Il ricordo di quel Muro che vola, quando l’entusiasmo prese il posto dell’incertezza
Aspettiamo le sette, tutti insieme, col fiato sospeso e gli occhi puntati al cielo. Come venticinque anni prima l’incertezza prende il posto dell’entusiasmo.
C’è una collana di palloni bianchi sistemati sulla linea che per decenni ha diviso il mondo. Aleggia leggera e si muove col vento, alla stessa altezza del Muro che cadde nella notte del 9 Novembre 1989. Si dice che a quell’ora verrà lasciata volare e dunque noi aspettiamo.
Ricordo ancora l’emozione del 9 novembre 2014.
Non faceva freddo. L’aria era piacevole e la luce gialla dei lampioni mi faceva pensare ad un passato neanche troppo lontano. Quando per fare quel passo servivano timbri, permessi e tanto coraggio. In tutti quegli anni passati in città, 15 ormai, non avevo mai avvertito un’energia simile. C’erano delle proiezioni installate all’interno del Mauerpark. Testimonianze e interviste di persone che la Wende* l´hanno fatta davvero. Mentre mi avvicinavo al ponte di Bornholmerstrasse, forse il posto di blocco più significativo di questa storia, sentivo l´eccitazione della folla crescere e i turisti rarefarsi.
Arrivata sotto il ponte mi soffermai un attimo ad osservare. C’era chi guardava la fila di palloni in silenziosa attesa, chi brindava felice a sorsi di Rotkäpchen e chi se ne stava seduto sulla seggiolina da campeggio portata da casa avvolto nella coperta. Lo Schlager** che proveniva dal palco sul ponte contribuiva a ricreare l´atmosfera festosa di allora.
«Io c’ero» mi disse una signora offrendomi del cioccolato. «Abito in quell’appartamento lassù e ho visto tutto».
«I miei bambini erano piccoli e stavano dormendo. Non sarei potuta scendere e lasciarli soli. Dalla mia finestra ho visto la folla che si riuniva davanti ai soldati. Ho sentito il suo grido farsi sempre più forte e l’avamposto cedere. Ho visto la gente euforica attraversare il ponte e nello stesso tempo pensavo alle conseguenze di quel momento. Non credevo ai miei occhi, non avrei mai pensato che sarebbe potuta succedere una cosa simile. Il Muro era dentro di noi, era parte della città e della nostra cultura, era completamente impensabile che cadesse».
Ad un tratto attratti dal rumore della folla ci giriamo e ci accorgiamo che la catena inizia a sperlarsi e che uno dietro l’altro i palloni prendono il volo. Il cielo si riempie di puntini bianchi che volano via portando con se la meraviglia degli spettatori. Nella gioia e nello stupore dei presenti partono i fuochi d’artificio e tutto si illumina. No, non è un sogno, è tutto vero. Il Muro cade. Anzi oggi vola via.
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