10 cose che commuovono un ragazzo del sud quando torna da Berlino a Napoli
di Mario Borriello
Ok, Berlino è fantastica e il tuo processo di ambientamento procede nel miglior modo possibile. Parli tedesco, sul mercato del lavoro non sei un fantasma come quando eri in Italia e ti stavi spegnendo a forza di mandare application invano. Non finisci mai di stupirti per la serie di garanzie sociali e di diritti che lo Stato riesce a garantire e ti senti come un bambino al luna park tra musei meravigliosi, parchi enormi, elettronica d’avanguardia, concerti, club strepitosi. Certo, a volte ti mancano gli amici di una vita e la famiglia. E l’assenza di luce – che in inverno può protrarsi anche per settimane – non è facile da metabolizzare, per te che sei del sud e sei abituato al sole di Napoli. Lo stesso vale per una forma di socialità mediterranea, più calorosa e vissuta all’aperto, in piazza, impossibile in Germania per motivi climatici e antropologici ma anche perché, nonostante gli sforzi, il tuo tedesco ancora non ti consente di sviscerare sentimenti e impressioni con la profondità che vorresti. Così, quando torni a casa – per un weekend, per le vacanze, o “per sempre” – in quel sud che ti ha estenuato e che hai disprezzato ma che senti comunque ancora tuo, può assalirti una valanga di emozioni: profumi, immagini, colori, sapori, vecchie abitudini che pensavi sepolte, luoghi scolpiti nell’anima, affetti che credevi sopiti. Ho raccolto le 10 più forti che ho provato nei miei innumerevoli ritorni in quella terra che, nonostante tutto, continuo a percepire come casa.
Pausa pranzo alla napoletana
Atterrato da poco, vedi un meccanico nei pressi del quartiere Stella, a Napoli, intento a celebrare la sua pausa pranzo con uno sfilatino provola e melanzane a funghetto, baciato dal sole.
La poesia di un caffè sospeso
Entri in un bar, e già assaporare un espresso fatto a regola d’arte, non sbruciacchiato, né lungo quattro dita, ti fa felice. Tazzina bollente, aroma forte, già zuccherato. Poi ti capita che qualcuno, magari perché felice per una buona notizia, magari perché infelice e bisognoso di stringere un’ideale catena con il resto degli uomini, onori la tradizione napoletana del caffè sospeso, lasciando un espresso pagato a qualche sconosciuto destinato a entrare nel bar. Un’usanza che è tutta una filosofia.
L’ineffabile bellezza di Caravaggio e del Cristo Velato
Napoli straborda di tesori d’arte e di cultura, basta avere voglia di scovarli. Così in pieno centro, lungo via dei Tribunali, torni e puoi ammirare in rapida successione, ogni volta con lo stesso stupore, due capolavori assoluti come il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, nella Cappella Sansevero, e le Sette opere di misericordia di Caravaggio, nel Pio Monte di Misericordia.
La street artist di Banksy e Blu
Napoli è incredibile anche per la sua commistione di antico e nuovo, di forme espressive tradizionali e rivoluzionarie. Tutte le volte che posso, vado a riguardarmi la Madonna di Banksy nella splendida piazza Gerolomini e il recente, mastodontico pezzo di Blu sulla facciata dell’ex OPG occupato Je so’ pazzo di via Imbriani.
Le contraddizioni dei vicoli
Luoghi di spaccio e di umanità, di miseria e patrimoni nascosti, di contraddizioni esplosive e irrisolte. Mi piace riscoprirli vagando, scorgere nuove chiese o nuovi scorci, immaginare le rampe, le viuzze e le storie che hanno ispirato cantanti ed artisti come Pino Daniele, Roberto Murolo, James Senese. Posti in cui forse manca tutto, ma mai un’inestinguibile vitalità.
L’umanità delle persone
Ok, i napoletani sanno essere invadenti e chiassosi. Ma tutte le volte che mi sono perso ho sempre trovato qualcuno prodigo di indicazioni, pronto ad aiutarmi. E se mi fermo in piazza a gustare l’inimitabile street food napoletano – crocchè, frittatine di pasta, verdure in pastella – o a ad ascoltare un musicista di strada, sono sicuro che socializzerò con qualcuno, magari anche solo per cinque minuti. E si creerà una forma di interazione autentica, talvolta difficile da gestire, ma senza troppe sovrastrutture e orpelli patinati.
Lo splendore di piazza del Gesù
Una delle piazze più belle d’Italia, con il suo obelisco dell’Immacolata, la chiesa del Gesù Nuovo e il monastero di Santa Chiara. È sempre bello lasciarsi avvolgere dallo sfarzo barocco degli edifici, dal vociare dei bambini e degli studenti universitari, dal suono delle campane.
Gli irripetibili scenari della costiera amalfitana
Amalfi, Sorrento, Maiori, Minori, Ravello, Vietri, Positano. Scogliere mozzafiato, acque di un blu profondissimo, chiese dai campanili dorati, limoni profumati, i faraglioni di Capri in lontananza. Un paradiso in terra, che nemmeno la scellerata negligenza dell’abusivismo edilizio ha potuto distruggere. Quando torno d’estate, un giro della costiera via mare è un piacere ogni volta nuovo e più intenso.
La celestiale pizza di Starita
Starita è una storica pizzeria nel cuore di Napoli, a Materdei. Venne fondata nel 1901, e tra le sue mura è stato girato anche L’oro di Napoli, di Vittorio De Sica e con Sophia Loren. Tappa obbligata per chi vuole gustare (per pochi euro) una margherita indimenticabile o una goduriosa montanara, la pizza fritta con sugo e parmigiano. Ormai anche Berlino offre un livello di pizza più che accettabile, in caso di nostalgia. Ma Starita è un’altra cosa.
Il tramonto dietro ai monti dove sono nato
Napoletano (e poi berlinese) d’adozione, sono però nato nel Sannio, terra antica di guerrieri che difesero fino allo stremo la loro libertà dalle legioni romane e che giace alle pendici della Dormiente, un monte dalle sembianze di donna distesa, addormentata in un sonno eterno. Quando il sole la tinge di rosso nei tramonti estivi, con la campagna in fiore, so che sono a casa.
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