Anche un dipinto di Adolf Hitler in mostra al Museo della Follia di Salò
C’è anche un quadro di Adolf Hitler tra le 200 opere esposte nel Museo di Salò nell’ambito della mostra Museo della Follia. Da Goya a Bacon.
La mostra ospitata dal Museo di Salò (Brescia) e curata da Vittorio Sgarbi porta in Italia un quadro del dittatore tedesco Adolf Hitler. Mai esposto prima d’ora, il piccolo dipinto ad olio viene da una collezione privata tedesca. Come riporta Repubblica, il giudizio di Sgarbi nei confronti del quadro è lapidario: «A livello artistico è una cagata, un quadro di un disperato, dice molto della sua psiche: qui non si vede la grandezza, si vede la miseria». Il dittatore nazista si è sempre autodefinito “artista”, come ricordano le parole che pronunciò in una conversazione con l’ambasciatore britannico Neville Henderson: «Io sono un artista e non un politico, una volta che la questione polacca sarà risolta voglio finire la mia vita come un artista».
La mostra
Inaugurata l’11 marzo 2017, la mostra rimarrà aperta fino al 16 novembre 2017. L’esposizione Museo della Follia. Da Goya a Bacon è un progetto itinerante a cura di Vittorio Sgarbi. La rassegna è stata realizzata da Stefano Morelli, Sara Pallavicini, Giovanni Lettini e Cesare Inzerillo. Oltre al discusso quadro di Hitler, la mostra farà sfoggio di più di duecento opere fra sculture, fotografie, dipinti, installazioni multimediali e oggetti tutti attinenti al tema della follia. La chiave di lettura scelta per indagare il tema è duplice: da un lato un approccio puramente artistico, dall’altro uno storico-scientifico. Così accanto alle opere di autori considerati folli si possono ammirare quelle di chi ha ritratto i manicomi e addirittura di chi ci ha vissuto. Particolarmente toccanti le lettere degli internati che supplicavano i parenti di tirarli fuori da quel posto. All’ingresso di un container che ospita alcune delle installazioni in mostra campeggia la seguente scritta: «Entrate ma non cercate un percorso, l’unica via è lo smarrimento». Sgarbi spiega che la mostra cambia forma a seconda del luogo che la ospita: «Non è una mostra, ma un’idea che si sposta e diventa museo». A Catania, sede precedente, la mostra fondeva l’arte ispirata al tema della follia con materiale archeologico. A Salò il nucleo originale di opere è stato integrato con diversi dipinti e disegni di Francis Bacon, un piccolo quadro di Goya e il discusso olio su tela di Hitler pittore.
Hitler pittore
All’età di diciotto anni, quello che sarebbe diventato il Führer tentò di essere ammesso all’Accademia di Belle Arti di Vienna, ma venne respinto per ben due volte, nel 1907 e nel 1908. Scottato dalla duplice bocciatura, Hitler abbandonò l’idea di compiere studi accademici e iniziò a vagabondare. All’inizio si fermò a Vienna dove si manteneva dipingendo cartoline che vendeva ai turisti. Nel 1911 abbandonò le cartoline ed iniziò a lavorare su commissione per corniciai e mobilieri. I corniciai gli commissionavano opere per “riempire” le cornici mentre i mobilieri piccoli dipinti da inserire nelle spalliere dei divani. Visse così fino al 1913, quando fuggì a Monaco di Baviera per sottrarsi al servizio militare nell’Esercito austriaco. Qui Hitler vendeva i suoi dipinti porta a porta. A Monaco il suo soggetto preferito divenne l’Ufficio di Stato Civile. I quadri con questo soggetto li vendeva ai novelli sposi appena usciti dall’edificio. Allo scoppio della guerra si arruolò volontario nell’esercito tedesco, ma non smise di dipingere. Nonostante il clima di rinnovamento artistico in atto negli anni Venti, Hitler non ne subì mai il fascino restando ancorato ad uno stile pittorico conservativo. Il suo stile risente del disegno tecnico, il tratto è rigido e molta importanza rivestono i disegni preparatori. Hitler pittore era molto interessato all’architettura: per i suoi lavori prediligeva paesaggi urbani che spesso copiava da fotografie.
Le opere di Hitler
Sono quasi tremila le opere di Hitler sparse nel mondo, in mano a proprietari prudenti e molto gelosi. Fu lo stesso Hitler a regalare molte delle sue opere, diverse alla famiglia Muellern-Schoenhausen di Vienna, altre all’amico e fotografo Heinrich Hoffmann. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, tutti i possessori di opere di Hitler vennero processati e le opere confiscate. Della maggior parte delle opere confiscate dagli americani si sono perse le tracce. Anche tutte le opere che il dittatore nazista aveva tenuto per sé nella Berghof di Berchtesgaden scomparvero. Dei dipinti che Hitler aveva regalato alla sua proprietaria di casa, Anni Winter, e che furono sequestrati in seguito dagli americani, ne sono stati riconsegnati solo alcuni agli archivi di stato di Monaco di Baviera, dove sono ancora conservati. Altri cento dipinti sono stati messi in salvo dalla segretaria di Hitler, Christa Schroeder, che disse che erano lavori di suo padre. Alla sua morte le opere vennero messe all’asta e acquistate da collezionisti privati. Una collezione corposa, circa sessanta opere tra acquerelli, oli e disegni, appartengono al marchese di Bath e sono conservati nella Longleth House, in Inghilterra. La maggior parte di questi riproducono vedute di Linz, Vienna e Monaco mentre altri rappresentano scene della Prima guerra mondiale. Alcune opere sono apparse in Italia nel 1992 quando Imelde Siviero ereditò la collezione dal fratello. Le opere vennero subito messe all’asta a Trieste. Per quanto riguarda esposizioni dedicate ad Hitler pittore, una prima mostra venne organizzata in Italia nel 1984, ma fu subito chiusa per paura di strumentalizzazioni. Da allora si sono evitati altri esperimenti monografici.
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Foto di copertina: © la Repubblica