Luigi Pantisano, un italiano nella politica tedesca
Da un piccolo paese della Calabria fino al parlamento tedesco: intervista al politico e attivista Luigi Pantisano
Figlio di italiani e tedesco di seconda generazione, Luigi Pantisano è cresciuto nel difficile contesto dell’immigrazione e si è fatto strada fra ostacoli e discriminazioni. La sua esperienza di vita lo ha spinto ad intraprendere la carriera politica e ad affrontare i temi sociali che gli sono sempre stati a cuore. A questi coniuga i propri studi sull’architettura e all’urbanistica, ponendo in primo piano il tema della mobilità. Attraverso queste battaglie si è distinto nelle fila della Linke, fino ad essere eletto membro del parlamento tedesco in occasione delle ultime elezioni. Dopo questo storico traguardo, abbiamo avuto il piacere di intervistarlo.
Ciao, mi chiamo Luigi Pantisano, sono un nuovo membro del parlamento tedesco e a quanto ne so sono l’unico membro con due genitori italiani.
Raccontaci un po’ della tua famiglia, come italiani: di dove sono, come sono arrivati in Germania e qual è stata la vostra storia familiare
I miei genitori sono venuti in Germania negli anni ’60. Mio padre aveva 25 anni, mia madre 17. Sono il figlio più piccolo, ho tre fratelli, tutti maschi. I miei genitori hanno lavorato fino che avevano 60 anni come operai nelle fabbriche: diverse fabbriche, diversi lavori. Mia madre puliva pure la sera nelle abitazioni di genitori dei miei amici della scuola. Mio padre lavorava di sabato – anche di sera – in aggiunta per darci a noi la possibilità di vivere qui in Germania, andare a scuola e poter studiare. Io sono stato il primo della nostra famiglia a poter studiare qui.
Qual è stata la tua carriera? Cosa hai studiato? Come ti sei avvicinato alla politica?
Sono stato alla Hauptschule perché il mio tedesco non era tanto buono. Il mio tedesco prima era come adesso il mio italiano, che non è proprio perfetto. Poi però ho fatto la Realschule, ho fatto una Ausbildung come Bauzeichner, mi sono laureato prima in architettura e poi in urbanistica. Così ho fatto una via accademica e lì ho portato temi di discriminazione che ho vissuto io stesso con la mia famiglia in Germania. E a partire dai temi dell’urbanistica e dell’architettura ho iniziato a fare anche politica.
Quali sono gli episodi di discriminazione che hai vissuto sulla tua pelle?
Le prime discriminazioni che ho vissuto sono state la prima volta che sono stato alla Auslanderbehörde. Sono dovuto andare lì e ho dovuto vivere una situazione di discriminazione delle persone che avevano bisogno della Aufenthaltberechtigung e venivano maltrattate per la situazione che avevano. Andavo lì con i miei genitori e vedevo come venivano trattate le persone. Pensavo che non volevo essere trattato diversamente dai miei connazionali tedeschi. Anche se all’inizio non avevo passaporto tedesco, mi sentivo tedesco come gli altri e non venivo trattato nello stesso modo.
I miei genitori cercavano un’abitazione con quattro figli italiani. Andavamo lì, guardavamo le abitazioni e ci dicevano: “No, una famiglia italiana dal sud non la prendiamo; siete troppi, non avete la nostra stessa cultura, non vi vogliamo qui”. Queste sono state le discriminazioni che ho vissuto, una situazione che non volevo vivere.
Per di più abitavamo in una strada che era molto popolata di macchine. Questa situazione delle troppe macchine sulle strade è un tema politico che mi porto dietro fino ad oggi. Faccio politica di mobilità, faccio politica per più spazio per le biciclette, per i tram, per i pullman, per le persone che vanno a piedi. Questi sono i temi che mi porto dietro e che si basano sulle esperienze che ho fatto io da bambino e da ragazzo qui in Germania.
Da dove venivano i tuoi genitori? Perché si erano trasferiti in Germania e dove?
Entrambi vengono dalla Calabria, da un paesino che si chiama Cariati Marina, vicino a Ciro, nella costa Ionica. Sono andati assieme nella città di Fellbach, vicino a Stoccarda. Poi da Felbach sono andati a Weiblingen, dove sono nato e cresciuto. C’è una grandissima comunità da Cariati che si trova a Felbach e nei dintorni di Stoccarda. I miei genitori sono qui adesso da più di 60 anni.
Sono rimasti qua anche adesso che hanno finito di lavorare?
Sì, sono rimasti qua. Per tanti anni pensavano di ritornare in Italia, però con i quattro figli e con i nipoti hanno deciso di restare qui e di stare vicino alla loro famiglia.
Cosa fanno i tuoi fratelli?
Due dei miei fratelli sono operai in ditte diverse vicino a Stoccarda. L’altro mio fratello, Alfonso, è qui a Berlino, anche lui nella politica, come rappresentante della comunità queer per il governo tedesco.
Litigate mai tu e tuo fratello visto che non siete nello stesso partito?
Certo, litighiamo, ma non per la politica. Più per altre cose che litigano fratelli, però per la politica sinceramente no. Anzi, c’è rispetto e molta simpatia per la politica che facciamo sia uno che l’altro.
Come ti sei avvicinato alla Linke?
Alla Linke mi sono avvicinato già a 15/16 anni. Sinceramente – se non ricordo male – è stata la prima guerra nell’Iraq: già da ragazzino avevo un grandissimo problema con le guerre per sé. Ho visto alla televisione ragazzi che dovevano stare nei sottofondi, avevano paura di morire: una situazione che non supportavo già da ragazzo. Sono andato alla prima dimostrazione contro la guerra nell’Iraq, da ragazzino, da solo. I miei genitori non erano politici, non erano tanto interessati alla politica, e quindi sono andato da me. E così ho guardato quali erano i partiti pacifisti che affrontavano il tema sociale, il tema dell’ecologia e il tema dell’antirazzismo. C’era il partito della PDS, il Partito Democratico Socialista, e nelle sue fila sono diventato attivista. Lì è iniziato il mio attivismo nella Linke.
Come è avvenuta la tua candidatura a parlamentare? Secondo te, cosa ha fatto sì che tu fossi eletto? Quali sono stati i temi che hai portato avanti per la tua elezione?
Ho già fatto politica attiva in diversi parlamenti. Sono stato dieci anni nel consiglio comunale a Stoccarda. Sono stato candidato sindaco nella bellissima città di Konstanz al lago di Costanza e ho quasi vinto le elezioni. Ho avuto il risultato da politico di sinistra migliore che mai sia stato fatto nella storia tedesca in una elezione. Ho avuto il 45%: mi mancavano solo 1000 voti per vincere l’elezione. E lì il partito – anche a base nazionale – mi ha visto e mi ha dato la possibilità di crescere al suo interno e di candidarmi per le elezioni nazionali. Perché sono stato eletto? Direi che faccio una politica diretta con la gente, una politica che usa anche le emozioni della gente e le porta in politica. Direi che c’è un po’ uno stile italiano nella mia politica; i tedeschi a volte sono anche irritati per il modo di fare la politica con le emozioni. Però anche la gente che vive qui in Germania, originari tedeschi o meno, hanno grande simpatia per il modo in cui faccio politica.
Questi sono i tuoi primi giorni nel nuovo Parlamento. Quali sono le differenze principali dei lavori nel parlamento tra quello tedesco e quello italiano?
Ho visitato a Roma il parlamento e c’è una grande differenza: un palazzo storico a Roma e un palazzo moderno a Berlino. Nonostante ciò è un palazzo con tanta storia e con tanti personaggi che sono stati al suo interno. È una sensazione emozionante da politico entrare lì e poter fare politica per tutta la nazione tedesca. Vediamo, adesso ho avuto la prima Sitzung nel parlamento e il prossimo mese inizieranno i lavori; vediamo come sarà poi da lì in poi.
Quanto senti il fatto di essere italiano? Quanto la parte italiana, secondo te, ha un significato per gli italiani in Germania? Il fatto che tu sia italiano è qualcosa che effettivamente poi entra in alcuni ragionamenti che pensi che la gente può fare, il Parlamento può fare o che tu puoi fare?
Io spero di poter essere un’ispirazione per altri ragazzi che hanno genitori italiani o che hanno origini italiane ad entrare in politica qui e ad essere attivi nella politica tedesca. Troppo spesso ho vissuto e vedo, anche nelle comunità italiane che conosco io, che si segue a casa la televisione italiana, la politica italiana. Ci sono tanti italiani che vivono qui da sempre e sanno più di quello che succede in Italia e non di quello che succede nel loro consiglio comunale o nella politica tedesca. Vorrei cambiare un po’ questa idea e vorrei ispirare un po’ di italiani ad entrare nella politica tedesca.
Per il mio modo di fare politica direi che magari lo stile da italiano che porto in politica è un tema, ma i miei sono temi di mobilità, di antirazzismo, di scuola, di genitori, di famiglie. Penso che sia universale e ha poco a che vedere con il mio modo di essere italiano.
Ho letto un paio di giorni fa che a Bologna un anno fa hanno deciso di mettere la limitazione della velocità massima a 30 km/h ci sono stati tanti miglioramenti dopo che questa idea che è stata realizzata. Queste sono idee che posso portare dall’Italia, ma potrebbe essere anche Copenaghen, potrebbe essere Zurigo, potrebbe essere un altro paese dove fanno politica buona sulla mobilità. Questo è quello che posso provare a portare nella politica tedesca.
In che momenti della vita privata ti senti italiano e in quali tedesco?
Italiano mi sento quando la nazionale italiana di calcio gioca contro la Germania: lì sono radicale italiano e non sopporto di perdere contro la Germania, per di più non è che è successo molto spesso negli ultimi 30 anni che l’Italia abbia perso contro la Germania. Nel calcio sono italianissimo; mia moglie, che è tedesca, spesso non crede che io sia la stessa persona quando guardo il calcio. In famiglia con i miei genitori quando sono in Italia sono italiano. Anche se la mia lingua non è proprio perfetta, quando parlo nel mio dialetto del paese della Calabria dove vengono i miei genitori mi sento originario di lì e invece nella politica, nei temi, nella correttezza e in tante cose mi sento tedesco. Ho scoperto che quando parlo l’inglese lo parlo con il dialetto italiano, come se avessi vissuto tutta la mia vita in Italia e avessi imparato lì l’inglese; invece quando parlo l’italiano si sente qua e là un accento tedesco.
A tavola quanto sei tedesco e quanto italiano? Quanto hai portato della tua italianità nella tua famiglia italo-tedesca?
Ho tutte e due le parti lì, sinceramente. La domenica dalla nonna o dalla mamma sono italiano, però nel mangiare ho anche tanti pranzi tedeschi che cucino e mangio volentieri. Ad esempio, faccio da me gli Spätzle e altri piatti tedeschi, così come la pasta e la pizza.
Leggi anche: «Io, tedesco figlio di calabresi, da quando faccio politica in Germania ricevo minacce di morte, ma non desisto»
Studia tedesco a Berlino o via Zoom con lezioni di gruppo o collettive, corsi da 48 ore a 212 €. Scrivi a info@berlinoschule.com o clicca sul banner per maggior informazioni
Guarda foto e video e partecipa a concorsi per biglietti di concerti, mostre o party: segui Berlino Magazine anche su Facebook, Instagram