«Quella volta che ho ospitato a casa un senzatetto di Berlino»
Orribili confessioni piccolo borghesi
Ieri sera il mio momentaneo ospite mi ha fatto accapponare la pelle, e gelare il sangue adoperando senza profferir parola l’olio extravergine d’oliva portatomi dalla Sicilia per friggere un salsicciotto polacco affumicato da inserire nel bicchierone di cartone della zuppa istantanea di spaghetti cinesi.
Uso questo olio come un medicinale, un unguento sacro, e la vista di quei 300 e passa millilitri usati per rosolare quel salamone mi ha fatto nutrire pensieri di vendetta atroci.
Per il dispetto ho cominciato a iperventilare, e i miei sensi si sono acuiti e concentrati su qualsiasi fastidio mi venisse dalla sua persona, posta a pochi metri da me, che ho platealmente ignorato per tutta la serata.
E se sentivo venire da lui una scoreggia, subito un demone dentro di me diceva:- E cagami addosso già che ci sei!-, e se lo sentivo tossire pensavo: “Ci manca solo la tubercolosi in questa casa!”.
Ho cominciato a pensare a come avrei affrontato l’argomento di chiedergli di andarsene questa sera stessa, e di cercarsi un altro posto per dormire.
Così questa mattina, quando l’ho visto alzarsi presto, come sempre, per andare a mendicare tra un colpo di tosse e l’altro, dopo una vomitata dovuta al perenne solletichio dei muchi, col suo sacchetto pieno di vuoti di bottiglia, ho tirato un respiro di sollievo.
Ho bisogno di restare solo, la solitudine per me è tanto essenziale da risultare l’unica tela valida sulla quale posso arabescare i miei pensieri, e quando ho cominciato a ricordare la sua figura in penombra e ho cominciato a osservare le misere cose che compongono i suoi effetti personali (una forma di pane turco, un telefonino coi suoi cavi, due burattini, una torcia elettrica e qualche scatoletta dove mettere altri oggetti piccoli ) mi sono finalmente sentito male, e un vero stronzo.
Ma come faccio a sopportare tutto questo? Non è un problema dividere uno spazio, il problema è che non ci siano spazi sufficienti da poter essere condivisi per tutti, e non parlo di casa mia, da sempre aperta, per quel che si può, come si può.
Se devo sentirmi arrabbiato e soffrire, almeno per quello che vale davvero, e affanculo l’olio.
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Foto di copertina: © Vidar Nordli-Mathisen, Brothers in Arms, BY-SA CC 0.0