Finalmente la Germania ammette ufficialmente che furono i nazisti a bruciare il Reichstag
Alle 21 del 27 febbraio 1933, una squadra di pompieri berlinesi ricevette l’allarme che il palazzo del Reichstag, sede del parlamento tedesco, era stato incendiato
In seguito a un’attesa di oltre 85 anni e al ritrovamento di un documento negli archivi del tribunale distrettuale di Hannover, è stata ufficialmente dichiarata la responsabilità dell’incendio del Reichstag ai nazisti. Il ritrovamento di un documento avvenuto lo scorso 26 luglio e reso noto dal Redaktionsnetzwerk Deutschland segna la svolta storica del caso. A cambiare il corso delle indagini è stata una dichiarazione rilasciata da Lennings, ex membro delle SA e primo paramilitare del partito nazista. Sette anni prima della sua morte, avvenuta nel 1953, l’uomo avrebbe deciso di lasciare una dichiarazione, in cui spiegava di aver protestato insieme ai suoi compagni per l’arresto di Van der Lubbe, operaio olandese di 25 anni ritenuto dai nazisti colpevole dell’incendio.
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L’irrisolto caso dell’incendio doloso del palazzo del Reichstag
L’accusato, però, non avrebbe potuto essere il colpevole: infatti quando Van der Lubbe arrivò al Reichstag il palazzo era già in fiamme. L’uomo venne trovato mezzo nudo e poco cosciente dietro il Parlamento. A causa di precedenti per aver appiccato degli incendi in passato, Van der Lubbe fu giudicato colpevole dal Tribunale di Lipsia e condannato a morte nel 1934. Secondo molti storici questo permise a Hitler di consolidare il suo potere e dare inizio al terzo Reich. Oggi, nonostante i molti studi riguardo al caso, si dubita e ridiscute l’accaduto. Ma, grazie all’importante dichiarazione dell’ex membro delle SA, si è fatta luce sul misterioso fatto.
Le fiamme del Reichstag furono un pretesto per i nazisti per manipolare l’opinione pubblica
Numerosi studi storici sostengono che le fiamme diedero l’avvio alla repressione dei partiti di opposizione, al nuovo corso della Germania hitleriana e alla messa al bando del Partito comunista tedesco. L’accaduto conferì al partito nazista ancora più potere. Durante il processo di Norimberga avvenuto nel 1945 molte furono le tesi che colpevolizzavano Göring, fidato consigliere di Hitler. Secondo gli studiosi, la sera dell’incendio Göring e un gruppo di soldati si sarebbero introdotti all’interno del palazzo attraverso un corridoio segreto e avrebbero cosparso il Parlamento di benzina. Purtroppo il supremo maresciallo del Reich non confessò mai e prima di essere condannato a morte si tolse la vita inghiottendo una capsula di cianuro.
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Immagine di copertina: Reichstag, © 1195798, CC0 da Pixabay
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