Germania: aviazione e marina pronte a entrare in azione contro l’Isis
La decisione è stata presa: la Germania parteciperà in maniera diretta allo sforzo bellico contro l’Isis. Martedì 1 Dicembre il governo ha infatti approvato il dispiegamento di 1.200 uomini per 12 mesi che andranno ad unirsi alle altre nazioni impiegate nell’attacco alle roccaforti del califfato islamico. La mozione è ora al vaglio del parlamento ma non ci sono dubbi riguardo la conferma, considerando che si sono detti a favore quasi tutti gli schieramenti politici. Solo i Verdi hanno sollevato dei dubbi a riguardo, il capogruppo Simone Peter ha infatti dichiarato «bisogna chiarire chi sono gli amici e chi sono i nemici: senza un obiettivo politico questi attacchi sono irresponsabili».
A specificare che non si tratta di truppe di terra ma di personale di supporto per le missioni aeree e navali è stato lo stesso capo delle forze armate tedesche, il generale Wicker che ha spiegato come le forze messe in campo saranno aerei da caccia e ricognizione “Tornado” e una fregata da guerra che scorterà la portaerei francese “Charles de Gaulle”.
Meno convinto riguardo un intervento così repentino è invece André Wüstner presidente dell’Associazione Federale delle forze armate che in un intervista all’emittente televisiva ARD ha spiegato come bisogna imparare dagli errori compiuti in passato nei paesi come Iraq e Afghanistan. Guerre che sarebbero dovute durare pochi mesi sono diventati dei veri e propri incubi dal punto di vista strategico, militare e ovviamente economico. «Serve una strategia chiara e al momento non sembra essercene una», ha dichiarato Wüstner. «I soli attacchi aerei non possono essere sufficienti contro l’Isis».
Una decisione in controtendenza rispetto agli ultimi anni in cui la Germania si era sempre tenuta estranea agli interventi diretti, fornendo supporto e personale solo per le missioni di pace e l’addestramento. A questo punto appare chiaro come gli attentati di Parigi abbiamo portato ad un cambio di rotta e alla decisione di intervenire in maniera diretta per cercare di arginare i fondamentalisti, una decisione dettata anche dalla richiesta di intervento da parte del presidente francese Hollande.
La scelta del governo Merkel ha da un lato la possibilità di fornire un contributo diretto e importante per porre fine al conflitto in Siria, riuscendo in tal modo anche ad arginare il continuo flusso di profughi dalla nazione, ma dall’altro tale impegno significa entrare nella lista nera dei terroristi esponendosi ad un rischio più elevato.
È pur vero che, trattandosi di terrorismo non solo esterno ma anche interno, come i fatti di Parigi ci hanno tristemente insegnato (quasi tutti gli attentatori erano cittadini francesi) non è possibile fare delle scelte politiche che tengano la nazione totalmente al riparo da atti del genere.