Da Aleppo a Berlino via Dresda, una barricata di 3 autobus per raccontare gli orrori della guerra in Siria
Tre autobus svettano verticalmente nel cielo plumbeo di Berlino al cospetto della Porta di Brandeburgo, quasi a voler rendere omaggio all’auriga che si erge vigile sulla sua sommità.
È questo l’insolito spettacolo che coglierà di sorpresa e forse affascinerà il turista ignaro in visita a uno dei simboli più significativi di Berlino. I bus in questione compongono un’installazione concepita dall’artista siro-tedesco Manaf Halbouni. L’intento è quello di utilizzare le carcasse di tre torpedoni per ricreare una barricata simbolica per la difesa dei civili dagli orrori della guerra civile in Siria. L’installazione, alta 12 metri, è «un simbolo di guerra e distruzione e, al contempo, un appello alla pace, alla libertà e all’umanità», spiega l’artista.
Da Dresda a Berlino
Dall’austero titolo Monument, l’installazione è approdata a Berlino dopo aver fatto tappa a Dresda da febbraio ad aprile, dinanzi alla Frauenkirche, la chiesa simbolo dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Nel capoluogo sassone l’installazione mirava a sottolineare un’attinenza fra la guerra civile siriana e il bombardamento aereo subito dalla città tedesca fra il 13 e il 14 febbraio 1945 da parte delle forze inglesi e americane. Pur avendo goduto del supporto della città sassone e delle imprese locali, l’installazione era presto divenuta bersaglio di feroci polemiche sferrate dal gruppo di estrema destra Pegida che nell’opera aveva visto un’azione provocatoria, volta a impedire le marce di protesta organizzate a cadenza settimanale dal movimento proprio in piazza Neumarkt, nei pressi della chiesa.
La scelta dell’area deputata ad accogliere l’installazione a Berlino non è casuale: Piazza 18 marzo commemora l’insurrezione del 1848 per la democrazia, mentre la Porta di Brandeburgo, adiacente al Muro che ha diviso la città fino al 1989, divenne terra di nessuno fra Est e Ovest negli anni della Guerra Fredda. Oggi è la Porta è assurta a simbolo della Germania unita.
L’artista
Nato a Damasco nel 1984, Manaf Halbouni vive e lavora a Dresda. Ha studiato scultura prima presso l’Università di Belle Arti di Damasco e successivamente presso l’Accademia di Belle Arti di Dresda. L’artista è un volto noto anche in Italia: nel 2017 è stato ospite della Triennale di Milano partecipando all’opera collettiva The Restless Earth e nel 2015 della Biennale di Venezia con la mostra collettiva Collateral Events. Temi cari all’artista sono quelli della guerra, della fuga e della perdita della patria, vissuti in prima persona da Halbouni. La ricerca di cosa sia la patria è infatti un motivo ricorrente nelle opere dell’artista.
L’inaugurazione
L’installazione, visitabile fino a domenica 26 novembre, ha inaugurato la terza edizione del Berliner Herbstsalon del Maxim-Gorki-Theater. La cerimonia di apertura si è svolta sabato 11 novembre alle 16:30 con l’azione dimostrativa Suffragette City di Lara Schnitger che, al grido Nein heißt Nein, ha poi sfilato fino al Maxim-Gorki-Theater, seguita da una folta schiera di partecipanti.
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Foto di copertina © Grazia Ventrelli