Alice Sara Ott, considerata la più grande interprete di Chopin in concerto al Berliner Philharmonie
La pianista tedesco-giapponese in concerto al Kammermusiksaal per una serata all’insegna dell’arte e dell’eleganza
Dopo il debutto a settembre con il concerto di Ravel al Berliner Philharmonie, il 5 novembre Alice Sara Ott ha svolto in maniera oltremodo sensazionale la sua esibizione per pianoforte nel Kammermusiksaal della Philharmonie Berlin. La serata si è aperta con la Suite bergamasque e Rêverie di Claude Debussy, e ha visto il susseguirsi di altrettante opere straordinarie di autori eccezionali, quali Erik Satie e Frédéric Chopin. La pianista ha quindi scelto di immergersi nel mondo lirico di Paul Verlaine e la sua poesia da sogno notturno Clair de lune, risalente alla raccolta simbolista Fêtes galantes. A seguire i brevi e meditativi brani di Erik Satie. Infine, Drei Nocturnes di Chopin e la Ballade n.1 in sol minore, dove l’ardore musicale ha culminato in un impervio impeto selvaggio. Uno spettacolo tanto strabiliante quanto incantevole per una giovanissima artista di grande talento che saprà sicuramente fare parlare di sé, stupire e sorprendere ancora a lungo.
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«La musica classica non dovrebbe essere esclusiva, credo sia un terribile errore. Non c’è bisogno di essere studiosi per comprenderla, si apprende ascoltandola»
Alice Sara Ott a soli 31 anni è ritenuta la più grande interprete vivente di Chopin. Per lei rivoluzionare il concetto di musica classica è possibile. Nonostante viviamo intrappolati una contemporaneità di attimi sempre più fuggenti, prigionieri di tutto ciò che è materiale, con l’anima spesso cinicamente congelata di fronte alle emozioni più intense… per Alice la musica rimane un valido percorso di redenzione. Unico rimedio a questa ignavia frenesia. Ad oggi la musica è divenuta talmente accessibile, che sembra essersi perduta la sua dimensionalità più profonda. La musica autentica e vera è un fluido in divenire, un linguaggio evanescente, ascoltandola si entra in un’altra vita e in un altro tempo. Si è altrove. Come se il tempo si fermasse e i pensieri più bui allentassero la presa. «La musica è una legge morale. Essa dà un’anima all’universo, le ali al pensiero, uno slancio all’immaginazione, un fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza, e la vita a tutte le cose», affermò Platone. Alice Sara Ott è uniforme a tale convincimento e in un’intervista ribatte: «credo che la bellezza e l’autenticità della musica si trovino nella ricerca dell’armonia delle note. Quando si crea quel momento di tensione tra due note, vengono i brividi. Per me il contatto con la musica è sempre stato essenziale. È come se riuscissi a raggiungere universi paralleli… e l’anima respira. La musica è il mio tentativo di fermare il tempo, è la mia fuga dalla velocità della vita di tutti i giorni. Posso viaggiare con la fantasia in un’altra dimensione fatta di sogni». Infatti, quando la giovane pianista si siede di fronte a quei fulgidi ottantotto tasti bianchi e neri, riesce a trasformare persino le più complicate opere in delicate melodie. Ascoltandola suonare tutti possono percepire i colori e le sfumature di una sinfonia, anche la più impenetrabile. La musica costituisce per Alice l’unica lingua universale: «che unisce le persone e le culture, senza mai porre limiti alle emozioni».
2019: il duro anno di Alice Sara Ott tra difficoltà e speranza. La musica come unica utopia
Il nuovo anno che sta ormai volgendo al termine, ha portato una notizia molto dolorosa nella vita della giovane pianista, segnandola nel profondo. Il 15 gennaio le è stata diagnosticata la sclerosi multipla, una malattia neurodegenerativa cronaca che colpisce il sistema nervoso centrale. Dopo un mese di silenzio e ritiro dalla scena pubblica, Alice ha scelto di condividere con i sui fan e ammiratori più fedeli la cruda verità, non nascondendo la paura, i timori e le incertezze per il suo futuro, anche artistico. Eppure con la sua delicatezza è riuscita a svelare anche una nota di coraggio. Un cuore impavido che continuerà a dedicare tutto il suo amore per la vita alla musica. Alice è grata di poter fare della sua più grande passione la sua missione: «il talento per come lo vedo io non è per forza saper fare cose perfette, ma è un equilibrio costante tra la passione e la disciplina. So bene che le regole sono importanti, ma non devono restare separate dalla passione. Bisogna trovare un equilibrio». Emotiva e impetuosa come quando interpreta un brano, il suo posto preferito nel mondo è il pianoforte. Attraverso di esso libera le sue sensazioni e le condivide con il pubblico che la ascolta. «Dove le parole finiscono, incomincia la musica».
«La musica è il passaggio che unisce l’astratto al concreto» (Antonin Artaud)
A volte capita che le grandi carriere dei musicisti inizino con un rifiuto o un colpo di fortuna. Quando un famoso esecutore si ammalò nel novembre 2010, poco prima della sua apparizione al Barbican Centre di Londra, cercarono disperatamente un rimpiazzo. Fu così che trovarono Alice Sara Ott, una giovane e talentuosa pianista tedesco-giapponese. A soli trentun anni Alice è oggi in grado di estrarre sfumature musicali insolite dal suo pianoforte, soppesando con la giusta intensità emotiva ogni singola melodia, senza sovraccaricare l’operato sinfonico. Le sue sono raffinate sottigliezze che le consentono di apportare nuove deroghe al processo compositivo, regalando intonazioni musicali sorprendenti. Nata a Monaco di Baviera nel 1988 da madre giapponese e padre tedesco, ha studiato pianoforte a Tokyo. Sostiene di aver capito sin da bambina che per lei «la musica era la lingua che andava ben oltre ogni parola» e che voleva comunicare al mondo intero, esprimendosi attraverso di essa. Le prime lezioni di piano risalgono a quando aveva appena quattro anni. Sulla sua identità aggiunge: «Sono cresciuta con due culture, ma né in Germania né in Giappone vengo considerata del posto. La musica mi ha sempre dato un’identità e una voce. Quando mi chiedono se sono tedesca o giapponese, rispondo che sono una musicista».
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