Abbiamo intervistato le Sardine a Berlino (che si preparano al flash mob davanti la Porta di Brandeburgo)

A tu per tu con le fondatrici del gruppo Facebook delle Sardine a Berlino

Il fenomeno delle Sardine è ormai al centro dell’attenzione mediatica da tempo. Il loro obiettivo: esprimere il proprio dissenso contro il pensiero e il linguaggio politico attuale. Tutto è iniziato dal raduno di Bologna, quando in Piazza Maggiore circa 15.000 persone si sono strette vicine come sardine per ribadire l’uguaglianza sociale, l’inclusività e l’antifascismo. Dallo stivale il fenomeno si è spostato anche in tante città estere che ospitano una numerosa comunità italiana. Tra cui Berlino. Abbiamo dunque intervistato Thokozile, fondatrice del gruppo del gruppo Facebook delle Sardine di Berlino, ed Elena, un altro membro del comitato organizzativo del flash mob che si terrà il 14 dicembre alle 15 nella capitale tedesca davanti alla Porta di Brandeburgo. Per comodità nell’intervista useremo, per identificarle, solo le lettere T e E.

Cosa vi ha spinto ad aprire su Facebook un gruppo Sardine a Berlino?

T: Dunque, mi trovavo a casa a lavorare, in quanto da libera professionista mi ritrovo spesso a lavorare nella mia abitazione. In particolare, durante una pausa in cui guardavo fuori dalla mia luminosa finestra, ho avuto un momento di riflessione. Da giorni parlavo con mio marito del fenomeno delle Sardine. Ma durante quella pausa ho preso coscienza del fatto che in realtà il movimento delle Sardine e l’ideologia che le supporta mi rappresenta -uso appositamente il presente- più di quanto qualsiasi altro movimento o ideologia politica mi abbia rappresentato fino ad adesso. Ho cosi pensato di aprire il gruppo. Ma devo essere onesta: ho aperto il gruppo senza pensare che sarebbe diventata una manifestazione. Il fine ultimo non è stato il flashmob. Ciò che succederà il 14 dicembre supera di gran lunga le aspettative che avevo al momento che ho aperto il gruppo. Volevo semplicemente creare una base di dialogo. Volevo creare una discussione in una community, seppur virtuale, tra persone che come si rispecchiavano nei valori delle Sardine, e tra persone che condividono lo status di italiano all’estero. Poi ci siamo evoluti, come tutte le Sardine all’estero, ad un atto pratico che sarà il flashmob europeo.

Cosa significa, allora, essere una Sardina all’estero?

T: La retorica che combattiamo in quanto Sardine è in atto non solo in Italia ma anche in tanti altri paesi del mondo promuovendo valori  di inclusività tanto per l’Italia che per altre nazioni nel mondo.Le Sardine vogliono cercare di impostare un dialogo, trovare un linguaggio lontano dalla retorica piena di odio e intolleranza che c’è adesso. Noi non rappresentiamo il mondo sicuramente, ma come italiani all’estero possiamo aggiungere una sfumatura diversa al messaggio delle sardine. Siamo persone normali, che abitano il mondo, io stessa sono emigrata 14 anni fa, prima in Gran Bretagna e poi in Germania.

E: Innanzitutto noi ancora votiamo, quindi è per noi fondamentale lottare per chi ancora sta a casa. Attraverso il voto, diamo il nostro contributo per i nostri cari che ancora sono Italia, o per noi stessi se un giorno decidessimo di tornare.

Cosa dobbiamo aspettarci dal flash mob dal 14 dicembre qui a Berlino?

T: Il nostro è un gruppo aperto a tutti, non solo agli italiani qui a Berlino, ma anche ai locali. La piazza che riempiremo il 14 dicembre sarà aperta a tutti. Non la divideremo per colori o bandiere. Ma neanche per il tipo di lingua parlata. Sarà un luogo inclusivo, un po’ come la vecchia Agorà in Grecia. Quando ho aperto il gruppo, come sempre nella mia vita, ho immaginato una scena internazionale. Apparteniamo tutti ad una razza quella umana. Ad oggi, dovrebbe essere scontato, ma dobbiamo tornare nelle piazze a ribadirlo.

E: Anche qui in Germania ci sono molti movimenti che lottano contro questo nuovo populismo e questa nuova Destra. Contro questo nuovo linguaggio politico intriso d’odio. E’ normale che vogliamo avere un punto d’incontro anche con gli altri, con i locali,. Siamo tutti nella stessa situazione.

Ad oggi il gruppo Facebook delle Sardine di Berlino conta circa 2000 iscritti. In vista del Flashmob, come ritenete la reazione dei nostri connazionali al vostro appello?

T: Vedo un sano coinvolgimento. Te lo dimostro con due esempi. Subito dopo aver pubblicato sul nostro gruppo la lettera di incoraggiamento che il Presidente dell’ANPI ha inviato al movimento nazionale delle Sardine, mi ha contattato una ragazza proponendosi di  leggere alcuni articoli della Costituzione italiana e di quella tedesca che a livello tematico viaggiano in parallelo. Mentre venivo qua un’altra ragazza, ignara della proposta ricevuta prima, mi ha chiesto la stessa cosa. Qualche giorno dopo ho scritto un post chiedendo la traduzione in tedesco dei dieci valori fondamentali delle Sardine. Nel giro di pochi minuti diverse persone hanno composto la traduzione completa, commento dopo commento. Comunque vada il 14 dicembre, questa esperienza, a me che ho fatto il primo click su Facebook, ha già umanamente arricchito. Se posso vorrei anche lanciare un messaggio. Ho notato le reazioni dei lettori di Berlino Magazine agli articoli scritti precedentemente su di noi. Il riscontro è stato in parte positivo in parte no. Vorrei focalizzarmi un attimo sul no. Vorrei fare un appello a tutte le persone che hanno commentato negativamente, chi più chi meno, anche a quelli che sono stati scortesi. Allora vi invito a contattare me o chiunque altro del gruppo delle Sardine. Sarebbe bello poter sedersi e parlare di questo fenomeno. Nessuno ha ragione, nessuno ha torto, a parte chi odia, chi incita all’odio. Io invito sempre al dialogo, chiunque voglia le Sardine di Berlino sono a disposizione a incontrarsi e a parlarne insieme. Costruire è sempre meglio che distruggere.

Che futuro vedete per le Sardine?

T: Non lo sappiamo ancora. Ma sappiamo che le sardine non si fermeranno, dopo il 14. Ora pensiamo alla necessità che c’è di ribadire oggi che abbiamo bisogno di Umanità. Ci vediamo il 14 dicembre alle 15:00 a Brandenburger Tor.

Elena: Ci stiamo lamentando ormai da anni. Io il 14 dicembre continuerò a farlo, ma in una piazza. Chiunque senta la stessa voglia di dire basta, venga in piazza a gridarlo e cantarlo con noi, invece che limitarsi a stare a casa a dire  «non mi piace». Magari si riesce a smuovere qualcosina, anche se limitato alla sfera personale. Inoltre, è bello rieducarsi alla piazza, scendere insieme a gridare e cantare ideali propositivi e costruttivi, e non slogan d’odio.

 

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