Freeky Friday, caffè gratis e turni fino a notte: gioie e dolori del lavoro in una startup a Berlino
Startup, una della parole più abusate degli ultimi anni. Utilizzata praticamente per definire qualsiasi cosa stia cominciando, che si tratti di una società o della partita scapoli contro ammogliati non fa differenza. Parole come azienda o impresa sono accomunate oramai all’idea di qualcosa di vecchio e superato. Dire che lavorate in una startup vi farà apparire molto più fighi agli occhi di chiunque, questo a prescindere dal fatto che svolgiate una mansione che potrebbe svolgere anche una scimmia sotto anfetamine. Berlino nello specifico è la città delle startup, definita più volte da media internazionali la Silicon Valley europea ha attirato l’attenzione degli investitori e dei venture capitalist di tutto il mondo. Non sapete chi sia un venturecapitalist? È uno troppo ricco per scommettere sul calcio e sui cavalli e che quindi scommette sulle idee di qualcun altro.
Ma com’è davvero lavorare in una di queste realtà? Posso ovviamente parlare solo per mia esperienza diretta per cui prendete con le pinze quello che sto per scrivere, sono però quasi certo che molti tra di voi riconosceranno i comuni denominatori che caratterizzano l’ambiente stratupparo berlinese e probabilmente mondiale visto che certi business model vengono applicati un po ovunque.
1-Ambiente multietnico e internazionale? Sì, a parole. Non esiste annuncio di lavoro che non spieghi come vi ritroverete in una realtà totalmente “international” che in confronto le pubblicità della Benetton sono roba da xenofobi. State pur certi che è vero ma se la vostra idea è quella di una grande woodstock in cui siederete accanto ai vostri fratelli e sorelle asiatici e australiani concedendovi l’amore libero durante la pausa caffè allora vi sbagliate di grosso. Con ogni probabilità condividerete la scrivania e gli spazi con i vostri connazionali. Non che sia per forza un male, però…
2-Fresh food & drinks for free. Però… Vero! Un grande “pro” delle startup è che forniscono cibo (frutta e cereali) e bevande gratis in quantità pressoché illimitate. Questo perché – dicono loro – hanno a cuore il benessere dei propri dipendenti, anche se, dopo un po’ ci si rende conto che con un caffè lungo da sorseggiare in comodi bicchieroni da cocktail e club mate ci si può ammazzare di lavoro per più tempo rispetto alle ore stabilite dal contratto e con più intensità di quanto il vostro corpo natuaralmente sarebbe disposto a concedervi facendovi schizzere da una parte all’altra dell’ufficio come criceti sotto speed. Chiamasi doping di zuccheri e caffeina.
3-I party, il Freaky Friday e le situazioni imbarazzanti del giorno dopo.. Siamo a Berlino, la maggior parte dei lavoratori delle stratup ha tra i 25 e i 35 anni, il venerdì si beve birra gratis dalle 17 in poi e le feste aziendali in estate ed inverno avvengono regolarmente almeno ogni quattro settimane. Avete sempre sognato di biascicare ubriachi fradici con la bella francese responsabile delle risorse umane rendendovi incredibilmente ridicoli? Vomitare in compagnia del CEO per i cocktail a base di alcool scadente vi sembra un esperienza immancabile? Perfetto queste saranno le occasioni giuste per farlo.
5-Lo slang: come ogni comunità anche le startup hanno il loro slang, tra i termini più gettonati c’è la parola ONBOARDING, letteralmente portare a bordo, insegnare qualcosa, in pratica la formazione sul lavoro. La parola in oggetto però è usata per qualsiasi spiegazione, non mi dilungherò ma vi dirò soltanto che mi è personalmente accaduto di ricevere un onboarding sull’utilizzo della macchinetta del caffè, per giunta di quelle con le capsule, se tanto mi dà tanto a breve mi aspetto un onboarding su come allacciarsi le scarpe o sulla vecchia storia delle api e dei fiori.
6-L’ambiente liceale: avete presente quel filone di film americani ambientati nei licei? Ecco nelle start up l’ambiente è più o meno lo stesso, l’età media aiuta a renderlo tale, non dovrete far altro che sostituire la cheerleader con la operation manager svedese e il quarterback con il sempre esaltato head of sales tedesco. Ehm si se non siete uno di questi forse vi tocca il tavolo dei nerd a mensa. Ci sono anche altri segni di riconoscimento, veri e propri simboli del potere, se sei uno del management è probabile che ti si riconosca dal fatto che ti aggiri con un macbook air in mano come fosse un cellulare, la mela mozzicata ti fornisce automaticamente uno status più alto di quello dei comuni dipendenti forniti di plasticosi Lenovo da 200 € presi in stock su amazon o peggio da qualche altra startup finita gambe all’aria. Se al liceo il cellulare o prima ancora i jeans firmati decretavano chi fossi, nelle startup lo fa il pc che usi.
Cover Photo: ©Silicon Valley TV series CC BY SA 2.0
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