Cronaca dell’incontro di Mogol a Berlino

di Antonello Masala

Sogno il mio paese, infine, dignitoso ed un fiume con i pesci vivi a un’ora dalla casa, per non sognare la Nuovissima Zelanda e fuggire via da te Brianza velenosa

Una giornata uggiosa – L.Battisti

Un incontro in lingua italiana, abilmente moderato e tradotto per il pubblico tedesco da Francesca Bravi dell’Università di Kiel, all’istituto di cultura dell’ambasciata in occasione della Settimana della lingua italiana nel mondo. Il tema principale è Italiano della musica, musica dell’italiano e l’ospite d’eccezione è Giulio Rapetti, il Mogol della canzone, o meglio, delle canzoni. Tante e conosciutissime pietre miliari della musica popolare da sempre ricordate e cantate da una generazione che sembra non estinguersi ma che si rinnova di continuo.

Mogol a Berlino © Antonello

Mogol a Berlino © Antonello

Una vita all’insegna della composizione. Mogol ha realizzato innumerevoli  testi per i grandi interpreti della canzone italiana. Da Mina a Gianni Morandi, da Patty Pravo a Umberto Tozzi, e tanti altri. Una carriera piena di soddisfazioni premiata con numerosi dischi d’oro o le continue, ancora oggi, presenze come ospite in trasmissioni e incontri culturali. La Numero Uno, la casa discografica di sua creazione e la recente realizzazione del CET, il Centro Europeo di Toscolano ad Avigliano Umbro, la scuola di musica da lui fondata nel 1992.

Giulio Mogol. Giulio – che ora è Mogol a tutti gli effetti perché ha ottenuto il riconoscimento del nome d’arte dallo Stato Italiano e potrà trasmetterlo con orgoglio anche alle generazioni future – avrebbe tante cose da raccontare, della sua vita, della sua carriera musicale e delle sue impressioni (non solo di Settembre) sui giovani emergenti, ma non sarebbe sufficiente una serata di poche ore. A Berlino ci parla dei nuovi ‘Talent-show’ e di come , a volte, si parli del talento come di una peculiarità di pochi fortunati o di un artista come un raro animale da bestiario e ci intrattiene con alcune nozioni sulla capacità compositiva tratte dalla sua esperienza personale. Parla di talento e automatismo e della loro relazione. “Siamo tutti artisti, c’è chi ci crede e lo scopre e chi no”. Secondo lui il talento è innato, è insito in tutti noi, deve essere soltanto scoperto e coltivato da subito. “Se un bimbo non lo si motiva e non lo si fa esercitare non si potrà mai sapere per quale disciplina è portato e in quale misura”. L’automatismo riguarda, invece, la meccanicità. Diventa come guidare un’automobile o suonare uno strumento. “Alla fine diventa una cosa naturale e spontanea che ha solo bisogno di essere mantenuta viva mediante la pratica e il successo è assicurato” dice.

Racconta che da bambino non era molto sicuro delle sue possibilità “spesso mi sentivo inferiore agli altri, poi ho scoperto di avere una spiccata abilità nella scrittura di testi, mi piaceva prendere i testi già scritti e cambiare le parole. La trovavo una cosa divertente, allora ho iniziato a scrivere anche dei testi nuovi, poi l’automatismo ha fatto il resto e continuo a scriverne ancora”. Per mezzo di un finanziamento da parte dello Stato Italiano, che ha vivamente accettato il suo progetto, ha realizzato il CET, la scuola che forma i giovani nella scrittura, nella composizione letteraria e nell’interpretazione musicale, e dove gli insegnanti vengono coadiuvati dalla sua pluriennale esperienza. Molto soddisfatto dell’impresa afferma “è un paese non una scuola, tutto è moderno e c’è anche un albergo quattro stelle con la Spa”, questo è il motivo del suo trasferimento ad Avigliano in provincia di Terni.

Il futuro di Mogol. Il maestro è giunto alla soglia degli ottanta ma ha ancora tanta voglia di scrivere ed insegnare ai giovani che vogliono cimentarsi in questo arduo compito e possono farlo circondati dal verde dei boschi umbri e dalle pietre delle moderne strutture della scuola. Mogol è dunque fuggito via da quella Brianza piena di giornate uggiose, e divenuta velenosa negli anni ’70 a causa della diossina, stabilendosi nella verde e più salutare Umbria, dove probabilmente avrà un fiume con i pesci vivi a un’ora dalla casa senza bisogno di sognare la ‘Nuovissima Zelanda’.

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