Una ragazza italiana a Berlino ha fondato un festival di cinema “visionario” e vale la pena tenerlo d’occhio
Si chiama Francesca Vantaggiato e il suo Visionär Film Festival è arrivato alla seconda edizione
Torna a Berlino dal 2 al 7 maggio 2018 il Visionär Film Festival, manifestazione dedicata ad opere che offrano uno sguardo innovativo sulle problematiche sociali del ventunesimo secolo. Direttrice è la giornalista italiana Francesca Vantaggiato. La kermesse si compone di nove film originali, spesso mai mostrati prima a Berlino o in tutta la Germania a cui ne vanno aggiunti due fuori competizione e 20 cortometraggi. Il film d’apertura (uno dei due fuori concorso), proiettato il 2 maggio alle 20.30 al City Kino Wedding, è un omaggio alla grande Agnes Varda, regista belga recentemente premiata con l’Oscar alla carriera. Di lei sarà proiettato uno dei suoi capolavori, Cleo from 5 to 7: un racconto in tempo reale dell’attesa di una biopsia da parte di una cantante (Corinne Marchand) nella Parigi degli anni ’60. Tra tutti i film in concorso vi segnaliamo Noble Earth di Ursula Grisham, pellicola interamente girata in Italia, proiettato sia il 4 maggio al Kino sia il 6 all’Acud.
Visionär Film Festival, un festival interculturale
La prima edizione del festival ebbe luogo tra il 27 aprile e il 1 maggio 2017, ideata e organizzata dall’associazione Visionär Kunstklub Verein, con il sostegno di Citizens of Europe e.V. L’associazione, nata nel medesimo anno, unisce professionisti che lavorano nel campo della produzione audiovisiva e musicale, ed è guidata dall’italiana Francesca Vantaggiato, giornalista e critica cinematografica che spiega: «Il Festival si propone di offrire uno spazio culturale di respiro internazionale a giovani artisti, contribuendo a creare un dialogo interculturale e multidisciplinare di registi e attori in ascesa. L’oggetto principale dei film proposti sono i problemi sociopolitici e il confronto tra differenti culture nella Germania contemporanea, che forniscono diverse prospettive culturali sui singoli temi e contribuiscono all’elaborazione di un affresco complesso e poliedrico delle questioni di più scottante attualità»
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I film e le location del Visionär Film Festival 2018
I film verranno proiettati presso tre cinema della capitale: il City Kino Wedding, il Kino, e l’ACUDkino. Come detto saranno proiettati nove lungometraggi, già premiati con il primo o il secondo posto Competition for the Audience and Jury Awards. Inoltre, saranno proiettati due pellicole non appartenenti alla Competition e, come novità assoluta dell’edizione 2018, una selezione di 20 cortometraggi, alcuni provenienti da registi dalla DFFB, una delle più importanti scuole di cinema della capitale, altri selezionati tramite un’Open Call (qui la selezione dei corti).
I lungometraggi sono nove e provengono da ogni parte del mondo.
– Azougue Nazaré, di Tiago Melo (Brasile, 2018). A Nazaré da Mata, un piccolo villaggio vicino a Recife, nello stato brasiliano di Pernambuco, i giovani non gareggiano attraverso cazoni rap, ma con sfide di samba. La rappresentazione rurale di Melo offre allo spettatore alcune profonde suggestioni antropologiche sul rapporto fra tradizione e libera espressione di sé. Debutto mondiale a Rotterdam, il film ha vinto il Bright Future Award.
– La fleuriere (The Flower Shop), di Ruben Desiere (Belgio-Slovacchia, 2018). Una favola contemporanea che narra il riscatto di giovani immigrati alla ricerca di sé stessi, che aspirano a una vita normale e a una mai raggiunta integrazione con il resto della popolazione. Desiere tocca questioni cruciali dipingendo psicologie, speranza e disincanto, all’interno di una cornice assolutamente visionaria ricolma di promesse.
– Medea, di Alexandra Latishev Salazar (Costa Rica-Cile-Argentina, 2017). Medea racconta le difficili decisioni che una donna deve prendere riguardo al proprio corpo, scelte che portano con sé angoscia e conflitto, ma anche l’esercizio massimo della libertà individuale. Una narrazione potente e inquietante, con un personaggio tanto complesso e contraddittorio quanto indimenticabile.
– Noble Earth, di Ursula Grisham (USA, 2017). Emma incontra Tancredi a Firenze, avventurandosi in una sfrenata passione con l’elettrizzante universo che egli rappresenta: giornate senza fine tra diafane colline e spiagge inondate dal sole. I due si fidanzano, ma presto Emma si ritrova intrappolata nelle dinamiche famigliari, e impara le rigide regole di condotta imposte alle donne nell’alta società fiorentina. Proprio quella bellezza che aveva tanto entusiasmato Emma si manifesta nella sua reale superficialità e finisce per soffocarla. Uno studio sulla noia e la repressione femminile all’interno di un ambiente sociale raramente mostrato sullo schermo, Noble Earth ha debuttato in prima mondiale a Raindance e ha vinto il Best Film – Emergence all’Oaxaca Film Fest.
– The Family, di Rok Bicek (Slovenia-Austria, 2017). In questo film, girato per dieci anni senza copione, con assoluta spontaneità, Bicek studia il significato della famiglia, le inesorabili relazioni che essa genera, il filo di carne e sangue che apparterrà per sempre a ognuno di noi. Presentato per la prima volta alla Premiere mondiale del Locarno International Film Festival.
– Julia ist, di Elena Martín (Spagna, 2017). Júlia, una studentessa di architettura di Barcellona, decide di passare un anno in Erasmus a Berlino. Si ritrova sola e sperduta in una fredda e grigia città. Mentre tenta di familiarizzare con la città e di lasciarsi coinvolgere dai suoi abitanti, la fine della sua avventura si avvicina sempre più. È stato premiato al Malaga IFF come miglior film, miglior regista, e ha vinto il Movistar+ Award come miglior film.
– Juze, by Miransha Naik (India-Regno Unito-Francia-Olanda, 2017). Il film è una tenebrosa esplorazione dello sfruttamento e abuso dei migranti a Goa, in un resort turistico frequentato da occidentali, attraverso gli occhi di un adolescente, uno studente lavoratore di nome Santosh. Egli tenta di fuggire il proprio destino e diventa un agnello sacrificale, umiliato da più fronti ma determinate a combattere per la propria libertà.
– Le parc (The Park), di Damien Manivel (Francia, 2016). Manivel dà vita a una storia che mescola atmosfera à la Rohmer, sogni di illusioni e risveglio alla realtà. In questa rappresentazione e naturalistica e inconscia, il parco è il vero protagonista, un luogo di protezione ma allo stesso tempo seriamente pericoloso. Presentato al Cannes Acid 2016, Le parc ha vinto come miglior lungometraggio al JeonJu International Film Festival 2017.
– Park, di Sofia Exarchou (Grecia-Polonia, 2016). Un’umanità senza scopo consuma le proprie giornate in un continuo scorrere di ore pigre e lente, in un movimento del tutto illusorio che contiene tutta la disperazione della crisi greca – una crisi in realtà globale. Lo stile di Harmony Korine e Larry Clarksi traspare potentemente nella rappresentazione cruda e poetica di Sofia Exarchou. Park ha ricevuto il premio New Directors Award a San Sebastian.
Film fuori dalla competizione
– Sarah Plays a Werewolf (Sarah joue un loup-garou), di Kathrina Wyss (Switzerland, Germany, 2017). Sul palco, la diciassettenne Sarah dà tutta sé stessa. Cosa si nasconde dietro l’atteggiamento così radicale della protagonista sul palcoscenico? Un oscuro segreto che ella tenta di esprimere. Un ambiente famigliare claustrofobico, l’inesauribile bisogno di un ragazzo, un amico, qualcuno cui si possa confidare. Il film ha debuttato a Venezia durante l’International Film Critics Week.
Visionär Film Festival
Dal 2 al 7 maggio
presso i seguenti cinema di Berlino
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