GDPR e Europa: perché le mail che state ricevendo sulla privacy sono importanti

Cos’è la GDPR

Il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) è un cambiamento che l’Unione Europea ha voluto fare per tutelare ulteriormente i dati personali dei cittadini. La GDPR segnerà con ogni probabilità una cesura storica, la fine del far west dei dati che è stata questa stagione della rete e della democrazia. Sebbene legge temuta dai brand e dagli editori, va in una direzione necessaria, adeguarsi alla quale sarà nel tempo vantaggioso per chi non voglia essere percepito sul mercato come advertisment ridondante, superficiale e molesto quando non nocivo. Arriva nel momento giusto, quando ha più probabilità di essere capita di quante ne avrebbe avute solo qualche mese fa, a seguito dello scandalo di Facebook e Cambridge Analytica.

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Il caso Cambridge Analytica e lo scandalo Facebook

La GDPR viene elaborata nel 2016. Occorre tenere presente che se lo scandalo Cambridge Analytica diviene di dominio pubblico nel marzo 2018, i fatti erano pubblici dal 2016, ma veniva considerato un tema di importanza secondaria, quasi del tutto riservato agli addetti ai lavori, di cui il grande pubblico non aveva preso coscienza. Durante la campagna elettorale degli Stati Uniti, la società londinese ha acquisito i dati di decine di milioni persone senza il loro consenso, a partire dai dati forniti automaticamente col social login, ovvero la possibilità di entrare nei siti con le credenziali di Facebook, e degli utenti connessi a chi aveva usato i bot e le app in origine.

Cosa è successo tra il 2016 e il 2018?
Trump vince le elezioni in USA e scoppia il Russia Gate. Emerge un quadro nel quale fonti straniere, localizzate nell’Europa dell’Est, avevano pesantemente influito sulle elezioni americane, e prima ancora sulla campagna pro-Brexit. In altri termini la Russia, nel tentativo di indebolire l’asse occidentale e soprattutto l’Unione Europea, avrebbe favorito con i mezzi di propaganda a propria disposizioni le correnti separatiste.

L’illusorio controllo dei dati personali da parte degli utenti di Facebook

Quando Mark Zuckerberg, durante le audizioni di fronte al Congresso degli Stati Uniti, continua a parlare del pieno potere dell’utente sulle opzioni della privacy, alimenta consapevolmente un equivoco diffuso. La nostra privacy, ossia il nostro diritto di decidere con chi condividere il dato di come passiamo la serata, riguarda solo una piccolissima parte dei dati che generiamo. In verità ogni pagina che apriamo, come navighiamo in essa, il tempo che ci passiamo, sono tutti dati che dicono molto bene cosa ci interessa, e tutti questi sono dati sui quali fino a oggi non avevamo nessun tipo di controllo. Altra promessa di Zuckerberg è quella di avvalersi dell’Intelligenza Artificiale. Dimentica però di dire che ad oggi l’intelligenza artificiale è lungi dal sapersi districare nelle sottigliezze del linguaggio. Le opzioni di privacy su FB di cui parla Zuckerberg sono in fin dei conti uno mero specchietto per le allodole.

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La regolamentazione in Germania

La Germania era in testa nella via al regolamentazione dei dati, e questa leadership era già stata raggiunta prima delle elezioni del 2017, quando furono messi a punto gli strumenti per arginare il fenomeno delle “fake news” e dell'”hate speech”. Dal gennaio 2018 in Germania le società come Facebook che non rimuovono contenuti segnalati entro 24 ore sono passibili di multe fino a 60 milioni di euro. La via intrapresa della Germania di multare fake news e hate speech è in realtà molto controversa: non è chiaro perché e come un’azienda privata debba essere ritenuta responsabile di delimitare il confine tra notizia falsa, opinione fallace ma nondimeno legittima in quanto opinione, calunnia e insulto.

La soluzione della GDPR ai problemi della privacy

 La via ai divieti intrapresa della Germania, non è perciò percorribile fino in fondo senza mettere a repentaglio i principi democratici.  La via della GDPR, invece, tutela una serie di diritti del cittadino, gli restituisce il diritto di privacy, pone un limite al mercato ormai di stampo ultraliberistico dei dati e non ultimo ostacola la promozione e diffusione di false notizie. Perché io posso produrre le notizie che voglio, ma ho molte meno possibilità di targettizzare il pubblico su cui diffonderle. È di fatto un caso in cui la politica, per difendersi da altre parti politiche, accetta un’autolimitazione per impedire che quelle stesse opportunità tecnologiche cadano in mani sbagliate. In fin dei conti, una vittoria della democrazia.

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Foto di copertina: ©skeeze, Europa Città Luci, Pixabay, CC0.