Germania, “No significa no”, la legge tedesca anti-stupro
Il parlamento tedesco ha votato all’unanimità una nuova, più severa legge anti-stupro che amplia il concetto di crimine sessuale e facilita le espulsioni di stranieri residenti in Germania che si macchiano di tali reati. L’iter di approvazione, giunto a conclusione dopo un lungo dibattito politico, è stato fortemente accelerato dalle violenze di Colonia dello scorso Capodanno e dal conseguente dibattito che ne è scaturito, soprannominato dalla stampa tedesca “nein heißt nein” (“no significa no”), sulla falsariga della influente campagna di UN Women Deutschland. La nuova legge anti-stupro è più dura e inclusiva proprio perché sancisce il principio che si può parlare di violenza ogniqualvolta la donna neghi – in modo esplicito o implicito – il proprio consenso, indipendentemente da altre circostanze come la resistenza fisica opposta. Il provvedimento, inoltre, inserisce chiaramente il palpeggiamento nel novero dei sex crimes, prende in considerazione il fenomeno delle aggressioni di gruppo e facilita le espulsioni di molestatori, unico punto che ha suscitato alcune critiche da parte delle opposizioni.
No significa no. La nuova legge punta innanzitutto a definire come stupro ogni rapporto avvenuto contro il volere della vittima. Senza eccezioni e ambiguità, che il rifiuto avvenga a parole o tramite gesti e atteggiamento complessivo. «Vogliamo che, da adesso in poi, ogni rapporto ottenuto senza consenso sia punibile», ha dichiarato Eva Högl dell’SPD, una delle promotrici del progetto durante il dibattito conclusivo per l’approvazione. «La tutela dell’autodeterminazione sessuale non ammetterà alcuna limitazione: un semplice “no” sarà sufficiente», le fa eco Elisabeth Winkelmeier-Becker, parlamentare CDU. Finora dai tribunali tedeschi veniva riservata particolare attenzione al livello di resistenza opposta dalla vittima. Un criterio inaccettabile, che ha giocato un ruolo anche in alcune celebri e controverse sentenze italiane e che rischiava di lasciare impunito un gran numero di violenze in Germania, come ha ammesso anche il ministro tedesco della giustizia Heiko Maas. La nuova legge, dichiara Maas, si propone di contemplare le circostanze reali in cui avviene uno stupro: casi in cui la vittima è colta di sorpresa, in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti, sottoposta a minacce o a un atteggiamento intimidatorio. Ma anche quelli in cui è soggiogata allo stillicidio di una violenza familiare o di una relazione fondata sull’abuso.
Violenze di gruppo ed espulsioni. Il nuovo pacchetto di legge prende in considerazione anche abusi sessuali come il palpeggiamento, ora punibile con la reclusione fino a due anni, e la fattispecie della violenza di branco: far parte di un gruppo che si renda responsabile di aggressioni e molestie sessuali potrà ora essere considerato illegale di per sé, al di là della dimostrazione di specifiche responsabilità individuali. Una condanna per violenza sessuale nei confronti di un richiedente asilo potrà inoltre causare l’invalidità della domanda e l’espulsione dalla Germania. Questa seconda parte del provvedimento, voluta soprattutto dall’ala più conservatrice del partito di Angela Merkel, la CDU, arriva sull’onda emotiva dello shock di Colonia, dove durante lo scorso Capodanno si registrarono oltre 1.000 casi di aggressioni (quasi tutte imputabili a uomini di origine maghrebina) ma le autorità, nel caos generale dei festeggiamenti di piazza, riuscirono ad assicurare solo pochi colpevoli alla giustizia. Anche i paragrafi sulla violenza di gruppo sono stati accolti favorevolmente, come conquiste importanti in difesa dell’autodeterminazione della donna. Ma con qualche distinguo, soprattutto da parte delle opposizioni: Katja Keul dei Verdi, ad esempio, fa notare come il principio di una responsabilità di gruppo sia «populista e anticostituzionale» e sia stato pensato soprattutto per inasprire i criteri del diritto d’asilo.
Le statistiche. Secondo l’agenzia di stampa DPA ogni anno in Germania sono segnalati 8.000 casi di stupro. Solo una vittima su dieci sporge denuncia e solo in un caso su dieci denunciati i colpevoli di violenza sessuale vengono condannati. Uno studio di Frauen gegen Gewalt (donne contro la violenza) aveva già individuato tre ostacoli principali all’avanzamento del diritto tedesco in materia, ovvero l’insufficienza del “no” della vittima a definire un atto sessuale uno stupro, l’eccessiva attenzione da parte dei giudici al livello di resistenza opposta dalla donna contro l’aggressore e la disattenzione alle situazioni reali in cui questi reati vengono perpetrati. Adesso, grazie alla nuova legge, un’ampia serie di fattispecie finora collocate in una zona d’ombra e a rischio di impunità potranno essere affrontate con strumenti giuridici molto più efficaci.
Foto di copertina © Universität Marburg