Il Salon Kitty, il bordello di Berlino delle spie naziste che ispirò Tinto Brass
Quella del Salon Kitty sembra la storia di un film spy story. Non manca un solo elemento: c’è il sesso, ci sono belle e giovani ragazze, uomini di potere, una guerra mondiale in corso, microfoni nascosti e confessioni registrate, estorte non con la forza, bensì con l’aiuto di Eros e di Dioniso
Ma quella del Salon Kitty è una storia realmente accaduta. Situato a Giesebrechtstraße 11, nel quartiere berlinese di Charlottenburg, il Salon Kitty era un bordello di lusso, istituito nel 1939 presso la Pensione Schmidt di Kitty Schmidt, meglio nota come Madame Katharina Zammit, almeno fino a quando la “gestione” non passò segretamente al SD – Sicherheitsdienst, i servizi segreti delle SS, la nota organizzazione paramilitare del partito nazista tedesco. Da quel momento in poi la casa di tolleranza divenne un covo di prostitute-spie addestrate appositamente per mettere sotto torchio i clienti e carpire informazioni e affermazioni antinaziste. Il Salon Kitty ispirò Tinto Brass per la realizzazione del film omonimo del 1975, basato proprio sulla storia del bordello berlinese.
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La storia
Fin dall’ascesa al potere del partito nazista in Germania, la signora Schmidt aveva messo al sicuro i propri risparmi nelle banche inglesi. Come tanti compatrioti, Madame Kitty aveva infatti deciso di lasciare il Paese per lidi più sicuri e il 28 giugno 1939 cercò di espatriare. Ormai vicina al Belgio, le sue speranze svanirono: Kitty Schmidt fu fermata dagli agenti del SD e portata al cospetto degli alti ufficiali della Gestapo, la polizia segreta della Germania nazista. Lì avvenne l’incontro con i due “ideatori” del progetto del bordello-spia: Reinhard Heydrich, Obergruppenführer (Comandante di Gruppo Superiore) delle SS – secondo solo a Heinrich Himmler – e Walther Schellenberg, ufficiale delle SS e vicecomandante della Gestapo. I due ufficiali nazisti la misero di fronte a una scelta: lavorare per loro o essere spedita in un campo di concentramento. Facile intuire quale fu la scelta della signora Schmidt. La pensione Schmidt venne così convertita nel Salon Kitty: l’edificio fu ristrutturato e l’arredamento “arricchito” con dei microfoni nascosti nelle stanze da letto dove avrebbero operato le prostitute-spie. In seguito fu fatta una selezione fra tutte le prostitute arrestate nel periodo a Berlino e fra queste furono scelte 20 future spie. Le spie furono addestrate e indottrinate per circa 7 settimane, periodo durante il quale impararono come carpire informazioni da conversazioni innocenti oltre che a riconoscere le diverse uniformi e i relativi gradi. Così, con la collaborazione dell’intelligence della Gestapo, il Salon Kitty divenne a tutti gli effetti un luogo di spionaggio.
La clientela del Salon Kitty
I clienti del Salon Kitty erano tutti di un certo calibro, basti pensare a nomi come Galeazzo Ciano (il genero di Benito Mussolini, nonché Ministro degli affari esteri), Josef Sepp Dietrich (generale delle Waffen SS, il braccio militare delle SS), Joseph Goebbels (il più importante gerarca nazista e Ministro della propaganda) e lo stesso Heydrich. Le prostitute avevano il compito di provocare i clienti con l’aiuto del sesso e dell’alcol per ottenere informazioni e/o opinioni antinaziste. Le ragazze stesse ignoravano la presenza di microfoni nelle stanze. Il loro compito terminava nel momento in cui stilavano un “rapporto” sul cliente appena “esaminato”. Le registrazioni venivano ascoltate e archiviate in uno scantinato attiguo alla pensione. Le prostitute si diedero un gran da fare: si stima che il numero di nastri raccolti con questo metodo fino al 1943, anno in cui l’operazione Kitty fu chiusa, si aggiri intorno ai 25.000. Purtroppo i nastri sono andati tutti dispersi o distrutti.
Foto di copertina: Salon Kitty © Pèter
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