Il mio parrucchiere a Berlino? L’Ikea
Il mio parrucchiere a Berlino? L’Ikea. Come sono uscita dal tunnel delle creme, delle maschere e del salone.
Superata la nostalgia di casa, quando finalmente inizi a non commuoverti ripensando all’ultima lasagna sfornata dalla mamma, quando insomma si incomincia a godersi la vita berlinese fatta di piccole cose, di conquiste quotidiane, di battaglie vinte con la lingua e si è pronti ad accettare questa “nuova” vita, ad uscire, a crearsi un nuovo gruppo di conoscenze e amici, ecco, a quel punto, uno uno tra questi nuovi amici pone la seguente domanda : “tu dove vai a farti fare i capelli?” .
Ed è il panico.
Tra le offerte di tagli a 4,95 euro in piccoli negozi in cui si arriva coi capelli già lavati a casa ed ancora bagnati per accelerare l’operazione di taglio e quindi ridurre i prezzi, saloni “firmati” nella parte ricca della città, come il celebre Udo Walz a Charlottenburg, gruppi su social network in cui si scambiano consigli di bellezza (Beuty in Berlin) e racconti di amici con esperienze assurde capitate (coloro che si sono ritrovati capelli a chiazze colorarti o meglio decolorati, amici che usciti dal negozio con un “panettone” sulla testa ed altri che approfittano delle visite in Italia per andare dal parrucchiere di fiducia, perché i tedeschi non sanno tagliare) c’è davvero l’imbarazzo della scelta; io però ho optato per un’alternativa: l’Ikea.
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Ebbene sì, io mi taglio i capelli all’Ikea, cioè non proprio in negozio, fisicamente, ma con le forbici (sì, avete capito, quelle grandi rosse che credo si debbano usare in cucina) che ho comprato alla filiale di Lichtenberg quando ho acquistato mobili e altri oggetti indispensabili per la casa.
Non è che sia una pulciosa o una freak (beh, un po’ hippie sì, lo ammetto) ma io la vedo come una vittoria perché sono uscita dal tunnel del parrucchiere.
Io curo maniacalmente i miei capelli, faccio lo shampoo a giorni alterni, balsamo una volta a settimana, crema al miele una volta al mese e lavaggi random con l’aceto per renderli brillanti.. ma sono diventata indipendente e non cedo più alle lusinghe del più subdolo dei coiffeur che – consapevole del suo potere – mi faceva sedere e durante il lavaggio dapprima iniziava ad elogiare la bellezza della mia chioma (meschino!) e poi, come il più abile dei venditori di fumo, mi convinceva a provare creme e maschere “solo una volta, non sei costretta a farle sempre, puoi smettere quando vuoi”.
Ecco, io ne sono uscita, mi sono disintossicata.
Non sono più schiava delle cure all’olio di jojoba, di fiale alla keratina e affini.
Sono quasi riuscita a non tingere nemmeno più i capelli e arresa anche all’ineluttabile ritorno dei riflessi rosso/biondi quando il castano della colorazione del supermercato (colorazione economica al DM, fantastica!) mi abbandona lavaggio dopo lavaggio, ponendomi di fronte all’evidenza che io non sarò mai un’abile parrucchiera. Ma io resisto. Io so che ce la posso fare.
E poco importa se nonostante tutti i miei sforzi il mio caschetto non è perfettamente pareggiato e la mia frangia (sì, lo so, è puro masochismo farsi anche la frangia) non è mai dritta e spesso tracce di biondume fanno capolino; io so che mi sono sufficienti la mia spazzola e le mie adorate forbici dell’Ikea per non avere doppie punte e capelli bellissimi, segno visibile di un’altra vittoria per la mia vita indipendente a Berlino.
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