Le feste erotiche di Berlino dove si entra solo nudi
L’orario dell’appuntamento è fissato alle 23.30 davanti all’Insomnia, uno dei nightclub più popolari di Berlino. Marco e Ludovico sono già lì, Gerhard invece deve ancora arrivare. Non si può entrare prima, c’è il suo nome in lista, è grazie a lui che stasera si darà un’occhiata ad una di quelle feste di cui si sente spesso parlare, ma a cui ancora nessuno di loro ha mai avuto il coraggio di partecipare. Si sono convinti solo perché l’ingresso sarà gratuito. Anni fa un amico ingegnere di Gerhard cercando di mettere a punto una sonda che potesse muoversi facilmente tra le sabbie mediorientali della Guerra del Golfo, si rese conto che quella serie di anelli attaccati gli uni agli altri sarebbero stati anche utili, in piccolo, per donare piacere femminile. Fu così che divenne l’inventore di uno speciale vibratore venduto da poi in tutto il mondo. Da allora l’amico di Gerhard è ospite d’onore fisso della Venus, l’importante fiera del sesso che ogni anno dal 1997 caratterizza gli ottobri berlinesi, e come tale ha un po’ di biglietti/ingressi da destinare ad amici ed amici degli amici sia per la fiera stessa che per le sue feste notturne. Gerhard arriva, si entra.
Dopo aver controllato la presenza dei propri nomi sulla lista è il momento di passare al guardaroba. Si può entrare solo se spogliati quasi completamente, e così ad ognuno degli ospiti viene dato una sacca di tela in cui posare tutti i propri vestiti ed eventuali averi. Si deve rimanere in mutande, o quasi e così i soldi e il numeretto del guardaroba vengono incastrati sotto l’elastico dei boxer, mentre è proibito l’utilizzo del cellulare. Dentro c’è più o meno ciò che ci si aspetta. Seni, certo, ma anche corpi completamente nudi, si aggirano sui tavoli o intorno ai pali mentre i tanti ospiti, non solo uomini, ma anche donne, guardano curiosi e ogni tanto cercano anche di interagire. In un angolo una ragazza “massaggia” i ragazzi che si vogliono avvicinare. Gerhard prova a mettersi in mezzo al cerchio, ma davanti a tutte quelle nudità maschili non trova la giusta concentrazione e intimidito si ritrae mestamente poco dopo mentre Marco e Ludovico ridono e lo prendono in giro da lontano. La serata dei tre scorre via tra una birra e l’altra tra varie gomitate e “guarda quella”, domande esistenziali del tipo “ma tu ci andresti con… se…” e altri discorsi sulla stessa falsariga, ridendo e desiderando oggetti proibiti che rimarranno tali ai loro occhi. Sono le tre e la stanchezza comincia a farsi sentire, ma decidono per l’ultimo drink. Stavolta tocca a Ludovico offrire da bere. Si mette le mani sul fianco, sotto le mutande, per cercare i venti euro con cui era entrato, ma non trova nulla. Non solo non ci sono tracce dei 20 euro, ma neanche del numeretto in latta del guardaroba. Guarda per terra, forse è appena caduto, ma niente, non c’è nulla. Il panico comincia ad impadronirsi di lui.
-Vai al guardaroba e chiedigli se qualcuno ha portato lì il tuo numeretto.
Ludovico va. Al guardaroba la ragazza è già annoiata per conto suo, non ha né tempo né voglia di perdere tempo e non solo gli dice che no, il suo numeretto non ce l’ha, ma anche che dovrà aspettare che tutti gli altri clienti se ne vadano dal locale prima di potere andare a cercare il suo sacchetto e consegnarglielo sicura che non lo stia rubando.
-A che ora chiude il locale?
-Alle sei del mattino
Non c’è alternativa. Bisogna trovare il numeretto se ce ne si vuole andare via prima bisogna trovare quel numeretto. I tre cominciano a setacciare tutto il pavimento del locale e così eccoli finalmente abbassare gli sguardi verso terra incrociando loro malgrado i peni di tutti gli altri invitati a loro volta incapaci di capire se le ricerche dei tre ragazzi avranno fine quando si saranno trovate dimensioni e forme di loro gradimento o se sono vittime di un collettivo colpo della strega. Controllano vicino ai battiscopa del bancone, accanto alla vasca in mezzo al locale, vicino agli scalini, entrano anche in bagno e attendono che chi sta facendo sesso al proprio interno finisca presto, si abbassano in ginocchio per guardare sotto i tavolini incrociando gli sguardi delle ragazze che in ginocchio ci stanno per altre ragioni, ma niente, nessuna traccia del numeretto, bisognerà aspettare le sei. Meglio berci sù, offre Gerhard.
Ore sei. L’ultimo cliente esce finalmente dal locale. Ludovico va al guardaroba. La ragazza gira l’angolo e va a vedere.
-Mi spiace, ma qui non c’è nessun sacchetto rimasto, probabilmente qualcuno lo ha trovato e si è portato via la tua roba.
Soldi, carte, chiavi di casa. C’era tutto lì dentro. Non si sono portati bancomat o carte e non hanno soldi per un taxi. Bisogna tornare a casa in metro. E Ludovico è mezzo nudo. Gehrard e Marco cominciano a ridere. Vorrebbero aiutare l’amico, ma la risata è compulsiva, fa quasi male. Non riescono a mettersi in piedi. Il viso di Gehrard comincia a riempirsi di lacrime per le risate. Non ci sono alternative: Ludovico dovrà tornare a casa in metropolitana così com’è….
Sulla metro gli sguardi degli altri passeggeri sono tutti per lui. Marco gli ha dato il suo maglione, ma sotto ci sono solo mutande, calzini e scarpe. Impossibile non notarlo, e anche quelli troppo distratti per non accorgersene subito vengono richiamati dal rumore delle risate di Marco e Gerhard. “Se non smettete di ridere potreste fare la fine delle iene di Roger Rabbit!” gli dice Ludovico stizzito tra una bestemmia in friulano e l’altra.
I tre arrivano a Karl Marx Strasse, escono. Ludovico non sa a memoria il numero di cellulare della sua coinquilina, spera solo che sia a casa. Il portone è aperto. Marco e Gehrard non ridono più, anche se ormai hanno dolori addominali e non riescono più a peigarsi sù se stessi e hanno difficoltà a salire le scale. Arrivano davanti alla porta, suonano. Dopo qualche secondo si sente il rumore dei passi della coinquilina che si avvicina.
-Chi è?
-Sono io, Ludovico
La ragazza apre. Guarda Ludovico. Sorride.
-Ma che cosa ti è successo?