Berlino, i giorni del “povera ma sexy” sono finiti. È sempre meno cool
Quando il nome di una città rimbalza di bocca in bocca a livello globale e viene descritta come “la più attraente del momento”, “cool” o semplicemente “viva”, è segno che il miglior momento di quella città è probabilmente già passato come scrive un editoriale del The Economist. Successe a Londra alla metà degli anni 90 quando ormai la City stava diventando inaccessibile sotto molti punti di vista per persone piene di idee ma con qualche soldo in meno. Oggi tocca a Berlino stare sulla copertina di un giornale ed essere apostrofata come la città più “cool” del mondo. Succede sul numero di Stern dello scorso Ottobre dove l’accento viene messo sui numerosi club della capitale, dal Berghain in giù. L’offerta di party, concerti, eventi culturali e mostre varie rimane sicuramente vastissima ma la schiera di nostalgici della “vecchia” Berlino è in continuo aumento. Ma che cosa si intende per “vecchia”? Si può già affermare che i migliori giorni della città “povera ma sexy” siano già finiti?
Chi rimpiange la Berlino dei primi anni 90, quella che si riscopre una sola subito dopo la caduta del Muro, ha in mente quella stagione grezza e un po’ rude dove le regole erano poche e i club spuntavano come funghi tra gli edifici abbandonati, spesso a ridosso di quella zona che fino a qualche anno prima era conosciuta come “Striscia della morte”. C’è anche chi, melanconicamente parlando, riesce andare ancora più indietro nel tempo rievocando una Berlino Ovest come un’isola felice in mezzo alla triste Germania comunista. West:Berlin è una mostra fotografica esposta allo Stiftung Museum (Berlino Cacio e Pepe Magazine ne ha parlato qui) che racconta una città bandiera della libertà, un po’ sensuale, tutto sommato cattolica che inevitabilmente va a cozzare con l’immagine dell’attuale zona ovest della capitale: tranquilla, piatta e, inammissibile, anche un po’ noiosetta.
La Berlino di oggi continua ad esercitare un fascino irresistibile per centinaia di persone che ogni mese decidono di passare un periodo più o meno lungo in città: le cicatrici della storia sono visibili quasi ovunque, rendendo così la città un libro aperto di storia contemporanea, inoltre gli affitti stanno rimanendo relativamente bassi se confrontati con le altre capitali europee sebbene i berlinesi stiano soffrendo molto l’incremento dei prezzi delle case degli ultimi anni ponendo l’accendo soprattutto su quella politica di recupero di vecchi immobili che predilige la nascita di appartamenti di lusso piuttosto che case accessibili anche dai redditi più bassi. Nonostante ciò, Berlino è un fiorire di cantieri e lavori in corso, in alcune zone del quartiere Mitte, le gru invadono lo skyline della città. Il progetto più importante di Berlino è anche quello che si è rivelato la peggior gestione di una costruzione da quando la Germania è di nuovo riunita: il nuovo aeroporto BER rinvia la data di inaugurazione ormai da anni dopo che sono stati divorati miliardi di euro provenienti dalle tasse federali, quindi da tutti i cittadini tedeschi. Esemplare è anche la situazione di un altro enorme cantiere situato in pieno centro: il rifacimento del castello dei re di Prussia danneggiato durante la guerra e raso al suolo dalla DDR, è stato considerato da molti cittadini uno scellerato spreco di denaro pubblico ed un’opportunità persa. Paradossalmente, ora che i soldi investiti sembrano essere finiti causa un errato calcolo dei costi, sembra che l’edificio potrà avere soltanto tre facciate uguali al castello originale, scontentando cosi anche quelli che erano a favore del progetto.
La scuola è un altro grande problema della Berlino odierna, i posti per gli alunni scarseggiano e l’amministrazione targata SPD (centro-sinistra) ha prodotto la bellezza di 23 riforme scolastiche in oltre dieci anni, la maggior parte delle quali pensate per livellare verso il basso gli insegnamenti piuttosto che puntare sulle eccellenze. Il risultato è che Berlino si trova costantemente all’ultimo posto nella classifica per l’istruzione tra tutti i 16 Länder tedeschi.
Questi ed altri motivi sono quelli che hanno portato alle dimissioni dopo 13 anni di mandato di Klaus Wowereit, anticonformista sindaco di Berlino molto amato dai suoi cittadini nei primi anni di governo che poi gli hanno girato le spalle proprio a causa di una serie di decisioni che hanno favorito spesso i grandi investitori in grado di riempire le casse piuttosto che gli stessi berlinesi. Il suo successore, Michael Müller, è un protetto dell’SPD tipica espressione del grigio politico-burocrate. Molti vedono in questa staffetta un indizio che la stagione fiorente di Berlino abbia toccato il suo picco massimo e che ora la città sia “stanca”. Dopo la caduta del Muro, Berlino ha ricevuto ingenti finanziamenti dagli altri Länder, cosa che ha permesso la sopravvivenza delle piccole realtà, spesso fioriere di idee, protette da grosse holding straniere capaci di rilevare interi palazzi (si leggano le voci Tacheles, Kater Holzig, Cuvry projekt solo per citare le “morti illustri”). Di club sorti dalle rovine di vecchi edifici oggi pochi sono sopravvissuti e quelli che sono rimasti sono continuamente minacciati dal pericolo sgombero. Ora Berlino sta risparmiando ed è molto probabile una sua candidatura per ospitare le Olimpiadi del 2024, cosa che attirerebbe un alto numero di investitori e denaro fresco provocando forse la fine definitiva della Berlino di oggi omologandola alle altri grandi città europee. Questo volendo delineare lo scenario peggiore, considerando che attualmente la capitale tedesca continua ad avere pochi rivali per quello che può offrire ai suoi abitanti, ma le scelte del prossimo futuro determineranno se i migliori giorni della città povera ma sexy siano già passati o se il suo fascino continuerà manifestarsi attraverso le persone che la popolano.
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