I neonazisti in Germania si travestono da Hipster per non essere riconosciuti
La Germania sta cambiando: dall’estero arrivano mode, giungono voci, rumori e abitudini che si mischiano. Tutto ribolle in un grande calderone: i tedeschi assimilano, ospitano parole nuove, cambiano il repertorio. I Neonazisti osservano, prendono spunto e agiscono: nasce la figura del NIPSTER. Hipster che sotto la barba e gli occhiali colorati nasconde la croce uncinata.
La figura del Neonazista in Germania non è mai morta.
Ogni tanto torna a fare capolino sulle testate nazionali: attentati, siti, raduni. Da qualche tempo l’estrema destra tedesca è di nuovo sotto i riflettori: questa volta non in seguito alla scoperta di nuove cellule segrete o di gesti violenti, quanto per lo stile.Nel corso delle ultime settimane molti mezzi di comunicazione – non solo tedeschi – hanno puntato il dito su una nuova tendenza, ma le prime avvisaglie di un cambiamento di rotta sono state segnalate a febbraio.
Il primo a lanciare un grido d’allarme è stato un fotografo, quando ad una marcia di estrema destra non ha creduto ai propri occhi: tra le teste rasate e le felpe scure, l’obiettivo si soffermava su qualcosa di nuovo ed imprevisto. “Barba e jeans a sigaretta… cosa diamine ci fa uno hipster fra i Neonazi?!”. La notizia ha fatto il giro del web, ma è stato necessario ancora qualche mese (e arriviamo al 23 giugno) prima che la nuova moda venisse ampiamente documentata dal portavoce per eccellenza delle tendenze: Rolling Stone. L’articolo riesce a catturare l’attenzione anche dei meno addetti al lavori e consacra di fatto la nascita di un neologismo: il NIPSTER entra a far parte del lessico comune.
Wikipedia ne offre un conciso ma efficace ritratto: “Nipster è un termine slang utilizzato in Germania per indicare giovani Neonazisti che fanno propri elementi della cultura hipster.” Bizzarro come, prima che questa definizione si affermasse, il termine fosse già in uso per indicare “hipster asiatici e fan delle mammelle maschili”: viene da chiedersi cosa ne pensino i Neonazisti, di quest’ambiguità intrinseca.
Quindi ecco il ritratto del nostro uomo: neonazista dentro, amico della natura fuori; partecipa a show culinari vegani, ma minimizza l’orrore dell’Olocausto; ha una veste tecnologica (instangram e tumblr compresi), ma ripensa con orgoglio alla Wehrmacht. Il video di ARD disponibile su youtube aiuta a chiarirci le idee (laddove le aveste già chiare, è caldamente consigliato per la genialità del conduttore). Secondo gli esperti non si tratta però di qualcosa di nuovo, dato che il NIPSTER esiste già da un paio d’anni: vale la pena far un viaggio alle radici del fenomeno per abbozzare delle spiegazioni.
Come dicevamo, la corrente di estrema destra tedesca non è mai stata davvero eliminata, anche se pare vivere un momento “delicato”: la Germania è sempre più esterofila, il numero degli immigrati sale, le culture si mescolano e l’insicurezza sociologica dei ragazzi dell’Est dopo la caduta del Muro è acqua passata. L’articolo su Rolling Stone cita i risultati di uno studio recente: “il numero dei simpatizzanti di estrema destra è sceso dal 9,7% al 5,6% negli ultimi dodici anni.” Insomma, se i controlli si fanno sempre più pressanti, se la gente non ci crede più e il Neonazista non è più di moda, ecco la tattica del camaleonte (ottimo paragone suggerito dal Tagesspiegel): del resto, il mimetismo e l’evoluzione al passo coi tempi hanno permesso al movimento di non estinguersi nel corso dei decenni.
Confondere, trovare nuovi slogan, essere più appetibili: una volta guadagnata la fiducia tutto è possibile, soprattutto sulle giovani menti. Abbiamo fatto riferimento ad un calo di simpatizzanti e ad una necessità di adottare nuove strategie per restare “al passo coi tempi”, ma le cifre restano comunque allarmanti: secondo fonti ufficiali (Bundesverfassungschutz) nel 2013 l’estrema destra tedesca contava circa 22.000 membri, di cui 9.000 classificati come bendisposti a prender parte ad atti di violenza; a tale proposito: è sempre Rolling Stone a citare come nel 2013 la percentuale di crimini violenti sia salita del 20% rispetto al 2012 (stiamo parlando di 473 casi contro stranieri in un anno).
Tra i siti di riferimento per l’estrema destra tedesca spicca Altermedia, che conta ben 608.580 visite al mese (se non ci credete, controllate voi stessi). Fare un giro sulla homepage equivale a giocare a scacchi con gli stereotipi: quelli del visitatore schifato (“mi aspettavo più simboli, più odio”) e quelli di chi contribuisce in modo attivo alla pagina (croci di vario tipo, titoli di post quali “Nuovo scandalo nell’NDP “ e “Perché gli Africani non fanno parte della Germania”). Ma soprattutto, ci si rende conto che questa nuova strategia dei “Nipster” non fa ancora parte del mainstream: la seconda immagine in alto, praticamente al centro della pagina, è un mister-muscolo in sollevamento pesi sul quale svettano le parole “KRAFTBUDE anabolizzanti, steroidi, viagra e altro ancora”.
Mainstream o no, il fenomeno sta prendendo piede: considerata la porosità dei giovani e il dilagare della cultura hipster, che ci piaccia o no, la nuova strategia aiuterà l’estrema destra a riguadagnarsi il sostegno perduto.
Per quanto la cosa sia in sé preoccupante, non è la sola a doverci mettere in guardia: quando si tratta di slogan parzialmente rivisitati, di strati di gentilezza sopra un cuore di rabbia malcelata, le distinzioni fanno presto a saltare. Tutti potremmo essere “i prossimi”: i prossimi che pur non diventando Neonazisti, acquistano un oggetto perché trendy e non vedono quel simbolo in più. I prossimi a non sapere più distinguere il pericolo: “Quello un Neonazi? Ma se poco fa al parco mi sorrideva mentre mangiava uno yogurt?” Forse non ci andrà di fatto così male come ad una start-up che ha dovuto rivedere con attenzione il proprio nome: NIPSTER, era anche una rivista online di Norimberga, che con il fenomeno di cui stiamo parlando non centrava assolutamente niente: “Com’è stato possibile che noi – una Russa, un Cinese e una Curda – divenissimo all’improvviso nazisti?” Potere dei simboli, dei travestimenti, delle alchimie delle parole insomma: giochi di maschere e giochi di specchi che ci dovrebbero portare a domande del tipo “Cosa significa, davvero, essere Neonazista oggi?”.
Perché un’idea per essere diffusa deve risultare appetibile alla vendita? La subdola capacità di dominio non si estende con la forza, ma si espande con la sopraffina destrezza del soft power. In questo caso, di quello altrui: rubando un marchio di fabbrica, i Neonazisti si camuffano meglio, si confondono con la nuova tendenza. Perché in fin dei conti, un’idea ha bisogno di essere venduta quando l’acquirente ha perduto il cervello ed è disposto ad acquistare schifezze, oppure quando il contenuto è tutto fumo e niente arrosto. Nella maggior parte dei casi, l’una non esclude l’altra.