Berlinale, Michael Moore: “Gli USA copino ciò che c’è di buono in Europa”
Michael Moore, il regista vincitore dell’oscar come miglior documentario nel 2003 per Bowling a Columbine e della Palma d’oro al Festival di Cannes con Fahrenheit 9/11, sbarca a Berlino (non in prima persona per problemi di salute) con il suo nuovo film: Where to invade next.
Come sempre è lo stesso Moore protagonista del documentario. Provocatorio come sempre chiede ai generali statunitensi di farsi da parte e lasciare a lui il compito di decidere chi invadere, considerate le fallimentari campagne militari degli Usa negli ultimi cinquant’anni. Armato di bandiera americana, il regista parte alla volta dell’Europa per invaderla e rubare segreti che possano tornare utili al popolo statunitense.
Si comincia dall’Italia dove per legge le ferie sono pagate, così come la maternità e, cosa che lo lascia totalmente sconvolto, la tredicesima. Il confronto con i contratti standard americani che solo nelle migliori aziende prevedono una o al massimo due settimane di ferie pagate è impietoso. Moore pianta la bandiera americana in uno dei simboli dell’eccellenza italiana nel mondo, lo stabilimento della Ducati a Borgo Panigale e “ruba” il segreto di tanto successo: i dipendenti rilassati sono più produttivi.
La campagna del documentarista continua in Francia. Qui visita una mensa scolastica dove uno chef, un dietologo e un rappresentante dei genitori ogni mese decidono i menù. Cosa che accade in tutte le scuole d’oltralpe. Impagabile la faccia dello chef francese quando Moore gli mostra le foto dei prodotti precotti serviti nelle scuole americane. Altra bandiera e altro segreto rubato: l’educazione al cibo tiene in salute e di conseguenza fa risparmiare soldi allo stato.
Il regista visiterà molti altri paesi: Svizzera, Portogallo, Germania, Finlandia, Norvegia e Tunisia. Ognuno con un’eccellenza o un’idea da rubare e portare indietro negli Stati Uniti. Al termine dell’invasione Moore si renderà conto che la maggior parte delle idee che gli sembrano così aliene in realtà sono state partorite o addirittura applicate per la prima volta proprio negli Usa e in qualche modo cadute nel dimenticatoio o semplicemente sacrificate in nome del profitto.
Come è ovvio tutte le eccellenze dei paesi visitati dal regista sono da prendere con le pinze: vedi la situazione idilliaca del lavoro in Italia che sappiamo bene non rispecchiare tutte le realtà locali dello Stivale, ma solo una piccolissima parte di esse. Appare chiaro che la volontà di Moore è quella di porre gli spettatori (soprattutto gli americani) davanti a dei contrasti così forti da smoverli in qualche modo.
Where to invade next è sicuramente uno dei documentari più divertenti di Michael Moore e uno dei film da non perdere in questa 66eisma edizione della Berlinale.