spese delle loro famiglie. A bordo di un vecchio caravan sgangherato, Milena e Rita conducono la loro vita subendone l’amarezza, i vizi e le paure. La morte spezza l’equilibrio precario che le sostiene e l’alienante accettazione della loro stasi.

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Lovemobil, la trama del film

Rita e Milena scappano dai loro paesi d’origine, la Nigeria e la Bulgaria, per cercare migliori prospettive di vita e di guadagni all’estero. In Germania incontrano Uschi, una sessantenne ruvida, ambigua, per cui cominciano a lavorare. Le ragazze vivono in un vecchio caravan dove ogni sera aspettano i loro clienti. Si prostituiscono e mandano il denaro racimolato a casa. La vita gira intorno a questo cerchio di azioni che si ripete con meccanicità, fino a quando l’omicidio di una delle prostitute scuote la routine in cui sostano e sono costrette ad agire.

Lovemobil, il racconto del behind-the-scenes con la regista

L’idea per Lovemobil nasce nei lunghi viaggi di ritorno a casa in Germania, racconta la Lehrenkrauss. C’erano questi caravan e queste donne, delle sex workers, sedute nel mezzo del nulla, come fantasmi. Venivano da chissà dove. Paesi stranieri. Paesi lontani. Non entravano in nessun luogo. Restavano sulla strada, ad aspettare, al margine. Delle città conoscevano solo i segreti che andavano buttati. Davanti alla telecamera, Rita e Milena sono state le uniche ad aver accettato di raccontare questo margine. Grazie all’incontro con Uschi, la regista ha potuto chiedere anche ad altre ragazze di partecipare al documentario ma nessuna di loro ha voluto privarsi dell’anonimato e farsi guardare dalle loro famiglie. Oggi né Rita né Milena lavorano come sex workers. Milena ha chiuso con il lavoro poco dopo le ultime riprese del film. Ha un fidanzato e una famiglia. Una vita normale.

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Foto di copertina: ©Myke Simon, Film, CC0 on Unsplash

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