Gli italiani continuano ad emigrare in massa. E la Germania ne accoglie più di tutti
Quando si parla di Italia e migrazione la prima cosa a cui si pensa è la crisi migratoria che interessa soprattutto le coste italiane da molti anni. Ma tantissimi, in realtà, sono anche gli Italiani che emigrano per cercare lavoro all’estero o per studiare in un altro Paese. Secondo i dati pubblicati del Rapporto Italiani nel mondo 2015 della Fondazione Migrantes, nel 2014 il numero di Italiani che sono emigrati all’estero è cresciuto del 7,6% e i dati non accennano a fermarsi.
Partenze e arrivi: le due facce della migrazione italiana. Secondo le statistiche pubblicate da IPSOS, la percezione del numero degli stranieri residenti in Italia è molto distorta. Stando all’opinione pubblica italiana gli stranieri rappresenterebbero il 26% dei residenti sul territorio, mentre in realtà sono il 9%. Le difficoltà che aspettano chi arriva in Italia come migrante sono ormai risapute: registrazione, richiesta di un visto, ricerca di un alloggio e di un lavoro. L’integrazione resta un capitolo molto difficile, come evidenzia la Fondazione Migrantes. Spesso infatti gli immigrati che decidono di trasferirsi nel nostro Paese devono fare in conti con la difficoltà dell’inserimento e con lo sfruttamento lavorativo. Un realtà difficile con cui si trovano a fare i conti anche molti italiani emigrati all’estero alla ricerca di migliori possibilità dal punto di vista formativo e professionale. Per questo motivo ci sono molte associazioni che si battono per la tutela dei nostri connazionali residenti all’estero.
L’espatrio. Tra le ragioni principali che spingono tanti Italiani a lasciare lo Stivale e trasferirsi all’estero ci sono la ricerca di un lavoro, soprattutto per coloro che possiedono un titolo di laurea, ma è in aumento anche il numero di coloro che scelgono di lasciare il Paese per andare a studiare all’estero. Secondo gli intervistati dalla Fondazione Migrantes e da Linkiesta, la prima differenza tra l’Italia e l’estero sta nella modalità di ricerca di un’occupazione, la quale è molto più chiara e facile all’estero rispetto che in Italia. Negli ultimi 10 anni l’emigrazione è aumentata del 49% e ha cominciato ad interessare tutte le regioni d’Italia, comprese Veneto e Lombardia, fino a qualche anno fa meno toccate dal fenomeno dell’espatrio. Le destinazioni principali sono tutte in Europa, dove risiede il 53,9% degli iscritti all’AIRE, con la Germania in testa, seguita da Regno Unito, Svizzera e Francia. Aumenta anche il numero di coloro che si spostano oltreoceano, sia in America che in Asia ed Emirati Arabi.
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Nostalgia e controesodo. Vivere all’estero dà molte soddisfazioni a livello professionale, ma per molti la nostalgia di casa si fa sentire. A mancare non sono solo alcuni tra i tratti tipici dell’italianità come il caffè, il cibo e il sole, anche se tutti quelli che vivono fuori dall’Italia hanno rimpianto almeno una volta la cucina italiana e i suoi sapori. Quello di cui spesso si sente la mancanza è la sensazione di essere a casa, riscoprendo così un amore per il proprio Paese che non si aveva quando lo si è lasciato. Per questo motivo negli ultimi tempi una prima generazione di expat sta tornando in Italia. Ma il controesodo non è così semplice. Chi era abituato a vivere all’estero torna a scontrarsi con la lentezza e la mancanza di chiarezza della burocrazia italiana, e deve inoltre fare i conti con la cosiddetta teoria della coda, cioè col fatto di doversi mettere in fondo alla lista di coloro che cercano lavoro. Questo anche per mancanza di conoscenza. Dal 2010 infatti è in vigore la legge 238, chiamata anche Controesodo – Talenti in movimento, la quale concede incentivi fiscali alle aziende che assumono lavoratori italiani precedentemente residenti all’estero. La legge prevede una riduzione tra il 20 e il 30% sul reddito da tassare. Per le aziende, ma anche per chi si è spostato all’estero, questi sono incentivi interessanti, che, se fossero più conosciuti, potrebbero far pensare con più fiducia ad un possibile ritorno in Italia.