The Sound of Falling, la memoria tedesca raccontata in sottrazione al Festival di Cannes
The Sound of Falling è un film rigoroso, visivamente splendido, che interroga un secolo di storia attraverso silenzi, gesti e dolore trattenuto
C’è un ragazzo con una gamba amputata. Non sappiamo perché. Nessuno lo spiega, nessuno lo racconta. Solo più avanti – e neanche con certezza – intuiamo che siano stati i suoi stessi familiari a farlo per evitargli la guerra. È da questa scena che possiamo iniziare a comprendere il tono e il metodo narrativo di The Sound of Falling, film tedesco diretto da Mascha Schilinski e presentato in concorso ufficiale al Festival di Cannes 2025.
Il titolo, che tradotto significa “Il suono della caduta”, è già una dichiarazione poetica d’intenti. Il film segue quattro donne – Alma, Erika, Angelika e Lenka – che abitano la stessa fattoria dell’Altmark, un’area rurale della Germania settentrionale, tra Berlino e Hannover. Le loro storie si svolgono in epoche diverse: durante la Prima guerra mondiale, la Seconda, la DDR e l’epoca post-riunificazione.
Ma non ci sono date, né spiegazioni. I piani temporali si alternano senza avvisi, creando una sorta di flusso emotivo continuo. La storia tedesca è onnipresente, ma mai esplicitata: la si avverte nei corpi, nei silenzi, nei traumi che attraversano generazioni. Come nella scena di una donna che, alla fine della guerra, prova ad attraversare un fiume per fuggire agli stupri di massa dell’Armata Rossa. Ma muore annegata. Nessuna didascalia, nessuna voce off. Solo conseguenze.
Mascha Schilinski, una regista dallo sguardo potente
Mascha Schilinski, nata nel 1982 a Monaco di Baviera, si è formata tra Berlino e Amburgo. Dopo aver studiato filosofia e poi regia, ha realizzato alcuni cortometraggi premiati in festival minori. Con The Sound of Falling, al suo secondo lungometraggio, firma un’opera radicale, che fonde ricerca visiva, rigore narrativo e profondità emotiva.
Il film si ispira a una fotografia scattata nel 1920, raffigurante tre donne in una fattoria dell’Altmark. Da quell’immagine, Schilinski ha tratto la struttura narrativa e visiva del film. Le inquadrature sono studiate come tableaux vivants, spesso ispirate alla fotografa americana Francesca Woodman. Il risultato è un film visivamente bellissimo, ma che non usa la bellezza per addolcire il dolore.
Produzione e scelta stilistica
Il film – il cui titolo originale è In die Sonne schauen – è stato scritto insieme a Louise Peter e ha ricevuto nel 2023 il prestigioso Thomas Strittmatter Drehbuchpreis. È prodotto da Lucas Schmidt e Lasse Scharpen per Bon Voyage Films, in collaborazione con ZDF/Das kleine Fernsehspiel e il supporto del fondo FFA. Le riprese si sono svolte nell’estate 2023 nei villaggi di Neulingen e Vehlgast, nella Bassa Sassonia e Sassonia-Anhalt.
La fotografia è curata da Fabian Gamper, il montaggio da Evelyn Rack, mentre le musiche originali, rarefatte e ipnotiche, sono di Michael Fiedler ed Eike Hosenfeld. Il film dura 2 ore e 40 minuti ed è distribuito da Neue Visionen, con uscita prevista in Germania per l’11 settembre 2025.
Il dolore trattenuto: un tratto culturale nordico
In molti studi antropologici e sociologici, si sottolinea come le culture del Nord Europa – e in particolare quella tedesca – abbiano storicamente un rapporto più distaccato e riservato con le emozioni. Esprimere il dolore, parlare di sentimenti, è spesso considerato un fatto privato, da gestire in silenzio o con pudore.
Questa attitudine si riflette pienamente nel cinema tedesco contemporaneo, che non indulge mai nella retorica, che rifugge l’ironia e la leggerezza, e che spesso lavora per ellissi e sottrazione. The Sound of Falling è un esempio quasi puro di questa impostazione: le emozioni ci sono, fortissime, ma restano imprigionate nei gesti minimi, nei dettagli, nelle pause. È un film che chiede allo spettatore di fare uno sforzo attivo, di “sentire” più che di vedere.
The Sound of Falling non è un film per tutti. È lento, opaco, a tratti volutamente respingente. Ma chi accetta il suo linguaggio rigoroso e si lascia guidare attraverso i suoi silenzi, scoprirà un’opera che riflette profondamente sulla memoria collettiva, sulla trasmissione del trauma, e su come la storia attraversi i corpi molto più delle parole.
È uno dei film che meglio rappresentano oggi il volto più serio e profondo del cinema tedesco. Non lo si guarda per “divertirsi”. Lo si guarda per capire. Per ricordare. E, forse, per sentire il suono di una caduta che riguarda tutti noi.
Studia tedesco a Berlino o via Zoom con lezioni di gruppo o collettive, corsi da 48 ore a 212 €. Scrivi a info@berlinoschule.com o clicca sul banner per maggior informazioni
Non perderti foto, video o biglietti in palio per concerti, mostre o party: segui Berlino Magazine anche su Facebook, Instagram