La nuova Berlino? Per la CNN è una città sul mare

Sempre più artisti e giovani imprenditori decidono di stabilirsi a Lisbona a causa dei prezzi contenuti e dell’alto tenore di vita che caratterizzano la città. La capitale portoghese potrebbe così diventare la nuova Berlino.

“Per il viaggiatore che vi giunga dal mare, Lisbona, anche vista in lontananza, sorge come una bella visione di sogno, stagliata contro un cielo azzurro e splendente che il sole allieta col suo oro. E le cupole, i monumenti, gli antichi castelli appena al di sopra di edifici, sono come lontani araldi di quel luogo delizioso, di quella regione benedetta”: è ciò che scriveva Fernando Pessoa nel 1925 come introduzione alla guida di viaggio “Lisbona. Quello che il turista deve vedere”. Se il poeta fosse vissuto nel ventunesimo secolo, probabilmente avrebbe incluso tra le meraviglie offerte dalla capitale portoghese il bellissimo MAAT, il Museo di Arte, Architettura e Tecnologia, situato nel quartiere di Santos. Progettato dall’architetto britannico Amanda Levete e inaugurato nell’ottobre 2016, il complesso è ricoperto da più di 15.000 piastrelle tridimensionali smaltate, che riflettono sulla superficie tutto lo splendore del fiume Tejo. Il rivestimento esterno rappresenta un’alternativa moderna ai classici azulejos portoghesi e simboleggia al contempo la nuova aria che si respira in città. Lisbona, infatti, guarda al futuro pur restando saldamente ancorata alla tradizione e, come riporta la CNN, si avvia a diventare la nuova Berlino.

MAAT, Museo di Arte, Archiettetura e Tecnologia © Luis Cozeto CC BY-SA 2.0

 

All’altezza di Alcantara, oltre lo snodo ferroviario di Cais do Sodré, è possibile partecipare agli eventi dell’LX Factory, uno dei poli culturali più visitati della città. Sorto in seguito alla riqualificazione di un ex complesso industriale dopo anni di totale abbandono, LX Factory è un’isola creativa dove si incontrano artisti e designer, nonché una piattaforma utile a rilanciare l’arte portoghese dandole un respiro più internazionale. Ma non serve spingersi in periferia per comprendere la rinascita che la città sta vivendo. Martim Moniz, quartiere situato nel cuore della città e noto per essere stato un tempo covo di prostitute e spacciatori, può vantare oggi una fama più lusinghiera, oltre a una sterminata varietà di ristoranti alla moda, centri culturali e laboratori artistici.

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Libreria all’interno dell’LX Factory © Marta Nimeva Nimeviene CC BY-SA 2.0

Lisbona sta diventando la capitale delle start-up

Zone fatiscenti riqualificate, edifici degradati adibiti a spazi creativi, giovani imprenditori che decidono di stabilirsi a Lisbona: la città che dà sull’Atlantico ci ricorda la Berlino di qualche anno fa, quando la vivibilità andava a braccetto con un costo della vita basso. Adesso pare che le cose stiano cambiando: Berlino e Londra diventano sempre più inaccessibili (complice la Brexit per la seconda) spingendo così tanti giovani artisti e freelancer a gettare solide basi in Portogallo. A Lisbona è ancora possibile trovare una stanza in affitto a meno di trecento euro al mese e i prezzi sono relativamente bassi per una capitale. Non è un caso che Paddy Cosgrove, il fondatore del Web Summit, il più importante evento di tecnologia al mondo, abbia deciso di trasferire la conferenza del 2016 da Dublino a Lisbona. Nella città lusitana si è creato un clima favorevole agli investimenti e alla nuova imprenditoria tanto da farle valere il titolo di “regione europea dell’impresa” del 2015. Gli interventi governativi non mancano: ad esempio, con il programma “Empresa na Hora” è possibile costruire un’azienda compilando un unico modulo, e per tre anni si ottiene l’esenzione dalle tasse.

L’evoluzione del Portogallo da Paese disastrato a promessa dell’imprenditoria

Dopo le rigide misure imposte dalla Troika al governo conservatore nel 2011, il Portogallo era allo stremo. Centinaia di persone si sono riversate in piazza per protestare contro le politiche economiche dettate da Bruxelles, che prevedevano tagli agli stipendi e alle pensioni, la cancellazione di molte feste nazionali e religiose nonché l’aumento della settimana lavorativa a 40 ore. Il socialista António Luís Santos da Costa, primo ministro del Portogallo dal 26 novembre 2016, è riuscito a risanare i conti pubblici ottenendo l’appoggio di tutta la sinistra portoghese, a cancellare i tagli agli stipendi nel giro di un anno e mezzo, a riportare la settimana lavorativa a 35 ore e a reintrodurre le quattro festività soppresse. Inoltre ha ridotto l’Iva sulla ristorazione dal 23 al 13% e aumentato il salario minimo da 589 a 616 euro. Nel 2016 il Portogallo ha avuto un deficit bassissimo, tra il 2,1 e il 2,0%, la crescita è stata del 2% e la disoccupazione si è drasticamente ridotta. Tutto questo è avvenuto grazie al superamento della rigida politica economica della Troika. Naturalmente non è tutto oro quello che luccica: il settore bancario è a pezzi e la crescita è spinta solo dal boom turistico. Nonostante ciò, ci sono tutti i presupposti per una rinascita duratura: il Portogallo continua a investire in start-up e ricerca e sta snellendo di non poco tutto l’apparato burocratico. Insomma, dall’essere inclusa nei PIGS (Paesi economicamente disastrati) insieme a Italia, Grecia e Spagna, all’essere considerata nuova promessa dell’imprenditoria, il passo non è stato breve.
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Immagine di copertina: CC0