Chasing the Wind – La recensione
Non è semplice dimenticare certi tragici ricordi legati all’infanzia, ma Anna (Marie Blokhus) contro i fantasmi di un tempo ci ha combattuto a lungo e sembra averli sconfitti: conduce una vita di successo come disegnatrice di moda a Berlino ed è prossima a sposarsi con Mathias (Frederick Meldal Norgaard), architetto di discreta fama. Eppure basta una telefonata per rompere l’incantesimo di una vita RIcostruita accuratamente passo dopo passo: la nonna di Anna è morta e tra pochi giorni avverrà il funerale.
Per Anna questo significa ritornare a casa, in un piccolo paese della Norvegia, e fare i conti con il proprio passato. Il passato diventa infatti di nuovo improvvisamente presente e tangibile agli occhi di Anna: questo riaffiora in ogni ruga che solca l’austero volto del nonno Johannes (Sven-Bertil Taube), che non vede da oltre dieci anni, e ancor più rimbomba come un macigno in picchiata nel quasi totale mutismo dell’anziano, che parla solo quando necessario e non mancando mai di citare passi della Bibbia. Il vicinato non lo sente parlare da anni e la sua diplomazia è rinomata in paese e confermata per l’ennesima volta di fronte all’agente delle pompe funebri che viene cacciato in malo modo. La cassa per la salma della defunta nonna sarà quindi costruita dal falegname ed ex fidanzato di Anna, Havard (Tobias Santelmann), che anche questi, come il nonno, si può definire tutt’altro che felice nel rivedere la vecchia fiamma.
Di fronte ad Anna solo muri di incomprensioni, di silenzi e di vecchi rancori. Cosa si nasconde dietro la morte dei suoi genitori, lontana nel tempo, ma presente nell’anima? Perchè non vede solo che accuse nei gelidi sguardi del nonno?
Rune Denstad Langlo affronta il tema dell’incomunicabilità tra persone che devono affrontare e reagire alla medesima tragedia che li ha irrimediabilmente coinvolti. Nonostante possano rappresentare l’una per l’altro un’ancora di salvezza, questi non riescono a parlare del proprio profondo dolore.
Dopo il grande successo del pluripremiato film d’esordio del 2009, Nord (miglior regista esordiente, Tribeca Film festival, New York – Miglior film all’interno del programma Panorama, Berlinale, Berlin), antidepressivo roadmovie in motoslitta con tanica a bordo piena di vodka e non di carburante, Langlo si cimenta anche nel ruolo di sceneggiatore e, come egli stesso ammette, la differenza con il primo film è per questo motivo assai evidente dal momento che „manca quell’assurdo senso dell’umorismo“ che era riuscito a trasmettere la sceneggiatura di Erlend e che con Chasing the Wind si perde per dare spazio soprattutto al dramma. A confronto i due film, pur trattando comunque quello che può essere definito lo stesso tema del viaggio alla scoperta di se stessi, hanno ritmi diversi ed i personaggi nel più recente lavoro sono analizzati più in profondità. A questo ravvicinato confronto con i personaggi viene sacrificata l’abbondanza (ma non la presenza) di aneddoti divertenti: ci sono comunque scene che strappano al pubblico intense risate creando un giusto equilibrio tra malinconia e humor, proprio come talvolta riesce sorprendentemente a fare la vita, e rendendo quindi il film più leggero da gustare. Assolutamente consigliato.
Al cinema da giovedì 12 giugno.
Programma del cinema a Berlino disponibile su http://www.kino.de/kinoprogramm/berlin/