Dirk Voltz e i rifugiati

La “spiacevole” esperienza del tedesco che ha ospitato 24 rifugiati in casa. Il post è virale

Il dibattito sulla questione migranti è sempre più importante in Europa. Molti paesi europei si ritrovano spaccati in due. Da un lato chi è totalmente contrario ad ospitare i rifugiati, dall’altro chi è disposto ad accoglierli a braccia aperte.

Una casa, una coppia omosessuale e 24 rifugiati. Questa è la storia di Dirk Voltz e Mario, due tedeschi che da luglio 2015 a novembre 2015 hanno aperto le porte della loro casa di Berlino a 24 rifugiati provenienti da Siria, Afghanistan ed Iraq. Dirk ha scelto di raccontare la sua esperienza tramite Facebook in un post diventato virale in pochissimo tempo. Pubblicato il 3 Novembre 2015, ad oggi è stato condiviso da oltre 7000 persone.

L’esperienza

Leggendo il post di Dirk appare ben chiaro il fatto che questa esperienza sia stata per lui tutt’altro che negativa. Ha contribuito ad arricchire la sua vita e quella del suo compagno. Fa dell’ironia sull’unico episodio spiacevole avvenuto: l’abuso di spezie. Problema, se così si può definire, che è stato risolto facendo la spesa al discount piuttosto che al supermercato. Paradossalmente, dopo aver vissuto a stretto contatto con ben 24 ragazzi rifugiati le minacce e le offese sono tutte venute dai loro connazionali. Salar, Silo, Nosair, Rafaela sono solo alcune delle persone taggate alla fine del suo post. Persone che dovrebbero essergli eternamente grate, ma a conclusione è lui stesso a ringraziarle per come gli hanno cambiato la vita.

Il post

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Ecco la traduzione:

«In periodi difficili uno si ritrova a fare un bilancio della propria vita. Il mio si riassume più o meno così: da luglio fin ora io e il mio compagno abbiamo ospitato all’incirca 24 persone provenienti dalla Siria, Afghanistan ed Iraq nella nostra casa di Berlino. I nostri coltelli si trovano ancora in cucina, esattamente sullo stesso tagliere su cui li avevo lasciati. I nostri primi ospiti erano originari dalla Siria e dall’Iraq. Non abbiamo mai sentito la necessità di chiuderci a chiave nella nostra camera da letto, è stata utilizzata solo una volta da un ragazzo afghano per giocare con i nostri gatti. I nostri quattro gatti pelosi si sono divertiti tanto quanto il giovane.

Ma torniamo alla questione dei coltelli: nelle settimane in cui abbiamo ospitato i rifugiati, l’unica cosa per cui li abbiamo utilizzati è stato per tagliare cipolla, aglio e molta molta carne.

Mario ed io siamo ancora vivi. Anzi, probabilmente la nostra vita è di gran lunga più intensa. Non sappiamo ancora se tornerà “normale” o meno. Come può importarmi delle cose di lusso di cui mi importava ieri? Davvero, che diavolo sta succedendo?

Nessuno dei musulmani che abbiamo ospitato ha mai cercato di ammazzarci nel sonno. Nessuno di loro ci ha mai insultato perché siamo due uomini che condividono lo stesso letto. Nessuno ha mai detto, in alcun modo, di preferire la legge islamica a quella tedesca. Nessuna persona, di quelle abbiamo incontrato ha ammesso di non essersi pentito di aver lasciato la propria terra d’origine. L’unica spiacevole esperienza di cui ricordo è il loro uso smisurato di sale e zucchero, di cui abbiamo semplicemente fatto rifornimento al mercato.

Dov’è tutta questa islamizzazione di cui si parla nelle ultime settimane e di cui i tedeschi hanno così tanta paura? Forse è rimasta da qualche parte sulla rotta balcanica. Se chiediamo a qualcuno di quei tedeschi tanto preoccupati diranno sicuramente che c’è. Se non ora lo sarà nel 2016, 2017, 2018…

La vera delusione è avvenuta tramite dei semplici messaggi di testo, minacce di morte per strada, o lettere offensive sulla porta di casa. O da compagni di scuola che preferiscono piagnucolare e citare l’AfD (Alternativa per la Germania, partito politico di destra).

Anziché affrontare questa crisi, ci comportiamo come se non ci fosse un domani.
Sveglia!
Come se qualcuno potesse fermare questa migrazione di persone. Come se potessimo influenzare personalmente quale guerra ne scaturirà. Come se non avessimo alcuna responsabilità in quello che sta succedendo nel mondo.

Può essere che la l’Islam non appartiene ancora alla Germania. Può anche essere che il diavolo è parte di qualsiasi religione. Forse fra dieci anni mi ritroverò a dover lottare per i miei diritti da omosessuale più tenacemente di ora. Può anche darsi che ad un certo punto io realizzi che ho commesso degli errori. Tutto è possibile, nulla deve succedere per forza.

Chi lo sa? Voglio dire, chi lo sa come sarà in futuro? Ma quello che so per certo è che ciò che è successo la scorsa estate e lo scorso autunno ha cambiato le nostre vite. Uno può decidere di mettersi a disposizione per gli altri o può decidere di avere paura. E nel secondo caso, mi dispiace per lui.

Mi dispiace per coloro che vivono nella paura».
Forse dovremmo tutti cercare di avere meno paura perché l’unico sentimento che questa può suscitare è odio.

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