«Io ginecologa italiana a Berlino: qui il parto si vive meglio»
Giordana Pilone, ginecologa a Berlino racconta perchè è venuta in Germania per lavorare come medico
«Sono arrivata a Berlino circa quattro anni fa. Avevo già riflettuto sull’idea di andarmene dall’Italia, ma il momento di svolta è stato quando, durante il tirocinio in sala operatoria uno specializzando all’ultimo anno, che al tempo aveva provato a fare un periodo all’estero allo Charité di Berlino, mi disse senza troppi giri di parole “vattene via ora che sei ancora in tempo, non rimanere qua”. Quel momento è stato catartico per me, è stata una di quelle conversazioni che ti cambiano la vita. Così dopo la laurea non ho perso tempo e senza nemmeno provare a fare il test nazionale per la specializzazione in Italia, perché temevo di non riuscire ad avere la forza di andarmene dal mio Paese se lo avessi superato. Quindi dopo aver guadagnato i primi soldi grazie a due mesi di guardia turistica d’estate, ho preso il primo biglietto per Berlino sono partita».Giordana Pilone, 31 anni, è nata a Pineto e ha studiato medicina presso l’università Gabriele D’Annunzio di Chieti. Nel 2014, dopo l’esame di stato, ha deciso con coraggio e determinazione di andare via dall’Italia, lasciando la famiglia, gli amici e il mare, per provare a fare la specializzazione all’estero. «Sono venuta in Germania perché qui lo specializzando è chiamato a fare, non assiste semplicemente lo strutturato come avviene la maggior parte delle volte in Italia. Qui una volta che sei dentro al sistema ospedaliero, per imparare ti fanno fare, non ti mettono in un angolo a guardare e quando finisci la specializzazione sei davvero pronto a fare il medico.»
Differenze tra Germania e Italia: come si impara a fare il medico
«Una volta arrivata in Germania mi sono dedicata giorno e notte a imparare la lingua perché per fare domanda negli ospedali allora era richiesto il B2 di tedesco (ora è richiesto il C1 medico a Berlino). Io fortunatamente avevo già familiarità con la lingua perché l’avevo studiata al liceo, ma mi sono dovuta impegnare parecchio per raggiungere il livello necessario ad essere ammessa come specializzanda. Per quattro mesi non ho fatto che questo e una volta ottenuta la certificazione, ho iniziato a inviare il famosissimo Bewerbung a diversi ospedali a Berlino e Brandeburgo. Anche solo compilare il Bewerbung è stata un’impresa perché è completamente diverso da quello che si usa in Italia. Qui ti richiedono un fascicolo completo con tutte le tue esperienze, con annessa una lettera motivazionale che li convinca a sceglierti, accompagnati da una foto professionale. Io venni presa nello stesso ospedale in cui avevo iniziato a fare un periodo da Gastärztin, il Vivantes Auguste Viktoria Klinikum di Berlino, presso cui lavoro ancora oggi. Da Gastärztin (tirocinante) ho iniziato ad avere un’idea del sistema sanitario tedesco. Ogni mattina ero chiamata ad eseguire le cose basilari, ad esempio i prelievi, per poi cimentarmi sempre di più con i pazienti, quindi con le visite in reparto e con operazioni più complesse e delicate in sala operatoria. L’ospedale ti affianca al personale specializzato che ha interesse a formarti e renderti autonoma. Si, perché rendere autonomi gli specializzandi significa anche tra le tante cose assicurare un livello standard di preparazione del personale sanitario e in fondo meno lavoro per loro. In Italia siamo molto preparati per quanto riguarda la teoria, ma nessuno ti insegna a fare: da specializzando stai in ospedale per guardare e assistere lo strutturato ma senza scendere davvero sul campo in prima persona. Qui l’Assistenzarzt è considerato manodopera e quindi viene impiegato al massimo delle sue possibilità. Si tratta di istruire il futuro personale medico dell’ospedale, che dovrebbe essere il fine della Weiterbildung (specializzazione). In Italia per la specializzazione si fa un concorso nazionale, qui, invece, ci si propone agli ospedali (non esclusivamente cliniche universitarie) come fossero aziende, al quale segue un periodo di prova generalmente di 6 mesi e l’Assistenzarzt è libero eventualmente di cambiare ospedale durante gli anni della specializzazione, che tra l’altro ha un minimo di 5 anni in ginecologia. Per passare da Assistenzärztin, in cui hai un contratto a tempo determinato, a Fachärztin, che la maggior parte delle volte ha un contratto a tempo indeterminato, è richiesto il Facharztprüfung. Per poter fare questo esame finale così da essere specializzato è richiesto di compilare negli anni della specializzazione il Logbuch, una raccolta di un numero standardizzato di operazioni, visite, ecografie, esami diagnostici diversa per ogni specializzazione. In poche parole è necessario aver completato la propria formazione, con un minimo di 5 anni fino ad un massimo non determinato di anni. Non puoi scalare la gerarchia senza operare sul campo. È un sistema meritocratico in cui solo attraverso la pratica puoi crescere. Una volta specializzato poi tutto è possibile, dipende solo da te e dalle tue capacità, il sistema premia chi fa bene e tanto. Questa è la vera grande differenza con l’Italia: quando finisci la specializzazione spesso non hai ancora mai eseguito determinate operazioni e per la Germania questo è inconcepibile.»
La gravidenza è meglio viverla in Germania
«Se si parla del sistema sanitario tedesco e quello italiano posso dire che a livello di competenze mediche le due realtà si equivalgono, in Italia abbiamo grandissime eccellenze in diversi campi ma certamente le strutture e le tecnologie sono molto più avanzate in Germania. Del resto dove non c’è crisi è più facile avere le risorse economiche per implementare l’efficienza e la qualità degli ospedali. Essendo ginecologa ritengo che una grande differenza tra i due sistemi sia il modo in cui viene vissuta la gravidanza, il modo in cui la donna viene seguita in questo periodo così delicato. In Italia siamo indietro anni luce se si parla di tecniche e metodi di assistenza durante e post parto. In Germania c’è un’attenzione per la gravida straordinaria: si propone un’accompagnamento al parto assicurato da un’ostetrica, punto di riferimento anche nel puerperio. L’ostetrica viene a casa tua, è reperibile per qualsiasi cosa, così da evitare anche visite ospedaliere o ambulatoriali inutili molte volte. Poi c’è la possibilità di discutere circa sei settimane prima del parto con la clinica in cui si decide di partorire, delle diverse esigenze, delle volontà della donna e del partner durante il parto così da avere già conosciuto la paziente e le sue esigenze. Logicamente durante il parto le esigenze possono cambiare, in questo caso se ne parla di volta in volta con la l’ostetrica e la/il ginecologo. Si decide insieme ciò che è meglio per la madre, senza dover applicare un iter medico standardizzato che non sempre si addice alla paziente. Le sale parto sono concepite come spazi in cui la donna è libera di muoversi, di camminare, di utilizzare oggetti con cui può assumere diverse posizioni, e predisposte di vasca da bagno per eventualmente partorire in acqua. In Italia generalmente arrivati al momento finale del parto si applica il metodo convenzionale a prescindere delle circostanze, qua invece la focalizzazione è tutta sulla donna e su quello che la fa sentire più a suo agio, non solo fisicamente ma anche psicologicamente. Dopo il parto le donne vengono seguite intensamente dalle ostetriche con visite a casa e possibilità di aiuto 24 ore su 24 e la donna si rivolge alle strutture ospedaliere solo se necessario o solo se l’ostetrica lo richiede. Per questo sceglierei di partorire in Germania, in questo caso è certamente un sistema migliore rispetto a quello italiano. Ad esempio la media dei parti cesarei in Italia è del 35% a differenza della Germania 30%, e a Berlino solo del 28%. Consiglierei a tutti di vivere questa esperienza qui perché la donna ha un ruolo centrale»
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Immagine di copertina:© Giordana Pilone