Kreuzberg e Friedrichshain? Dopo il muro i veri berlinesi se ne sono andati. Ecco i dati zona per zona.
Che la popolazione di Berlino sia oggi estremamente variegata non è certo una novità. Passeggiando per strada o sulla metro è ormai quasi più facile ed usuale ascoltare lingue diverse dal tedesco. Ma che fine hanno fatto i berlinesi? Chi ha preso il loro posto? Recentemente uno studio della Berliner Morgenpost ha analizzato il fenomeno degli spostamenti all’interno della città in relazione anche alla caduta del Muro. E i risultati sono stati più che interessanti.
Innanzitutto il processo di cambiamento e rivalutazione di Berlino innescato dagli avvenimenti del 9 novembre non ha portato solo ad una crescita demografica della città, che oggi conta tre milioni e mezzo di abitanti. Secondo questo studio infatti, a fronte dei 2,9 milioni di nuovi arrivati, ce ne sono 2,7 di persone che ne sono andate: un ricambio, insomma, quasi completo. Guardando la foto di copertina, dove in arancio sono indicati gli abitanti trasferitisi dopo il 1989 e in azzurro i berlinesi originari, si può vedere chiaramente che all’interno del Ring quasi nessun berlinese è rimasto. Soltanto in piccole zone a Nord di Prenzlauer Berg e a Est di Schöneberg è rimasta invariata la loro presenza. Diversa invece la situazione fuori dal Ring, soprattutto nei ricco quartiere residenziale di Stegliz.
Una delle zone più abbandonate dai berlinesi sarebbe stato proprio Mitte, il quartiere centralissimo dell’ex-settore orientale, che ha dovuto aspettare fino al 2003 prima di iniziare ad attrarre di nuovo l’attenzione. Dove andavano i berlinesi che lo lasciavano? Alcuni si spostavano in altre città tedesche (64%), alcuni addirittura all’estero (36%). E chi sono stati poi a ripopolarlo? Per la maggior parte tedeschi e in particolare provenienti dalla regione della Svevia, nel Baden-Wuettenberg. Se questi abitanti della Germania meridionale, che da tempo guardano con interesse a Berlino, avevano popolato qualche anno fa intensamente e velocemente il quartiere Pankow-Prenzlauer Berg, la loro presenza risulta oggi ancora più massiccia a Mitte. In ogni caso, le zone che attraggono maggiormente l’attenzione dei tedeschi non berlinesi sono Mitte, Pankow e Friedrichshain-Kreuzberg.
Ma ancora più interessante è forse cosa è successo agli abitanti di Berlino che hanno origini non tedesche, pari ormai a ben un quarto della popolazione. In questo senso la foto sottostante parla chiaro: sembra che il Muro non sia mai caduto.
Gli immigrati di origine turca (segnati in rosa-rosso) sono ancora concentrati principalmente a Wedding, Kreuzberg e Neukölln, le stesse zone dove sono arrivati la prima volta nella allora Berlino Ovest negli anni ’60 (leggi qui la loro storia). La percentuale è evidente: sono lo 0,6 della popolazione complessiva a Est, ben il 7,8 a Ovest. Gli abitanti provenienti da Paesi del blocco orientale come Russia e Polonia (segnati in verde) si trovano invece ancora nei quartieri dell’ex Berlino Est, con qualche presenza anche a Ovest come a Charlottenburg.
Non sono più tuttavia questi due gruppi i protagonisti dell’immigrazione berlinese al giorno d’oggi: sia gli arrivi dalla Russia che quelli dalla Turchia sono infatti calati vertiginosamente negli ultimi anni, con perdite tra il 1991 e il 2013 intorno ai 20.000 punti. Questi protagonisti ormai siamo noi, abitanti di Paesi dell’Europa occidentale, che ci muoviamo verso Berlino in cerca di lavori stimolanti, migliori condizioni di vita o semplicemente divertimento, verso quel Paese che sembra al momento il più amato al mondo (ne abbiamo scritto qui). Gli arrivi degli italiani, in questo lasso di tempo, sono cresciuti ben di circa 14.000 unità, seguiti da quelli dalla Spagna, 13.000, e poi la Francia, 10.000. I quartieri prediletti sono Mitte, e Friedrichshain-Kreuzberg e Charlottenburg.
La scena comunque è in continuo movimento. Non solo sono innumerevoli i trasferimenti da e verso Berlino (è previsto un aumento di 250.000 abitanti fino al 2030), ma anche gli spostamenti al suo interno: lo studio definisce addirittura che nella città ci sia un trasloco al minuto. Alla fine si conferma sempre quel vecchio detto, scritto dall’architetto Karl Schleffer nel 1910 e tutt’oggi ancora vero: Berlino è una città condannata sempre al divenire e mai all’essere.
Le foto sono (C) Berliner Morgenpost
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