The Guardian: «La bellezza distrutta dal sisma un danno per tutti, non solo per l’Italia»
«Gli edifici non sono persone. È una benedizione che il terremoto che ha scosso il centro Italia non abbia fatto vittime. Eppure non posso fare a meno di piangere la basilica di San Benedetto a Norcia. Vedere distrutta una costruzione così bella e antica è un dolore lancinante». Comincia così l‘editoriale di Jonathan Jones, columnist del Guardian, scritto a caldo dopo il tremendo sisma di magnitudo 6.6 che domenica mattina alle 7:40 ha squassato la zona tra Norcia e Preci.
Danni incalcolabili. L’ennesima scossa di questi ultimi mesi, la più forte in Italia dal terremoto in Irpinia del 1980, non ha causato morti. Ha però fatto danni enormi, lacerando case e strade, mietendo feriti, costringendo migliaia di persone a dormire in strada e portandosi via una delle chiese italiane più belle, quella intitolata al patrono d’Europa e fondatore della regola benedettina. In generale si stima che più di cinquemila edifici di rilevanza artistica siano stati interessati dalle continue scosse degli ultimi due mesi. Palazzi, torri e chiese che vanno a comporre l’irripetibile bellezza italiana, fatta di borghi arroccati sul nulla, paesini di montagna, centri storici medioevali, stratificazioni di stili architettonici che testimoniano la complessità e la ricchezza della nostra cultura.
Perdite che fanno male. Le immagini parlano da sole, scrive Jones. La facciata della basilica, rimasta in piedi tra un cumulo di macerie come se fosse stata bombardata, fa male al cuore di tutti gli amanti dell’arte. Forse i lavori di restauro potranno salvare parte del fascino di questa chiesa fondata, dice la leggenda, sopra la casa natale di San Benedetto e di sua sorella Scolastica. Ma la perdita resta enorme, perché la basilica incarnava il fragile splendore italiano: «Nessun Paese ha la ricchezza storica e artistica dell’Italia. Nelle città sparse per lo Stivale si intersecano epoche differenti e i tesori dell’arte fanno parte della vita di tutti i giorni. Ora la basilica di San Benedetto è stata frantumata dalla violenza della natura. Posso confessare che, quando una simile perdita accade in Italia, sono più triste che per qualunque altro Paese?».
Una grandezza che sfida l’instabilità. Da secoli, prosegue Jones, gli italiani costruiscono su un territorio aspro e pieno di insidie geologiche. Dai borghi umbri ai campanili friulani, dai caruggi di Genova ai vicoli napoletani, la bellezza italiana spesso sorge sull’instabilità, sfidandola. Vestigia romane, abbazie di montagna, castelli medioevali, palazzi rinascimentali coesistono in un profondo senso di continuità e provano a resistere alle ingiurie del tempo: «In Italia ci si può figurare davanti agli occhi la vita di un borgo medioevale, si può sentire la presenza delle generazioni che si susseguono. C’è così tanta vita in ogni pietra del suo patrimonio, e così tante storie animano le sue viuzze e i suoi chiostri». D’altra parte qui le catastrofi naturali non sono una novità: i suoi abitanti, ricorda Jones, hanno imparato a conviverci da secoli, a volte flirtando pericolosamente con il rischio. Luoghi meravigliosi come Pompei ed Ercolano sono stati spazzati via dalla lava del Vesuvio nel 79 d.C., eppure sulle pendici del vulcano si continua a costruire e a vivere, limitandosi a sperare che tutto vada bene. Da secoli – conclude il columnist del Guardian – terremoti, frane, alluvioni ed eruzioni flagellano il Belpaese. E a volte, al di là delle spesso macroscopiche responsabilità degli uomini e delle classi dirigenti, contro un tale furore della natura non si può far altro che pregare. Pregare che la conta dei morti e dei feriti non sia troppo alta. Che i danni non siano incalcolabili. Che altri tasselli di quella straordinaria bellezza fragile non vengano inghiottiti dalle macerie e dall’oblio.
[adrotate banner=”34″]
Foto di copertina: Norcia, Piazza S. Benedetto © Geobia – CC BY-SA 3.0