Una testata pubblica tedesca ogni giorno tiene alta l’attenzione sui casi di razzismo accaduti in Germania
La testata pubblica Deutsche Welle porta avanti da tempo una battaglia contro il razzismo.
La Deutsche Welle è un’emittente pubblica tedesca attiva da più di 50 anni che trasmette via satellite in inglese, tedesco, spagnolo e arabo attraverso 5 canali. Lo scopo dell’emittente è mostrare un’immagine onnicomprensiva della Germania e promuovere la comunicazione e l’integrazione delle molteplici culture presenti sul territorio. Il 29 marzo 2017 l’emittente ha mandato in onda un interessante documentario intitolato “Afro.Germany – Being Black and German”, nel quale la giornalista Jana Pareigis racconta le sue esperienze personali con il razzismo e spiega che cosa significhi essere sia africana che tedesca. Il documentario rientra nell’operazione di sensibilizzazione contro il razzismo portata avanti dalla Deutsche Welle, da tempo impegnata a diffondere storie di episodi di discriminazione e intolleranza in Germania.
Dopo il “caso Özil” nasce in Germania il movimento #MeTwo
Il calciatore tedesco di origini turche Mesut Özil si è trasformato in capro espiatorio della deludente uscita della Germania dai mondiali 2018. Özil è stato infatti vittima di numerosi insulti razzisti per le sue prestazioni calcistiche e per l’incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La risposta a questa vicenda non si è fatta attendere: l’attivista turco-tedesco Ali Can (fondatore di una linea diretta rivolta a rifugiati, migranti, musulmani e richiedenti asilo che dona loro la possibilità di condividere anonimamente le loro esperienze) ha lanciato su Twitter l’hashtag #MeTwo. Il nome si ispira al movimento femminista #MeToo (esploso dopo il caso Weinstein per denunciare le molestie ricevute sul posto di lavoro) e fa riferimento alle due identità e culture che caratterizzano milioni di tedeschi di origini straniere. Il movimento è stato subito accolto da migliaia di tedeschi di seconda e terza generazione che hanno deciso di raccontare gli episodi di razzismo che vivono ogni giorno sulla propria pelle.
Con #MeTwo migliaia di persone raccontano episodi di ordinario razzismo
Dopo il lancio dell’hashtag, migliaia di utenti e alcuni personaggi pubblici hanno immediatamente condiviso molte storie di discriminazione ed esclusione avvenute in Germania. Sebbene la maggior parte dei racconti non parli di episodi violenti, è proprio la “banalità” del gesto a segnare profondamente le vittime di tali vicende.
Lange Schlange an der Kasse. Ich sag zum älteren Mann hinter mir:”Sie können ruhig vor.” – “Nein danke, ich habe dich lieber im Blick.” #MeTwo
— Abdelkarim ? (@AbdelkarimsLP) 26 luglio 2018
Abdelkarim scrive di un episodio al supermercato: “Dico al signore dietro di me: ‘Prego, faccia prima lei’. ‘No – mi risponde – meglio dietro, così ti tengo d’occhio’ “.
Berlin BVG Nachtbus. Ich warte seit 20 Min. Der Bus kommt, wird langsamer aber will nicht anhalten. Ich springe davor, bin müde von der arbeit, will einfach nach Hause. Er hält an, macht aber die Tür nicht auf! Schaut mich an und fährt einfach weiter. #MeTwo
— Mohi Moradi (@0Friskypersian0) 27 luglio 2018
Mohi Moradi racconta invece di come un autobus notturno di Berlino non si sia fermato nonostante abbia tentato più volte di fermarlo.
Wer glaubt, Rassismus in Deutschland sei kein Problem mehr, dem empfehle ich, sich sämtliche #MeTwo-Tweets durchzulesen. Es ist beeindruckend und schmerzhaft, wie viele Menschen hier ihre Stimme erheben. Erheben wir unsere Stimme mit ihnen: gegen Rassismus, jederzeit, überall.
— Heiko Maas (@HeikoMaas) 27 luglio 2018
Lo stesso Ministro degli Esteri Heiko Maas ha invitato i tedeschi a leggere le storie condivise sul social e di “alzare insieme la voce contro il razzismo”. L’obiettivo di #MeTwo vuol essere non solo raccontare, ma soprattutto dar vita a un dibattito costruttivo su cosa significhi vivere due culture e due identità.
La quantità degli episodi di razzismo condivisi fa riflettere sull’integrazione in Germania
La vicenda di Özil (che ha deciso di abbandonare la maglia tedesca) e le storie di ordinario razzismo emerse grazie all’hashtag #MeTwo hanno messo in discussione il rinomato modello d’integrazione tedesca. Le storie condivise da persone nate e cresciute in Germania – seppur di origine straniera – dovrebbero dar vita a un dibattito concreto sul razzismo, riconoscendo che quest’ultimo si mostra nei più piccoli gesti quotidiani. In un Paese il cui passato avrebbe dovuto insegnare i pericoli della discriminazione si tende invece ancora oggi a sottovalutare la presenza di una sempre più diffusa intolleranza verso le minoranze. #MeTwo vuole dunque prendere in mano le sorti del dibattito sui limiti strutturali dell’integrazione per far sì che non sia strumentalizzato dall’ala più conservatrice e nazionalista del paese. Alla domanda «cosa significa essere tedeschi?» #MeTwo risponde «significa avere il cuore diviso in due».
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Foto di copertina: ©Picturepest “Fußgänger” CC BY 2.0