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Dopo 87 anni riconsegnato quadro impressionista rubato a famiglia ebrea di Berlino

L’opera impressionista “Winter” dell’americano Gari Melchers è stata riconosciuta in un museo di New York e riconsegnata alla famiglia ebrea di Berlino.

In primo piano due pattinatori, un uomo ed una donna dal viso pallido e le gote rossastre, con uno sfondo innevato. “Winter” è il nome dell’opera impressionista dell’artista americano Gari Melchers sequestrata in epoca nazista. Era stata acquistata dall’editore tedesco Rudolf Mosse nel 1900 all’Esposizione d’Arte di Berlino e da lì in poi appartenne sempre alla sua famiglia, grande appassionata d’arte. Nel 1933, nel clou della campagna di “arianizzazione” della cultura, i nazisti saccheggiarono la collezione della famiglia Mosse, costretta a fuggire per le sue origini ebraiche. L’anno successivo, l’opera venne comprata da Bartlett Arkell – che non era a conoscenza della vera provenienza – per la sua collezione privata e da lì entrò a far parte dell’omonimo museo di New York.  Il museo, nel 2019, scoprendo che l’opera era stata trafficata illegalmente, la consegnò immediatamente all’FBI. Ora, dopo 87 anni, l’opera è stata restituita alla “The Mosse – Art Restitution Project”, istituita dagli eredi della famiglia e che dal 2011 lavora per reclamare le opere d’arte rubate dai nazisti.

Rudolf Mosse ed i suoi eredi.

Rudolf Mosse, tedesco ed ebreo, è stato un imprenditore di successo ed un grande pensatore politico progressista tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Il suo giornale di punta fu il Berliner Tageblatt, creato nel 1872 e portato avanti, dopo la sua morte, dal marito della figlia Hans Lachmann-Mosse. Il giornale divenne famoso per la sua schietta critica rivolta ad Hitler ed ai nazionalsocialisti, e la famiglia Lachmann-Mosse divenne un simbolo dell’odiata “stampa ebraica”. Dal momento che la collezione d’arte della famiglia venne confiscata nel 1933 dai nazisti, i rimanenti eredi di Felicia Lachmann-Mosse fondarono la “The Mosse – Art Restitution Project”.  Il progetto è concentrato nella ricerca delle tante opere d’arte confiscate e messe all’asta sotto costrizione dal Terzo Reich. Inoltre nel marzo 2017, gli eredi di Mosse, in collaborazione con la Freie Universität di Berlino hanno fondato la Mosse Art Research Initiative (MARI). Numerosi musei ed istituzioni sono stati inclusi nel progetto di ricerca al fine di esaminare il complesso materiale proveniente dalle numerose confische e di contribuire alla formazione di una cultura tedesca della memoria.

Il nazismo e l’arte degenerata

Con l’avvento del regime nazista venne intrapreso un programma di pulizia, una sorta di “arianizzazione” in ambito culturale. L’intento era quello di riscrivere la storia dell’arte cancellando e distruggendo quei movimenti dell’arte moderna definiti corrotti ed, appunto,  “degenerati”. I musei tedeschi vennero epurati da tutte le opere cubiste, espressioniste, dadaiste, impressioniste, astrattiste, per esaltare un nuovo realismo, chiaro e puro. L’esigenza era quella di distaccarsi dall’eredità del romanticismo e dell’idealismo, allontanando i problemi dell’Io e del sentimentalismo. Il regime nazista ha così confiscato migliaia di opere d’arte da famiglie ebree durante gli anni ’30 e ’40 ed organizzò mostre apposite di arte degenerata per insegnare ai veri tedeschi che certe forme e generi artistici non erano accettabili per la nuova razza superiore ariana. Un database di manufatti saccheggiati include più di 25.000 oggetti, ma gli esperti dicono che il numero di pezzi rubati è molto più alto.

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Immagine di copertina – screenshot da YouTube

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