Körperwelten Museum, il museo degli zombie di Berlino realizzati da Von Hagens
Aperto nel 2015 ad Alexanderplatz, il Körperwelten Museum è la «casa» di una mostra che dal 1995 gira per il mondo scandalizzando e attraendo allo stesso tempo.
In mostra, infatti, ci sono cadaveri scuoiati e imbalsamati, o meglio, «plastinati» attraverso la tecnica messa a punto dal celebre anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens.
Perché rendere immortali i cadaveri?
La giustificazione dell’autore è che si tratta di ragioni didattiche. Mostrare come sia composto il nostro organismo e spiegarne il funzionamento delle varie parti: la crescita, l’invecchiamento, le malattie e la morte. Sarà. Certo è che le pose scelte da von Hagens per le sue opere sono prima di tutto spettacolari. Gesti da atleti, da persone innamorate o di vita quotidiana. Peccato solo che non si veda la pelle, ma la carne che ne stava sotto. Impossibile non suscitare polemiche: tanto che anni fa sul sito della CDU, il partito di Angela Merkel, accusò von Hagens di speculare con la morte. «Non sono un Frankenstein» la sua difesa.
Cos’è la plastinazione?
È un processo che rende rigidi e senza rischio di decomposizione i corpi di persone decedute. La chiave è nella sostituzione dei liquidi corporei con dei polimeri di silicone e di resina lavorati poi con luce, gas e calore. Diventa così possibile analizzare ogni più piccola fibra di un muscolo, i fori della spina dorsale, l’avvilupparsi dell’intestino e via dicendo. I vari tessuti rimangono solidi, definiti e per questo osservabili come se si fosse davanti a delle statue.
La plastinazione fu brevettata nel 1978 dopo anni di studi presso l’università di Heideberg. «Stavo osservando una collezione di preparati dentro una provetta, all’epoca la più avanzata miscela per la conservazione. Mi chiesi perché non provare a mettere direttamente il preparato dentro le cellule e lasciare che indurisse direttamente gli organi anziché avvolgerlo dentro della plastica e applicarlo solo in superficie». L’idea parve avere una sua potenzialità commerciale (oggi le salme plastificate sono vendute alle università anche a 70mila euro), tanto che nello stesso anno Von Hagens aprì nella stessa Heideberg un’impresa per standardizzare il processo.
La sua invenzione fece il giro del mondo. Secondo la sua biografia ufficiale, nel 1983 la Chiesa cattolica gli chiese di plastificare il calcagno del piede della Santa Hildegard von Bingen. La prima mostra risale al 1995, inaugurata in Giappone e poi proseguita con un tour mondiale in più di cinquanta città. Negli ultimi anni il boom di popolarità. Una cattedra di professore di medicina alla New York University College of Dentistry, una in Kyrgyzstan. Un’altra ancora a Dalian, in Cina, dove è stato oltretutto aperto un altro centro per la plastificazione a coronamento degli ottimi rapporti stretti dallo scienziato con Pechino e dintorni.
I retroscena
Quando alcuni detrattori lanciarono il sospetto di un possibile approvvigionamento di corpi tramite le vittime delle esecuzioni capitali in Cina e Kyrgyzstan, Von Hagens non negò mai del tutto («Opero in conformità con le leggi del Paese dove lavoro»), ma quantomeno cominciò a distribuire i dati sulle continue donazioni volontarie che riceve ogni anno (complessivamente, circa diecimila dal 1982). Persone che firmano un contratto gratuito affinché, a morte avvenuta, il proprio corpo possa continuare ad esistere. Le ragioni? La pubblica utilità (per il 22% di loro), il fascino per la plastificazione (19%), il desiderio di non essere né cremati né interrati (13%) passando per la preoccupazione di non far pesare ai propri familiari le spese di un’eventuale sepoltura e il grottesco desiderio di essere protagonisti di una mostra pubblica.
E così sono più di vent’anni che von Hagens riesce a girare per il mondo con le sue mostre a volte allestendone varie contemporaneamente in più parti del mondo (alcune in Germania già diventate permanenti) o a fornire inquietanti scenografie per film, come capitato per Casino Royale (il film 007 del 2016). Un business senza interruzioni e senza confini basato su quel mito dell’immortalità che lo scrittore polacco Stanisław Jerzy Lec ben stigmatizzò in un celebre aforisma: «La prima condizione dell’immortalità è la morte.»
Körperwelten Museum
Panoramastraße 1a 10178, Berlin
Aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 19.00
Entrata: 14€ (12€ per studenti)
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Immagine di copertina: © Körperwelten