«Io, italiano ex berlinese, vi racconto la città ai tempi del Muro e di come passai quel 9 novembre 1989»
Maurizio Pantano aveva 18 anni quando si trasferì a Berlino. A distanza di più di 30 anni, il suo sguardo sulla città ci racconta un mondo di cui si è perso quasi tutto
Maurizio Pantano è nato a Roma nel quartiere Primavalle, un quartiere periferico a nord-ovest della capitale. «Iniziai la mia militanza nella sinistra già da giovanissimo, lavorando in una radio romana e fu grazie alle persone conosciute lì che nacque l’idea di andare a Berlino. A quell’epoca Berlino era vista come una sorta di paradiso, una città piena di vita con parchi, piste ciclabili e concerti che attirava gente da ogni dove».
[adrotate banner=”34″]
Arrivo a Berlino, la città-isola, nell’aprile 1989
«Così partii dalla stazione Roma Termini con direzione Monaco. L’idea era poi di arrivare a Berlino in autostop ma dopo 4 ore di inutili tentativi decisi di prendere il treno notturno. Ebbi così a che fare per la prima volta con l’apparato burocratizzato della Germania Est. Per arrivare a Berlino mi diedero il “Transitvisum” un lasciapassare che permetteva di viaggiare nella DDR per un certo lasso di tempo con itinerari obbligatori. Durante il viaggio i controlli furono molto presenti. Quando ci fermavamo nelle stazioni ferroviarie, sembrava che il tempo si fosse fermato, gli edifici davano l’idea di essere ancora in piena seconda guerra mondiale. Arrivai a Kreuzberg nell’aprile 1989, avevo 18 anni. Sapevo già dove andare, il piano era di vivere in una casa già occupata in Oranienstraße. L’indirizzo me l’aveva dato un ragazzo romano, la sua ragazza abitava già lì. Per mantenermi lavorai in un pub che si chiamava “Kob”».
©Maurizio Pantano Ramingo
Il Muro era tangibile ma trasparente
«Durante il mio soggiorno vidi le Geisterbahnhöfe, stazioni della metropolitana site a Berlino Est dove i treni di Berlino Ovest potevano transitare ma non fermarsi. In altri punti, invece, il Muro divideva le linee della U-Bahn e della S-Bahn, in questo caso si vedevano i binari finire contro il Muro. Andai due volte nel settore orientale: una volta arrivato a Friedrichstraße davi un documento e in cambio ti davano un permesso di 24h per poter stare a Berlino Est, era anche obbligatorio acquistare marchi della DDR. La Berlino Est era più buia, più silenziosa. La gente aveva paura di esternare alcuni pensieri, è vero che erano tedeschi ma vivevano comunque in un paese socialista. Si aveva paura della Stasi, bastava solo una parola per essere oggetto di delazione. Gli abiti erano sobri e avevano tutti la Trabant. Il loro modo di vivere era essenziale. In una chiesa facevano delle riunioni semiclandestine ma comunque tollerate, qui si incontravano giovani antagonisti che discutevano di politiche giovanili, ecologia e teatro. Si sentiva l’imminente caduta del muro. Ricordo che una volta mi trovavo in un ristorante un po’ spartano e la cameriera mi disse con timore «Questo posto è statale ma la situazione sta per cambiare». A Berlino Ovest c’erano più luci, c’era meno oppressione e un certo fermento anche grazie agli Autonomen e ai collettivi di varie sfaccettature. Nonostante questo i suoi abitanti si sentivano comunque tappati in una zona di confine. Ricordo che durante il periodo che precedette la caduta del Muro c’era più movimento: era più facile spostarsi tra i due settori e i controlli diminuirono».
Immagine: Trabant, ©Thiémard horlogerie, CC BY-SA 2.0
Il 9 novembre 1989 mi trovavo a Kreuzberg
«Appena seppi della notizia, andai subito al Checkpoint Charlie e li trovai un flusso di gente inarrestabile. Riuscii comunque a portarmi a casa un pezzo di Muro. Ovunque c’era un aria di festa. Ritengo che i tedeschi si sentissero in colpa per la guerra, sopratutto quelli della Germania Ovest che sentivano di aver perso sia militarmente, sia moralmente. La caduta del Muro significò la fine della guerra fredda. 80 milioni di persone, fino ad allora divise a causa di politiche interne e dalla guerra fredda, si riappropriavano della propria identità nazionale. Vidi famiglie e persone che non si vedevano da anni riabbracciarsi, finalmente riunite. Sapevo bene che io lì c’entravo poco ma l’evento fu enormemente suggestivo. Con la riunificazione ci fu un gran da fare: Berlino sembrava uscita da un’altra guerra. C’erano calcinacci e macerie ovunque. I resti del Muro davano l’idea di un secondo bombardamento. La città visse una profonda fase di rinnovamento: bisognava riunificare i sistemi politici ed economici, smantellare i possedimenti militari e c’era anche il problema del marco della DDR che era considerato carta straccia».
Immagine: Muro, ©Roger W, CC BY-SA 2.0
Vita in Italia
«Nel marzo 1990 ritornai in Italia per fare il servizio di leva ma mi rimase sempre il pensiero di tornare a Berlino. Durante il servizio militare mi recai tre volte in Irlanda del Nord: nel 1991, 1992,1994. A quell’epoca facevo parte del “comitato di solidarietà con il popolo irlandese” e volli portare sostegno alla popolazione. A Belfast trovai i soldati inglesi equipaggiati alla stessa maniera di come quando facevano le esercitazioni a Berlino vicino al lago Wannsee: stesse armi e stesso elmetto. Dopo la leva rimasi a Roma e adesso lavoro per l’aeronautica militare italiana».
Pezzo di Muro, ©Maurizio Pantano Ramingo
Ritorno a Berlino
«Ritornai a Berlino nel febbraio 2005 per una breve vacanza e mi sentii disorientato. La città era cambiata molto nel giro di 15 anni. Era di nuovo la capitale della Germania, Alexanderplatz diventò una delle piazze più trafficate della città e il Reichtag ritornò ad esercitare la sua funzione primaria. I mercatini delle pulci si erano riempiti di cimeli della DDR. Ricordo che alloggiai vicino al Museo Ebraico in una ex-caserma della Volkspolizei riconvertita in un B&B, le stanzette erano state dipinte di celeste e sopra il palazzo erano sospesi degli aerei. Ho in programma di ritornarci a novembre di quest’anno per un matrimonio, sono molto contento perché questa volta ci andrò con mia moglie. Penso che ricorderò per sempre con nostalgia il mio periodo a Berlino, per me rimane una delle città più belle al mondo».
Leggi anche: Grazie alla Merkel, Assisi esporrà per sempre un pezzo di Muro di Berlino
SEGUI TUTTE LE NEWS SU BERLINO, SEGUI BERLINO MAGAZINE SU FACEBOOK
[adrotate banner=”34″]
Immagine di copertina: Berlino, ©Gavin Stewart, CC BY 2.0