Sassonia: brucia hotel destinato ai migranti e gli abitanti esultano. Germania, che sta succedendo?
Settimana da dimenticare in Germania sul fronte delle violenze a sfondo xenofobo. Dopo gli inquietanti fatti di Clausnitz di giovedì, quando una folla urlante aveva assediato un bus di migranti al grido di «noi siamo il popolo», nel weekend si sono susseguiti ulteriori episodi di intolleranza in tutto il Paese. Il più grave di tutti si è verificato a Bautzen, ancora una volta in Sassonia, ormai diventata l’epicentro dei movimenti razzisti e islamofobi più intransigenti.
Il rogo di Bautzen. Qui, nella notte tra sabato e domenica, è andato a fuoco un hotel (per fortuna vuoto) che da metà marzo dovrebbe ospitare circa 300 migranti. Come riportato da fonti locali, l’incendio è scoppiato intorno alle 3:30. La polizia ha aperto le indagini per stabilire se si tratti di un evento doloso. Nel frattempo il Dresdner Morgenpost racconta come diversi abitanti della cittadina, di cui alcuni palesemente ubriachi, abbiano esultato alla vista delle fiamme e definito i migranti “Kanaken”, termine dispregiativo che viene solitamente rivolto a immigrati dall’aspetto meridionale. La polizia ha constatato come tra i presenti ci fossero anche dei bambini che, imitando gli atteggiamenti degli adulti, hanno a loro volta applaudito al rogo. Le autorità hanno registrato le generalità di diversi spettatori e arrestato tre uomini che avrebbero ostacolato il lavoro dei vigili del fuoco.
Sassaiola a Gräfenhainichen. In questa cittadina della Sassonia degli estremisti di destra hanno preso a sassate un edificio destinato a diventare un centro di accoglienza. L’attacco si sarebbe svolto nelle prime ore di domenica mattina, mandando in frantumi diverse vetrate. Finora gli unici sospetti sono due individui fuggiti a bordo di un’auto nera. Già a dicembre alcuni sconosciuti avevano allagato e reso inagibile l’edificio, che ospitava in precedenza degli uffici, causando un danno di 80mila euro.
Marcia neonazi in Baviera. A Obergünzburg, distretto rurale di Ostallgäu nel sud della Baviera, circa 150 estremisti di destra hanno dato vita a un corteo in cui sono comparse fiaccole e bandiere tedesche. I manifestanti incappucciati gridavano «wir sind das Volk», «noi siamo il popolo» e alcuni di loro hanno eseguito l’Hitlergruß, il saluto nazista. La manifestazione non era stata autorizzata dalle forze dell’ordine,che ora indagano per violazione della legge bavarese sul diritto di associazione.
Ventenne di origini africane assalito a Berlino. Un ragazzo di 20 anni ha ricevuto pesanti insulti razzisti ed è stato picchiato a Berlin-Reinickendorf. La vittima stava aspettando il bus in zona Märkisches Viertel lo scorso venerdì sera, quando uno sconosciuto gli si è rivolto minaccioso e lo ha insultato per il colore della sua pelle. Alla richiesta di spiegazioni da parte del giovane, l’uomo lo ha colpito con un pugno al volto ed è poi scappato prima che arrivasse la polizia.
I disordini accaduti in questi ultimi mesi in Germania e soprattutto in Sassonia, commenta Neues Deutschland, ricordano i pogrom xenofobi che nell’estate 1992 sconvolsero Lichtenhagen, un sobborgo alla periferia di Rostock. Tra il 22 e il 26 agosto centinaia di estremisti di destra attaccarono il Sonnenblumenhaus, principale centro di accoglienza per richiedenti asilo in città e infierirono contro la numerosa comunità vietnamita. Anche in quel caso le violenze si svolsero sotto gli occhi di una popolazione locale connivente: una folla di 3.000 persone applaudì agli eventi e ostacolò l’intervento di polizia e vigili del fuoco.
L’episodio di Bautzen, con gli abitanti che esultano al rogo, i bambini che applaudono e i due giovani che disturbano le operazioni dei vigili del fuoco, presenta delle preoccupanti similarità con le violenze razziste di Rostock, considerate in Germania le più gravi dal dopoguerra in avanti. L’inquietante particolare dei bambini educati fin da piccoli all’odio e alla violenza e la strisciante complicità della popolazione locale sono forse i due elementi che dovrebbero maggiormente far riflettere. Se c’è una cosa che la storia del Novecento insegna, è che non è necessario essere dei diavoli, dei mostri, per comportarsi da criminali. Anche cittadini qualunque, «borghesi piccoli piccoli» che normalmente non farebbero male a una mosca, possono in circostanze particolari assecondare i venti di tempesta e diventare i peggiori aguzzini, come capitò ad Adolf Eichmann, omuncolo piuttosto insignificante che però fu tra i principali responsabili dell’Olocausto.
Hannah Arendt, filosofa che seguì da vicino il processo Eichmann a Gerusalemme e che ci ha lasciato tra le analisi più lucide sull’orrore totalitario, pensava che il male radicale possa essere spesso frutto dell’indifferenza e della «assenza di pensiero» di uomini ordinari, ma incapaci di avviare un «dialogo con sé stessi» e dunque di distinguere tra ciò che bene e ciò che è male, tra ciò che è umano e ciò che non lo è. Oggi come nel 1933, che si tratti di profughi siriani o di ebrei, è l’uomo qualunque, il cittadino medio spaventato dell’estrema periferia sassone (o del profondo Veneto, non fa differenza) l’idealtipo in cui può annidarsi un male banale e, proprio per questo, infinitamente pericoloso. É la ragione per cui il bus circondato di Clausnitz e gli applausi di Bautzen dovrebbero farci mantenere molto alta la soglia di guardia.
Foto di copertina: So sehen sie aus: DÜGIDA © Bündnis 90/Die Grünen Nordrhein-Westfalen – CC BY-SA 2.0