Racconti da Berlino: Biancaneve e i 7 Ronin
di Pasquale Romito* (del gruppo di Scrittura Creativa Italiana a Berlino Gli Scrittori Emigranti)
C’era una volta, nel settore galattico ottantasei, quadrante Alfa, un tranquillo e rigoglioso pianeta il cui nome nella lingua degli indigeni sarebbe per noi impronunciabile ma che, sulle carte stellari prende il nome di Goltham. Il pianeta ha un nome umano da circa 200 anni, cioè da quando i terrestri in piena espansione galattica decisero di prenderne possesso. Gli abitanti originari del pianeta, furono in breve tempo trasferiti in aree ad essi più congeniali per lasciare spazio alla ricca aristocrazia terrestre.
Tra le molto famiglie che approdarono sul pianeta una fra tutte spiccava per ricchezza e nobiltà: gli Ocelot. Walden Ocelot era l’unico erede dell’immensa fortuna familiare, stimata in svariati triliardi di eurodollari e vantava per giunta una carriera militare di tutto rispetto. Una sola nota dolente oscurava quella che agli occhi di molti sembrava una vita perfetta. Walden aveva sposato una delle ragazze più belle che si fossero mai viste e la coppia aveva fatto sognare tutta la galassia, fino al momento in cui lei era morta dando alla luce la loro splendida figlia. Walden non se ne dette mai pace ma neanche per un istante odiò sua figlia. Lady Biancaneve. Passarono gli anni e la ragazza aveva chiaramente ereditato la bellezza della madre e la determinazione nonché le abilità tattiche del padre.
Walden intanto aveva ceduto ai ripetuti tentativi di conquista da parte della ricca ereditiera Laura Tomlison, rimasta vedova anch’essa. Essi convolarono a nozze quando Biancaneve aveva appena compiuto 18 anni. Il rapporto tra le due non era mai stato idilliaco e più volte servì l’intervento di Mr. Ocelot per placare gli animi.
Il tutto prese una piega più drammatica quando Lady Tomlison, decise di averne abbastanza ed in un impulso dettato dalla gelosia e dal non aver preso i suoi antidepressivi, decise di affidarsi ai servizi di un mercenario Trokkiano perché si occupasse una volta per tutte della figliastra. Il pianeta Trokkan è tristemente famoso alle cronache per la pessima frequentazione, pare infatti che la peggior feccia del settore lo usi come base d’appoggio per i propri traffici illegali.
L’occasione perfetta giunse qualche tempo dopo quando la ragazza disse di volersi recare nella riserva di caccia di casa Ocelot per rilassarsi e passare del tempo lontano dalla frenetica vita nella capitale. Il mercenario non avrebbe avuto occasione migliore e lo sapeva. Quello che non sapeva è che in realtà la ragazza aveva progetti ben diversi dal rilassarsi. Essa avrebbe infatti, da li a breve, incontrato un gruppo di nativi rinnegati che le avrebbero insegnato le antiche arti di combattimento di Goltham.
Il trokkiano non ebbe modo di capire cosa fosse andato storto nel suo piano e di certo non ebbe neanche il tempo di esclamare uno dei famosi improperi tipici del suo popolo. La sua testa rotolò ai piedi di Biancaneve, mostrando un espressione alquanto perplessa.
«Ragazzina, non era un tuo amico questo vero?» disse la voce che proveniva dall’incavo di un grosso albero. «I…io…non l’ho mai visto in vita mia» rispose la ragazza chiaramente intimorita. «Tu non l’hai mai visto e ci credo, ma lui aveva visto te e non penso fosse qui per invitarti ballo. Controlla nella tasca destra, ci dovrebbe essere un video log interessante».
La ragazza fece come gli era stato detto e trovò effettivamente un video log. Scorrendo tra le ultime conversazioni visualizzò un nome familiare seguito dalla richiesta ben poco affettuosa che la propria matrigna aveva fatto al mercenario.
In preda alla collera non si accorse delle figure che poco a poco le si avvicinarono e non se ne accorse anche perché esse avevano tutte una cosa in comune: l’altezza o meglio la bassezza. Quello che non abbiamo infatti detto è che gli abitanti originari di Goltham non superano il metro e venti.
Riavutasi dallo shock la ragazza si rese conto di essere circondata, il suo primo istinto fu quello di scappare ma una voce dentro di lei la tranquillizzò. Mai come in quel momento si sentì davvero al sicuro.
Le figure minute le si pararono davanti una alla volta, con un inaspettata eleganza presentandosi: Heol esperto in arti marziali mistiche, nello specifico la tecnica del soffio di drago. Dott Ho lo stratega del gruppo. Ku Chi Lo, il più giovane di tutti ma non per questo meno letale. Molo Mam l’artificiere, esperto in esplosioni soniche. Pea Saul, il ninja, la notte è sua moglie e la morte la sua amante. Gong Oh Lai, la pistola più veloce della galassia. Bronte Aul, l’uomo giusto a cui rivolgersi quando serve potenza di fuoco. I sette erano ricercati dalla polizia del settore ed erano stati rinnegati dal proprio popolo.
Lady Tomlison si era intanto trasferita nella tenuta dei suoi genitori, a suo dire per godere un po’ degli antichi fasti di un tempo. La verità era che in quel luogo si sentiva al sicuro essendo esso una vera e propria fortezza con tanto di piccolo esercito privato ai suoi ordini. È vero, non aspettava altro che un messaggio di conferma dal trokkiano, ma la prudenza non era mai abbastanza.
Erano circa le ventuno quando il video log di lady Tomlison segnalò l’arrivo di un messaggio, presa dall’eccitazione lo aprì subito. Le apparve il volto del mercenario, a ben guardarlo però aveva qualcosa di strano, un espressione di stupore resa però grottesca dallo suo sguardo vitreo. «Allora? L’hai fatto? È morta?»
Passarono alcuni attimi, ma lo sguardo del mercenario rimase lo stesso e non proferì parola, solo allora la donna si rese conto della vacuità in quegli occhi e di come essa potesse significare solo una cosa. Non fece in tempo a dire altro perché l’immagine sul log si allargò, mostrando un particolare fino ad allora celato, alla testa mancava il corpo.
L’immagine cambiò ancora, inquadrando il viso angelico della figliastra i cui occhi erano tutt’altro che vuoti e senza vita, essi rilucevano in tutta la loro tremenda bellezza. Le ultime parole che risuonarono prima che la comunicazione fosse interrotta furono: «Vengo a prenderti puttana!»
di Pasquale Romito* (del gruppo di Scrittura Creativa Italiana a Berlino Gli Scrittori Emigranti – prossimo corso a settembre)