Quel giorno d’autunno in cui Berlino ha iniziato a sorridere

Ecco finalmente arrivato l´autunno, con i suoi colori sgargianti, il sole basso e le giornate accorciate. Negli ultimi anni Berilno ci ha viziato con i suoi autunni dorati e lunghi, ma in passato, quando arrivavano certe nuvole, sapevi che avresti rivisto il cielo azzurro solo a primavera. Parlo di quello strato massiccio che si vede quando l´aereo si avvicina alla città, prima che il capitano annunci le manovre di atterraggio, la luce cambia colore e si passa dal blu dell’atmosfera al grigio pallido.

Ho sempre preferito attribuire la colpa del malumore berlinese al tempo, sapendo bene però che la vera causa viene dal profondo; pochi si ricorderanno di com´era prima, secca e fredda su ogni superficie, sui muri incolori graffiati da anni infelici e sui volti dagli sguardi bassi dei passanti. Bastava una fila non rispettata o fermarsi sul lato sbagliato della scala mobile che qualcuno iniziasse prontamente a sbuffare o ad alzare gli occhi al cielo. C´era in me sempre la paura di fare qualcosa che uscisse da quei binari su cui cammina la mente tedesca, così rigidi e facili da deragliare. Nel frattempo la situazione é si quasi ribaltata, ora sono loro ad essere ammoniti con fastidio.

A quelli che dicono che Berlino sia cambiata, che la sua essenza sia svanita, che gli stranieri l´abbiano invasa e che le case costino troppo, dico che é vero. Tutto cambia per fortuna e Berlino non fa certo eccezione. È difficile dire quando sia iniziato questo cambiamento, in pochi saprebbero decifrarne il momento preciso, anche perché forse non esiste. So solo che ad un certo punto i tedeschi hanno iniziato a farsi contaminare dal rumore delle risa. Tempo fa era impensabile produrre rumori in luoghi pubblici, la gente ti squadrava come se fossi un alieno e bastava un sorriso per pensare che tu fossi matto. Ora a volte giro curiosa e stranita nella Ubahn e mi accorgo come sia incredibilmente bello il rumore. È il rumore di una cittá che scioglie le briglie e si lascia andare al nuovo.

E proprio in UBahn assisto ad una scena; davanti a me c’è una signora e accanto a lei un posto libero. Poco più in la c´é una coppia; lei siede, lui sta in piedi. La signora si rivolge a uno di loro e chiede se vogliono cambiare posto. Loro si guardano increduli e timidamente rispondono che non c´é bisogno, ma la signora insiste gentile. Allora si spostano e la signora soddisfatta mi sorride. Io contraccambio il sorriso e non mi trattenengo dal dirle: “siamo diventati tutti piú gentili” e lei “früher war doch immer so (un tempo era sempre così), poi é arrivato il muro e ci ha divisi. Poi il muro é caduto e noi avevamo paura l´uno dell’altro; non ci fidavamo di noi stessi di quegli estranei che erano nostri fratelli. Ci abbiamo messo del tempo, ma lentamente la città sta tornando al suo ruolo originario; quello di accogliere chiunque ne voglia far parte. E noi ne siamo felici”.

Daniela Spoto (c) Sorrisi

Photo:© Die Biene

Illustrazione: @Daniela Spoto

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