Cronaca “disperata” della prima lezione di università tedesca di un’italiana in Germania
Düsseldorf, Heinrich-Heine-Universität. Sono le quattro e mezza di un martedì pomeriggio di inizio ottobre. La gente con cui faccio a spallate per le vie del campus probabilmente non sa che nella mia testa si sta formando un certo panico, ancora silente, per quello che mi aspetterà nella prossima ora e mezza.
Sì, perché quando dici «Sono in Erasmus» la gente ti guarda in quel modo malizioso, come a dire «Ah, sì. Erasmus. Forse volevi dire Orgasmus!!». Ma quando gli dici «Sono in Erasmus in un’università tedesca» ti giochi una carta serietà e allora, con un cenno del capo e uno sguardo di ammirazione, tornano seri. Cominciano con «Ah, quindi sai bene il tedesco? E come fai a capire le lezioni? Riesci a prendere appunti?».
L’Erasmus in Germania
Io, mentre mi avvio alla mia prima lezione di letteratura tedesca, in tedesco, continuo a cercare le risposte a queste domande e più ci provo, più quel panico silente diventa rumoroso. E fine delle seghe mentali, perché dopo essermi persa per i vari edifici sono finalmente sulla soglia dell’aula e il mio momento è arrivato. Mi siedo timidissima nelle file posteriori, l’aula fortunatamente non è enorme, né troppo affollata. Trovare una mia compagna di corso italiana, in Erasmus come me, mi dà gioia infinita e inaspettata e soprattutto speranza che il suo quasi o certo C1 mi salverà dalla disfatta.
Tre… Due… Uno… Si comincia.
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La prima lezione universitaria
Dopo mezzora il mio cervello inciampa, rotola, cade e si perde nel maledetto dolce suono del tedesco. Che sarebbe una lingua stupenda e interessantissima se non fosse che di quello che sento capisco più o meno il 40%. Cerco di concentrarmi disperatamente, ma mentre lo faccio la professoressa fa passare una caterva di fotocopie nelle quali dovrò cercare di decifrare come sarà articolato il corso, e soprattutto l’esame.
Cerco di respirare, guardo l’orologio e per alcuni secondi mi maledico di aver scelto proprio lui, questa bestia che non si fa domare dai parlanti romanzi, proprio lui. Temibile e impossibile tedesco. Perché non lo spagnolo? Perché non andare in Erasmus in Francia?
I dubbi
No, a noi non piace vincere facile, anzi. Ci piace l’autolesionismo e così abbiamo scelto la Germania, pur sapendo che il nostro tedesco era solo al livello B1. Alla fine, non so bene come, ma esco viva dall’aula. La professoressa non sembra stupita dal fatto di avere degli Erasmus nel corso, anzi, ci guarda con naturalezza e dice: vi farete aiutare dai Muttersprache.
Ok.
Quindi con la stessa simulata naturalezza esco dall’aula e cercando di convincermi che sì, in sei mesi andrà meglio, e che no, il tedesco non mi fa paura, vado alla disperata ricerca di un caffè verso la Caffetteria dell’Università. Lungo la strada incontro i miei amici. Ci disperiamo per lo stesso dolente destino, canzoniamo assieme la complicatissima barca su cui cerchiamo di non naufragare e, fra una proposta e l’altra, ci diamo appuntamento (in inglese!) per una birra dopo cena. Perché non importa quanta letteratura tedesca in tedesco dovremo fare, quello che resta a fine giornata, fra una sfida e un’altra, ha il sapore delle cose che non si possono dimenticare.
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Immagine di copertina: © Public Domain