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«Case, turisti e…Venezia e Berlino, così lontane, così vicine»

di Valentina Poli

Ho vissuto a Berlino per un semestre, travolta dal fermento di una splendida città di cui resto in parte innamorata.

E dico in parte poiché, per un preciso motivo, il bel rapporto con la capitale tedesca risentiva sovente di sobbalzi e malumori proprio come accadeva “con la mia ex”, Venezia.

Vivere a Venezia, vivere a Berlino

Cosa possa mettere a confronto un’estesa metropoli attraversata da un fiume e intrecciata da una fitta rete di trasporti su strada con un piccolo arcipelago di isolette immerse in una laguna che non pare altro che un dedalo di canali, forse dovrei spiegarvelo meglio. L’amore con Berlino non è stato immediato e la ragione è semplice: la difficoltà di trovare un’abitazione. In soli sei mesi, ho cambiato 2 case e 4 ostelli, e tutti dicevano, tranquilla, qui è così per almeno i primi tre anni, ti ci abituerai. E poi? Dicevo io. Dopo i primi tre anni? Beh, o ti ci sarai abituata o cambierai città, perché qui le cose vanno così. Scusa? Ti spieghi? Il mio interlocutore ordina una birra.

Fattori gentrification ed AirB&B in test.  A dirla a parole mie, la gentrification è quell’insieme di azioni anzitutto politiche e urbanistiche atte ad innescare processi territoriali per cui le aree abitate dalle classi così dette popolari diventano i luoghi della classe media. E succede anche a Venezia. Così il mio interlocutore, un raro berlinese con cuffie alle orecchie, birra alla mano, seduti in uno spati , ci confrontiamo.

“Venezia, esordisco, non è tutta un labirinto di canali e musei, ma che luogo di comunità, è piccola, ma vivace. E anche noi abbiamo Air B&B. Per fortuna la vostra amministrazione si è accorta delle conseguenze e ha tentato una regolamentazione.

Certo ma non basta, lui ribatte: “Fino a pochi anni fa gli affitti erano la metà e non c’erano queste start up che spuntano come funghi, fuggendo dall’Inghilterra post-Brexit, si installano qui e il costo del metro quadro in una città economicamente fiorente ha raggiunto le stelle in pochissimi anni ed è semplice affittare stanze di passaggio. Certo tutto non si limita a questo fattore, è un problema complesso”. Per noi riguarda soprattutto i flussi turistici. Esiste una rete di attivisti nascente che sta provando a studiare in modo comparativo la faccenda: SET Rete di città del Sud d’Europa di fronte alla Turistificazione.

– Ma voi non avete la faccenda de start up? “

– No, non direi che è quello il problema.

– Ma avete AIRB&B. Come lo avete regolamentato?

– Non lo abbiamo fatto.

E come puoi leggere dalle ricerche pubblicate da INSIDE AIRB&B la situazione a Venezia è esplosiva. Siamo un disastro!

Mi capita sempre così quando parlo con uno straniero. La prendo sul personale, come se fossi io ad avere nel bene e nel male la totale responsabilità delle cose che accadono. Respiro, ed entro nel dettaglio. Il mio interlocutore è molto attento.

La Venezia che si svuota

“Siamo diventati una piccola comunità di poco più di 53.000 residenti, davvero dimezzati in meno di due generazioni. C’è un contatore di residenti al centro della città, in una farmacia, che viene costantemente aggiornato al ribasso. Un led luminoso che lampeggia inesorabile. Abbiamo molti turisti, e studenti. Oltre 10 milioni di presenze annue registrate negli hotel, più pendolari e croceristi, in un territorio piccolo che si spopola perché per l’appunto, le abitazioni non ospitano più i residenti, e di certo non possiamo costruire altri “distretti” per far sì che ciò accada . Le palafitte su cui affondano i nostri palazzi sono contate. Abbiamo l’acqua intorno. E la gente viene a vedere proprio questo. Noi che viviamo nell’acqua. Sono un assistente turistica, lo so che le persone vengono, per i musei, le mostre gli eventi, ma vengono soprattutto per vedere noi che viviamo nell’acqua. Il mio interlocutore ascolta attento. Anche lui che a Venezia non ci è mai stato vorrebbe venire a vedere la gente che vive nell’acqua.

Gli dico di sbrigarsi, perché tra non molto non troverà più nessuno. Rido. Ma non c’è nulla da ridere. Il led luminoso lampeggia davvero. Rincaro la dose perché lo vedo interessato; provo a spiegare che la speculazione nelle aree popolari è già in atto, come a Berlino. Le aziende pubbliche che gestiscono gli alloggi ad esempio, si rigenerano creando posti letto per studenti, beandosi dell’eccezionale lavoro di recupero di terreni dismessi, senza ricordare che una volta finiti gli studi, quegli stessi studenti saranno costretti ad andarsene altrove perché non conviene a nessuno assegnare case a famiglie, specie se poco abbienti. La questione della missione delle istituzioni in merito è inadeguata e son frequenti gli sfratti poiché non esistono strumenti di diritto per difendere le posizioni dei nuovi precari, e nel clima generale che si respira in Italia ora questo si trasforma i una una sterile guerriglia tra poveri e più poveri.

Venezia e Berlino del futuro

L’interesse in laguna, comunque, è quello di trasformare la città in un parco giochi turistico, orpello vezzoso dell’entroterra industriale. Con la vendita dei preziosi palazzi storici, e fin anche di intere isole, a investitori privati che ne fanno inaccessibili Hotel. Così, oltre alle case di proprietà già affittate su AirB&B senza alcuna regolamentazione, e le residenze popolari rilanciate sul libero mercato, dobbiamo fare i conti con la perdita dei piccoli negozi di vicinato che non reggono gli affitti, nonché con l’estromissione “dei nostri luoghi del cuore”. Di quei luoghi in cui si crea socievolezza, amore e amicizia. Come ad esempio un semplice campo, uno spazio pubblico dove i bimbi giocano. Mettiamoci un Hotel, un’ennesimo ristorante coi tavoli fuori e il gioco è fatto.

Sembra catastrofico! Esclama lui stappando la seconda birra.

Rido, anche se ben poco c’è da ridere, ma la birra fa il suo effetto. lui è lucidissimo e mi chiede come sia possibile darsi una mano. Parlarne quantomeno, in uno späti, aiuta, ma non gli pare abbastanza.

Così gli racconto dell’Antico Teatro Anatomico La Vida, un luogo baluardo e simbolo della lotta allo spopolamento e all’incuria, non solo di Venezia, ma di molti altri luoghi italiani dove si stanno innescando, in forma e misura differente, le medesime dinamiche. Il nostro Teatro anatomico situato proprio in centro città, è stato venduto in modo poco trasparente per farne un ennesimo bar.

“Era un luogo importantissimo per la scienza italiana nel passato, un luogo di resistenza nel presente dove si sono susseguite attività artistiche e di ricerca di ogni tipo, alternate vicende degne di un thriller giudiziario, e le cui vertenze, per i cittadini che se ne occupano, restano aperte nonostante la sordità istituzionale”. I

ll mio Berlinese doc, che in realtà è un italiano trasferitosi 10 anni fa a Berlino e che prova immensa nostalgia di casa, corruccia la fronte e tende la mano come per evitare di cadere nell’errore che stanno già commettendo a Venezia, un ponte per proporre alternative di pensiero innanzitutto, di azione immediatamente dopo. E’ un appello accorato fatto da chi in Italia è tornato e mentre sogna di viaggiare ovunque, comunque ci prova a cambiare una o due cose. E ora mi chiedo, tu che leggi, e vivi a Berlino, e cambi casa di continuo, e non capisci perché la situazione sia così sfuggente e caotica e faticosa, cosa ne pensi?

Per iniziare un confronto, invito a dare uno sguardo alla CAMPAGNA FAI “Luoghi del Cuore” per l’Antico Teatro di Anatomia La Vida. Dove si racconta la storia di una comunità e della sua resistenza. Forse non riusciremo del tutto a salvarlo oggi, ma da Venezia a Berlino continuiamo a costruire ponti.

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