Come la DDR perseguitava chi amava il Punk
Arresti, violenze e spionaggi: ecco come la DDR cercava di reprimere la subcultura Punk
Agli inizi degli anni’80, il movimento Punk acquisì una crescente visibilità in città come Berlino Est o Lipsia, centri nevralgici del regime comunista della DDR. Dapprima, il negazionismo: «il punk non influenza in alcun modo il Paese» dichiaravano le autorità. Tuttavia, all’espandersi del fenomeno, l`Intelligence della Kriminalpolizei, K1, e il Ministero per la Sicurezza (Stasi) avviarono una politica coesiva di repressione. La DDR cominciò a considerare il punk come “l’elemento giovanile più pericoloso nel paese e la forza trainante dietro le attività antigovernative”. Il primo passo fu far firmare ai giovani dissidenti documenti ufficiali in cui dichiaravano di essere “potenziali elementi criminali”. Successivamente, il divieto generale di punk in bar, caffetterie, ristoranti e locali giovanili. Pena: perdita della licenza per i titolari delle attività commerciali. Da lì ai pestaggi, interrogatori minatori, e violenze varie il passo fu breve. Un ordine della Stasi del 1983 detta la linea: “Per affrontare la questione, togliti i guanti di velluto (…) non abbiamo motivo di trattare delicatamente queste figure”.
La tattica corrosiva della DDR: lo spionaggio interno
La principale nonché perfida tattica della DDR fu quella dello spionaggio. Il capo della Stasi, Erich Mielke, cercò di turbare il movimento Punk. Diffuse voci sul fatto che le autorità governative si fossero già infiltrate nella scena. E le voci si rivelarono vere. «Negli anni novanta, dopo che molti documenti segreti vennero aperti ed esaminati, saltò fuori che la Stasi infiltrava degli informatori anche nelle lineup delle band» si legge su un’intervista allo scrittore R.Klein. La Stasi usò le band per controllarne i membri e la loro fanbase. Ampliò la rete di “Inolffizielle Mitarbeiter”, informatori non ufficiali, le cui osservazioni si trovano nella sezione IX della Stasi (procedimenti penali) e nella XX (organi statali, cultura, chiesa,clandestinità).
La cultura punk tra ribellione e repressione nella DDR
Tutto iniziò nei primi anni ’80. Piccoli gruppi di punk si formarono a Berlino est, a Lipsia e successivamente in tutta la Germania orientale. Non erano i benvenuti in pub o club normali, quindi si incontravano in scantinati, cortili e chiese. I vestiti in stile punk non erano facili da trovare nella Germania orientale, cosi come i dischi delle principali band. Fu così che i punk svilupparono una scena indipendente dal dominio ufficiale della DDR: crearono un’economia sommersa basata sul contrabbando e sullo scambio clandestino di merci. Diedero vita ad una rete comunicativa internazionale per facilitare lo scambio di informazioni e idee con i gruppi punk dell´Ovest, della Francia, della Svezia. Essere diversi era ciò che contava, un po’ di libertà in uno stato non libero.
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Immagine di copertina: screenshot da youtube