Verbotene Filme, i film nazisti che in Germania è ancora reato proiettare e a tutti va bene così
Sono passati più di 70 anni da quando sono stati messi al bando: molti dei film girati in Germania durante il nazismo non possono essere proiettati o diffusi. A vietarli furono gli Alleati, che subito dopo la guerra li bollarono come film di propaganda dei nazisti. Conservati nel Filmarchiv des Bundesarchivs di Berlino, l’archivio cinematografico della Repubblica Federale Tedesca, molti di questi film sono tutt’altro che sconosciuti al grande pubblico, soprattutto grazie a internet. Ha quindi ancora senso proibirne la diffusione e lasciare questa difficile eredità a prendere polvere o la loro forza propagandistica può ancora agire su di un pubblico suscettibile alla manipolazione? Il regista tedesco Felix Moeller ha cercato di rispondere a questa domanda nel suo documentario Verbotene Filme, intervistando storici, esperti di cinema e spettatori, in un’indagine sul potere e i suoi mezzi che ci fa ancora riflettere.
Via dagli schermi. Durante il Terzo Reich, il Ministero della Propaganda con a capo Joseph Goebbels fu molto attivo nel promuovere l’adesione e il supporto al regime anche tramite il cinema. I lungometraggi girati durante il periodo del nazismo furono più di mille, alcuni di essi sono sfacciate propagande, altri invece sono degni di più alta considerazione sia dal punto di vista della regia che degli attori chiamati a interpretarli. Chiaramente i film differivano l’uno dall’altro, ma i temi più ricorrenti erano l’antisemitismo, la denigrazione degli avversari durante il conflitto, la glorificazione del Führer e il disprezzo verso la Repubblica di Weimar. Essendo stati girati e distribuiti durante gli anni di guerra in un Paese dove vigeva la dittatura, il messaggio propagandistico è sempre presente. Ma alcuni di loro, come per esempio Süss l’ebreo di Veit Harlan, Io accuso di Wolfgang Liebeneiner, Hitlerjunge Quex di Hans Steinhoff, il musical Stukas oppure Heimkehr di Gustav Ucicky spiccano per il loro valore cinematografico, come sottolineano alcuni storici del cinema intervistati da Moeller. Süss l’ebreo, ad esempio, presentato nel 1940 alla Mostra del cinema di Venezia, fu molto apprezzato anche da Michelangelo Antonioni, all’epoca un giovane giornalista. Nonostante il loro valore artistico, il messaggio e l’ideologia che li ha creati hanno un peso maggiore e per questo continuano ad essere marchiati come film proibiti.
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Il fascino del proibito. Che sia un film o un libro, quando qualcosa viene bollato come proibito suscita immediatamente fascino e curiosità. Oggi i film del Terzo Reich che non possono essere proiettati nelle sale sono circa 40, ma nell’era di internet questo è davvero un piccolo problema. Anche stando in Germania, è sufficiente installare un hotspot per poter vedere alcuni di questi film su YouTube. Questo significa che, nonostante le restrizioni, è possibile guardare questi film comodamente dal proprio pc, che si sia esperti di cinema, appassionati di storia oppure neonazisti, internet è democratico. Proprio per questo motivo autorizzare la proiezione di questi film suscita timori e dibattiti. Da un lato c’è chi ne difende il valore storico e artistico e vorrebbe che queste pellicole possano tornare sul grande schermo. Secondo costoro a vedere questi film sarebbero soprattutto degli spettatori informati e preparati sia dal punto di vista storico che cinematografico, su cui il messaggio propagandistico non avrebbe alcun effetto. Dall’altro lato c’è chi sottolinea il rischio insito in questi film: gli errori storici e la propaganda possono ancora sortire il loro effetto su di un pubblico suscettibile alla manipolazione. Come mostrato dal documentario di Moeller, alcuni degli spettatori usciti dal cinema dopo aver visto Heimkehr hanno lasciato la sala facendo commenti del genere: «Non sapevo che i polacchi trattassero i tedeschi in quel modo».
Il nazismo al cinema. Di nazisti, sugli schermi cinematografici, ce ne sono molti e rappresentati dai vari registi in diversi modi. Basti pensare ai film Bastardi senza gloria di Tarantino, a La caduta di Oliver Hirschbiegel, a Schindler’s List di Spielberg per arrivare fino a Il grande dittatore di Chaplin. In ognuno di essi si vedono personaggi appartenenti al partito di Hitler, ma l’idea che lo spettatore si fa di loro cambia a seconda della concezione che il regista vuole presentare. Questi ovviamente sono tutti film storici, alcuni contengono delle imprecisioni ma, a differenza di quelli girati nella Germania del Terzo Reich, il loro scopo non è catturare il consenso degli spettatori. Tuttavia spiegandone la storia che ne ha portato alla genesi, i film proibiti potrebbero essere tolti dagli scaffali del Filmarchiv e tornare nelle sale, come vorrebbero molti storici del cinema. Questo permetterebbe di aiutare a formare un pubblico più consapevole, riducendo l’appeal del messaggio propagandistico altrimenti lasciato a riprodursi in deliri estremisti sul web.
Foto © Verbotene Filme © Felix Moeller