Storie d’amore ai tempi del muro di Berlino
Il muro di Berlino: non solo simbolo della Guerra Fredda ma anche ostacolo per i legami affettivi
Il 13 Agosto del 1961, con la costruzione del simbolo più disumano della Guerra Fredda, il muro di Berlino, la frontiera fu chiusa irrevocabilmente. Famiglie, amici e coppie di innamorati fino a quel momento uniti si trovarono improvvisamente a vivere da un parte e/o dall’altra di un confine di Stato vigilato e protetto con le armi nel bel mezzo di una città. Amicizie e grandi amori separati da un momento all’altro da una barriera fatta da un ammasso di mattoni invalicabile.
Assopire la lontananza attraverso le lettere d’amore
Sebbene almeno i pensionati, nel 1964, ottennero il permesso di viaggiare all’estero, tutti gli altri cittadini della Germania orientale avevano il divieto di espatrio. E mentre gli abitanti della Germania Ovest potevano andare ad Est anche dopo la costruzione del muro, i cittadini di Berlino Ovest non potevano invece spostarsi ad Est del muro.
Per questo coloro che hanno sofferto di più per questa storica divisione sono sicuramente le famiglie berlinesi. La libera circolazione tra Berlino Ovest e il territorio della Repubblica Democratica era dunque vietata anche ai più grandi amori, che grandi hanno dimostrato nel tempo di esserlo perché sopravvissuti non soltanto alla lontananza, ma anche all’impossibilità di vedersi, una privazione imposta dalla divisione del muro. Improvvisamente, separati da motivi politici, agli innamorati era vietato ogni tipo di contatto: molti cercavano di assopire la lontananza attraverso le lettere d’amore ai tempi del muro di Berlino (almeno quelle erano infatti consentite…).
La lettera di Dorothea per il suo Cristoph
“Mio caro Christoph, mio povero Christoph. Voglio essere breve per non addolorarti troppo. Ritorno ora dall’ufficio competente e sono molto avvilita.
Mi è stato spiegato che si rilasciano autorizzazioni esclusivamente a parenti di 1 grado. Anche a Natale, nessun lasciapassare, e tantomeno per i fidanzati. Ciò che abbiamo da discutere, possiamo comunicarcelo tranquillamente per iscritto. Ecco quanto mi ha detto la signora con cui ho appena parlato.
E mi ha consigliato di chiederti cosa intenderai fare d’ora in avanti, visto che per il momento di trasloco non se ne parla neanche – e se proprio vogliamo sposarci potremmo farlo quando c’è la fiera. Tuttavia, dobbiamo renderci conto delle conseguenze a cui andiamo incontro. E nessuno può sapere quando ci sarà un trattato di pace. Naturalmente questa non è una legge, e nemmeno un ricatto!
Il fatto è, mi ha spiegato, che qui adesso dobbiamo darci da fare tutti quanti, e non si può fare a meno di nessuno. Insomma, se le tue intenzioni nei miei confronti sono davvero serie, potrai dimostrarlo venendo qua durante la fiera, quando ti daranno l’autorizzazione. Nulla ti impedisce di fare questo passo. Devo dirti che la logica di concederti il lasciapassare per la fiera ma a Natale invece no, è qualcosa che non riesco a comprendere a fondo; però davanti a lei sono rimasta zitta e tranquilla.
E non le ho neppure detto che voglio trasferirmi assolutamente ad ovest – che del resto non sarebbe nemmeno la verità, ma al contrario, ho spiegato che tu hai intenzione di venire a vedere quali possibilità di lavoro avresti qui da noi; e che prima non si possono affatto prendere decisioni definitive.
Caro Christoph, so bene che in questo momento tu sei molto triste, ti abbraccio forte, ti bacio, ti accarezzo, appoggio la mia bocca sui tuoi occhi. Non essere triste, io tengo duro e sono convinta che il nostro amore sarà più forte di ciò che attualmente ci separa. Adesso chiudo perché ho altre lettere da scrivere.
Per sempre tua, Dorothea.
L’amore vero supera ogni barriera, si sa, e anche quello di Dorothea e Christoph non cessò certo di esistere per un muro imposto da un regime. Non potendo incontrarsi, l’unica cosa che potevano fare era scriversi lettere e telegrammi, e così fecero prima di riunirsi. La loro corrispondenza è conservata in un raccoglitore del Tränen Müseum, a Friedrichstraße, stazione dalla quale successivamente Dorothea riuscì a fuggire, superando il confine verso Ovest, grazie ad un passaporto falso. È così che la coppia di fidanzati potè contrastare la politica di segregazione impostagli fino ad allora.
La storia di Helga e Wolfgang Aue
Un altro amore berlinese diviso, ma più forte di un muro di cemento, fu quello tra Helga e Wolfgang Aue. I funzionari della SED (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands – Partito Socialista Unificato di Germania) richiesero il loro divorzio, ma la coppia rimase unita, sfidando il sistema.
La storia di Helga Aue ricorda l’inizio del famoso romanzo di Christa Wolf “They Divided the Sky”, che fece scalpore nella Germania divisa nel 1963. Il libro racconta di Rita e Manfred, due anime che, nonostante le differenze, si amano follemente. Manfred è in Occidente e Rita, oltre a restare sempre fedele al suo fidanzato, lo è anche al socialismo e alla DDR. Il muro, inevitabilmente, separerà i due amanti.
Qualcosa di simile è accaduto ad Helga e ad Aue. A soli 25 anni, Helga fu costretta a prendere una dura decisione: la fuga dalla Germania Est per seguire ad Ovest il marito, che lei amava follemente, o una vita nella DDR, in cui saldamente credeva, ma che avrebbe comportato un divorzio. Nel romanzo, l’eroina Rita non vede via d’uscita e tenta persino il suicidio. Helga Aue invece, non intende mettere da parte né l’amore per il marito, né la sua fede per il socialismo.
Il matrimonio di questa coppia, seppur diviso fisicamente per quasi tre decenni, riesce a sopravvivere sia alla divisione del muro che agli ideali diversi.
Helga Aue racconta la sua vita e quando viene menzionata la divisione della Germania, ripete spesso la frase: “tutto questo Mauerei“, da “Mauer”, che in tedesco vuol dire muro, riferendosi a tutte le vicissitudini che quel duro pezzo di storia ha comportato.
La coppia si conobbe nel 1954 ad una proiezione di un film nel cinema Babylon a Rosa-Luxemburg-Platz, e per entrambi fu un colpo di fulmine. La giovane berlinese dell’Est si innamorò di Wolfgang Aue, di quattordici anni più grande, commerciante dell’elegante distretto Spandau a Berlino Ovest, uomo affascinante e sempre di buon umore. Nel 1955 divennero sposi, e lo stesso anno ebbero il primo figlio.
Berlino, già dalla fine della seconda guerra mondiale, venne divisa dagli alleati in settori e la vita della giovane coppia ne venne inevitabilmente influenzata. Helga e Wolfgang vivevano a Spandau nel settore inglese, lei però lavorava come maestra d’asilo nella zona sovietica, a Berlino Est. Ogni mattina, prima di andare a lavorare, andava dai genitori a Pankow. I loro vicini infatti non dovevano sospettare lei vivesse a Berlino Ovest. Grande era la paura di Helga di venire scoperta dalle autorità della DDR.
Nel 1958, quando Helga è in attesa del secondo figlio, Wolfgang viaggia di frequente, quindi Helga cerca un nuovo posto in cui vivere. Riescono ad ottenere un mandato di acquisto per un piccolo appartamento a Pankow. Helga sceglie di vivere vicino ai suoi genitori, dove è cresciuta, e dove lavora. Suo marito non poteva certo immaginare che sua moglie si sarebbe ritrovata bloccata a Berlino Est. “Non era un avversario del socialismo, ma non voleva vivere nella ‘zona’ sovietica”, racconta Helga Aue. “Voleva realizzare le sue ambizioni e fare carriera nella Repubblica federale.” Wolfgang Aue è comunque spesso in giro per lavoro, e quindi ritennero la scelta di Helga potesse funzionare per entrambi. Ogni tanto Wolfgang va a trovare Helga a Pankow, altrimenti è lei a prendere la S-Bahn e ad andare dal marito nella parte occidentale. Purtroppo però, anche per loro arrivò il 13 Agosto del 1961.
Ogni piccolo dettaglio di questa giornata è inciso nella memoria indelebile di Helga: È una domenica mattina, i giovani innamorati sono comodi, sdraiati sul letto nell’appartamento di Berlino Est, quando sentono il messaggio alla radio riguardo la chiusura dei confini della capitale. Il valico di frontiera a Pankow è a pochi passi, sulla Wollankstraße. Helga accompagna il marito nel punto di confine. È consapevole che quella sarà l’ultima volta e che non le sarà più permesso accompagnarlo dall’altra parte o fargli visita. Wolfgang sa cosa sta per accadere, così durante la mattinata ritorna diverse volte al confine per portare ad Helga del denaro in contanti, del caffè e altre cose che scarseggiano nella parte orientale. Poche ore più tardi, l’accesso a Berlino Est fu vietato a tutti i berlinesi dell’Ovest. La giovane famiglia venne così divisa.
Si diedero appuntamento la sera presso il valico di frontiera. Fu grazie all’aiuto di un funzionario che Wolfgang riuscì a chiamare alla scuola materna di Pankow e mettersi d’accordo con Helga, che porterà più tardi i bambini al confine della stazione S-Bahn di Wollankstraße, dove il nuovo muro separa Wedding, nella parte occidentale, da Pankow. I bambini potranno così salutare dalla strada sottostante il loro amato padre, che si trova invece di fronte sul marciapiede rialzato della S-bahn a Berlino Ovest. Ben presto anche questa ultima forma di contatto visivo verrà impedita.
L’ottimista Helga spera, intanto, che questo “Mauerei” sia solo una fase di passaggio. La fuga non venne mai presa in considerazione dalla coppia, essendo rischiosa per loro stessi, figuriamoci per i due bambini piccoli! In prossimità delle barriere di frontiera appena costruite si videro le prime scene drammatiche. Intere famiglie che saltano disperate sui teli di salvataggio dei pompieri di Berlino Ovest. La Famiglia Aue non è certo l’unica famiglia ad essere stata divisa. A bloccare una eventuale fuga di Helga non è soltanto il sentimento della paura. Il punto è che nella Germania socialista lei ha trovato il suo equilibrio, si sente indipendente e al sicuro.
Inoltre, la formazione come maestra d’asilo di Helga non era riconosciuta in Occidente. E al suo lavoro non avrebbe mai rinunciato, ascoltando giustamente il saggio consiglio di sua madre: “mai dipendere da un uomo finanziariamente”. La sua professione la completava, e una vita come casalinga era davvero inimmaginabile per lei.” Avevo quanto basta per vivere e non vedevo alcun motivo per cambiare la situazione”, racconta da donna indipendente e coraggiosa qual’era. “Le donne in Occidente fino agli anni Settanta avevano pochi diritti e anche quelle con una buona educazione rimanevano in casa con il primo figlio”. È per la sua libertà individuale che Helga fu disposta e capace di accettare un’altra mancanza di libertà.
Dopo la costruzione del muro, la coppia poteva incontrarsi soltanto per vie traverse. La fiera di Lipsia permise l’accesso ad Est ai berlinesi dell’Ovest. Due volte all’anno i due innamorati riuscirono a vedersi per un paio di giorni in mezzo al tumulto di quella fiera. E finalmente, nel 1963, vennero concesse le visite ai parenti per Pasqua o Natale: incontrarsi durante le festività divenne di nuovo possibile. Le autorità della Germania orientale tenevano però sott’occhio il loro matrimonio. Un giorno Helga fu richiamata dal distretto scolastico, che gli suggerì velatamente il divorzio. Se avesse scelto di separarsi dal marito, la vita per lei e i suoi figli sarebbe stata molto più facile, insistettero i funzionari.
Ogni anno trascorrevano le vacanze estive in Ungheria, dove tedeschi d’oriente e d’occidente potevano incontrarsi senza sentirsi costantemente controllati. “In Ungheria siamo stati in grado di vivere la quotidianità di una famiglia normale per tre settimane” ricorda con malinconia Helga. Ma fino al 1989, anno della caduta del muro, la loro vita fu sempre dominata dai controlli.
E poi, finalmente, il 9 novembre del 1989 arrivò, giorno che Helga ricorda come se fosse ieri. I figli oggi sono cresciuti ed ormai è una “nonna multipla”. Così come ci fu un inizio, anche la fine della “Mauerei” arrivò.
“La caduta del muro è stato un qualcosa di immenso per me,” dice, con gli occhi che ancora le brillano. “E’ stato uno shock di gioia.” Improvvisamente la coppia ebbe a che fare così con una vecchia questione, un interrogativo importante: chi va da chi? Questa volta è stata Helga a spostarsi e a diventare “una berlinese dell’ovest”. Helga e Wolfgang Aue non erano certo due eroi, ma sicuramente sono state due anime coraggiose non disposte a lasciar distruggere il loro amore dalla politica. E a separarli ci riuscì soltanto la morte, poiché Wolfgang si è spento nel 2002.
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