«Io e la mia famiglia, da tre anni a Berlino e mai integrati davvero»

Marina si è trasferita a Berlino in cerca di un futuro migliore, ma le cose non sono andate come avrebbero dovuto.

Marina e la sua famiglia, composta da marito e tre figli, si sono trasferiti a Berlino nel 2015, dopo che il marito ha ricevuto un’offerta di lavoro allettante. «All’inizio eravamo molto contenti, siamo arrivati carichi di entusiasmo, con la voglia di imparare subito il tedesco e mettercela tutta per integrarci», racconta Marina. «Avendo tre bambini in età da scuola materna, la mia preoccupazione più grande era far sì che imparassero subito la lingua prima dell’ingresso alla scuola elementare, e far in modo che frequentassero bambini tedeschi. Per questo ho evitato di frequentare comunità italiane: volevamo concentrarci meglio sulla lingua tedesca».

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Ma qualcosa è andato storto

Tuttavia, la voglia di integrazione e i buoni propositi della famiglia sono sfumati non appena i figli hanno cominciato a frequentare la Grundschule, la scuola elementare. «Uno dei miei figli ha subito un episodio di razzismo molto grave proprio da parte della sua maestra, al primo anno. Abbiamo scoperto casualmente che per molti mesi mio figlio veniva isolato in classe. Era seduto al banco da solo, e per giunta in fondo alla classe, in un angolo dove non poteva comunicare in alcun modo con i suoi compagni e con la maestra. Per questo motivo faceva fatica a seguire le lezioni. Non riusciva a leggere quello che veniva scritto sulla lavagna e non riusciva a sentire bene ciò che la maestra spiegava durante le lezioni. A causa di questo trattamento ingiusto, i bambini con cui aveva stretto amicizia durante gli anni di scuola materna hanno cominciato a isolarlo e a deriderlo, fino ad allontanarsi sempre di più. Il mio bambino si è ritrovato completamente solo, e siamo stati costretti a fargli cambiare classe», conclude Marina.

Una conclusione amara

«Questo è uno dei tanti episodi, più o meno gravi, capitati in questi 3 anni, e per i quali siamo arrivati alla conclusione che non ci sentiamo a nostro agio a vivere in questa nazione. Per quanto ci sforziamo di seguire regole, di comportarci bene e cercare di essere gentili con le persone che ci circondano, viviamo in due mondi separati e isolati dove non c’è stata una vera integrazione. Si convive insieme, ci si sopporta a vicenda, e basta». «Quello di cui sente di più la mancanza», aggiunge Marina, «sono gli affetti personali, i cari e la cordialità delle persone. Non stiamo pensando di tornare in Italia, ma non vogliamo nemmeno restare qui per sempre».

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Foto di copertina: Pixabay CC0