La “favela” di Berlino e i murales di Blu sono destinati a scomparire

I due grandi murales di Blu tra Cuvrystraße e Schlesischestraße sono due delle maggiori attrazioni della street art berlinese. Lì intorno la concentrazione di ristoranti, bar e  club serali è enorme e fanno di quest’area uno dei centri pulsanti della Kreuzberg alternativa. Molti farebbero carte false per trasferirsi nella zona di „Schlesi“, i prezzi degli affitti aumentano vertiginosamente anno dopo anno e la gentrification incalza.

In tutto questo c’è chi ha il „lusso“, strano a dirsi, di non pagare l’affitto per vivere qui. Sono gli abitanti della cosiddetta Cuvry-Brache, l’area occupata proprio al di sotto dei rinomati graffiti dello street artist marchigiano.

A fondo articolo troverete il video della Die Welt con la testimonianza di Janes Vasma, ragazzo arrivato dall’Estonia a Berlino per vivere libero da ogni bene materiale ed in completa anarchia, senza alcuna imposizione da parte dello stato e della società conformista. Un proposito che si accompagna ad un’idea: perché non costruirsi una chiatta con legno di seconda mano e ancorarla alle sponde della Cuvry-Brache? Intorno alla strada è nato una vera e proprio accampamento. Ci vivono un centinaio di persone. Occupano e vivono all’interno dei 12 000 metri quadrati dell’area (più o meno come un campo da calcio). Non ci sono servizi igienici, acqua ed elettricità, ma tante capanne, tende e persino un bar sempre aperto per chi voglia condividere con gli abitanti dell’area qualche ora in tranquillità e relax ad ammirare lo scorrere delle acque della Sprea.

L’insediamento abusivo è visto da molti come una favela, la prima a Berlino. Coloro che vi abitano ritengono che questa definizione sia inappropriata. Per loro si tratta piuttosto di una ribellione nei confronti di quel sistema che ormai impera da anni a Berlino, sistema per cui ogni area libera, non costruita, debba essere acquistata da qualche investitore per farne poi appartamenti di lusso, alberghi con vista sul fiume o progetti futuristici in nome del colosso Mediaspree.

Nel 2012 l’area sarebbe dovuta essere sgombrata per dare sede al BMW-Guggenheim-Lab, mentre oggi si parla di progetti „proletari“ come appartamenti, uffici, un asilo ed un supermercato. Una gara d’appalto è già stata indetta due anni fa, ma il progetto vincitore ha poi incontrato una serie di problemi burocratici e strutturali che ancora non hanno fatto partire il progetto. Una cosa è quasi certa: prima o poi i murales di Blu saranno distrutti e l’accampamento sgomberato. Il paradosso? I primi a volere l’allontanamento “della favela” sono i residenti della zona come ci rivela – in esclusiva per Berlino Cacio e Pepe Magazine – uno degli architetti contattati per pensare al nuovo progetto che cambierà l’aspetto dell’area. Certo, ci vorrà del tempo, e per Janes non è ancora il momento di rinunciare al suo “sogno di libertà”.

http://www.welt.de/videos/article131071809/So-lebt-es-sich-im-Berliner-Anarchie-Ghetto.html

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