Biliardino italiano vs Biliardino tedesco: quale il migliore?
Il biliardino tedesco – giocando contro una coppia di tedeschi – è forse la situazione in cui la frustrazione di un espatriato italiano arriva ad apici difficilmente raggiungibili in contesti diversi. Certo, sempre che sia un appassionato del gioco. Il problema è che il biliardino tedesco sembra simile, ma è in realtà è un altro gioco rispetto a quello italiano. E chi sa giocare ad uno perde quando gioca all’altro.
[adrotate banner=”34″]
Sarà che sono stato abituato male, che mio padre mi comprò da piccolo un piccolo biliardino di quelli senza centrocampisti così basso che bisognava giocare inginocchiati e il rischio era talvolta che la pallina ti entrasse dentro l’occhio, sarà che d’estate ho spesso passato le giornate in spiaggia sotto il chiosco del bar a Sabaudia, prendendo sonore sconfitte da miei coetanei (e non) del luogo capaci di farsi gli assist dalla difesa all’attacco alzando la palla a pallonetto, gente che andava a dormire solo dopo essersi passati crema nivea rigenerante sulle mani in modo da evitare, il giorno dopo, la formazione di calli; sarà per i tanti sacchetti grigi di carta per il pane appallottolati dentro le porte per fermare la palla quando c’era un goal e inserire sempre il gettone; sarà per le tante figuracce fatte con i baristi che puntualmente scoprivano la paraculata e ci cacciavano a male parole e che ora, quasi per vendetta, dai 200 lire a partita hanno alzato il gettone a 50 centesimi, o addirittura un euro ogni tanto, il catechismo che riuscivo a sopportare solo perché dopo la lezione si giocava con gli amici nelle sale dell’oratorio, senza bestemmiare (non l’ho mai fatto), ma con imprecazioni che poco avevano a che fare con lo spirito santo, sarà perché da quando ho 14 anni, ho sempre considerato il biliardino un buon espediente per conoscere ragazze, “vi va di giocare con noi?”, chiacchierare durante una partita e, poi, invitarle a prendere qualcosa da bere per festeggiare la vittoria o consolarsi per la sconfitta, sarà per tutta una serie di ragioni, tante ragioni come potete vedere, ma io, quando vedo un biliardino da qualche parte voglio giocare anche ora che abito in Germania e puntualmente perdo contro i tedeschi.
Cosa c’è di diverso tra il biliardino italiano e quello tedesco? Prima di tutto è diverso il tavolo, e poi è diversa la filosofia dietro al gioco. Partiamo dal tavolo. Ci sono sempre otto stecche, quattro per squadra, ma le sagome sono poste qualche millimetro più in alto dal “terreno di gioco” rispetto a quelle italiane e sono così’ in grado di incastrare la pallina sotto di loro come se fossero scalpelli. In Italia stoppare una palla è non solo difficile, ma addirittura vietato, al massimo si utilizza la sponda per continuare a controllarla. Qui no. Qui si stoppa e si ferma senza problemi.E nel mezzo magari si dà un sorso alla birra. Ma non + tutto. La grande, anzi grandissima differenza, è che non ci sono le sponde rialzate. Mentre su un tavolo italiano, intorno al “muretto” che delimita il campo, c’è sempre un piccolo piano gradualmente rialzato, tanto negli angoli che nel resto del campo, in Germania non è così, se non, un poco, nei corner. Il risultato è un gioco lentissimo, la palla non schizza mai via sollecitando le veloci reazioni dei giocatori, ma rimane spesso piantonata in punti morti, senza che nessuno possa farci granché se non aspettare che lentamente discenda verso qualche giocatore. Non c’è velocità ed è più difficile segnare da lontano, anche se, e qui arriviamo alla terza grande differenza, il portiere è spostato in avanti di circa un centimetro dalla sua porta tanto che può effettuare un giro di 360 gradi su sé stesso. E così, tante palle che arrivano in diagonale dopo un rimbalzo sono impossibili da prendere, passano dietro l’estremo difensore senza che lui possa fare nulla per pararle. Il gioco è fatto apposta affinché, se un tedesco fa il tiro perfetto utilizzando la sponda, dall’altra parte non ci sia nessuna possibilità per pararlo. In Italia amiamo la sfida, sarà che non siamo abituati a pensare che possiamo mai essere perfetti, ma fa parte del nostro DNA, a noi serve l’intuizione, la rapidità di ingegno, in poche parole, il potere “inculare” l’avversario appena si distrae e lascia il fianco: è questa la nostra mentalità, il nostro punto di forza tanto nel biliardino quanto nella vita reale, ma anche la nostra grande debolezza, visto che ci mettiamo poco a cambiare punto di vista, e in un attimo il nostro avversario non è lo straniero, ma il nostro vicino di casa, il cliente del nostro negozio, lo stato ecc ecc, e passiamo la vita a cercare di fregarci a vicenda, con buona pace dell’idea di fare squadra.
Parlavo di regole diverse: qui è lecito “il passetto” o “doppia”, a seconda di come lo si voglia chiamare. Mentre noi italiani, per rendere il gioco più avvincente e difficile, vietiamo il goal nato da due tocchi consecutivi da parte dei nostri giocatori (o anche del nostro stesso giocatore che, ad esempio, prova a fare stop e tiro), a meno che nel mezzo la palla non abbia toccato una sponda, in Germania questa regola non esiste e se provi a spiegarla ad un tedesco, lui fa finta di non capire. E così, pur di segnare, i giocatori tedeschi aspettano decine di minuti con la palla incastrata sotto un loro attaccante laterale, prima che l’avversario, ormai addormentato, non decida di lasciarlo tirare.
Non sono esagerato quando dico che sono due diversi modi di intendere il divertimento. I tedeschi vedono il biliardino come un gioco da tavolo (non a caso, sono il maggiore paese al mondo per numero di giochi da tavolo inventati), noi come un sport sul tavolo. Loro aspettano, cercano la perfezione del gesto, non guardano il tempo che passa, potrebbero metterci tre ore a fare un’azione e nessuno se ne lamenterebbe, noi invece buttiamo dentro l’animo, facciamo casino, ci complichiamo la vita da soli con regole difficili, solo per poi eseguire gesti tecnici di cui andare fieri. Loro efficaci, noi esteti. Non so quale sia meglio, ognuno si diverte come crede, ma dopo tante sconfitte al biliardino tedesco, io che in Italia me la cavo abbastanza bene, qualche anno fa ho chiesto ad una mia amica che stava per aprire un locale a Neukoelln che se avesse comprato un biliardino italiano le avrei organizzato un torneo al mese.
Immagine ©Andrea Cioffi
[adrotate banner=”39″]
SEGUI TUTTE LE NEWS SU BERLINO, SEGUI BERLINO MAGAZINE SU FACEBOOK
[adrotate banner=”34″]