Sfiducia verso gli USA, la Germania pensa di ritirare l’oro depositato a New York

In risposta alle politiche di Trump, la Germania valuta il rimpatrio delle riserve d’oro stoccate negli Stati Uniti

Da vari decenni la Germania conserva 1200 tonnellate delle sue riserve d’oro in un caveau della U.S. Federal Reserve a New York. Si tratta di una pratica introdotta durante la Guerra Fredda per garantire liquidità in dollari durante i periodi di recessione. La preoccupazione per l’imprevedibilità di Trump sta però spingendo le più importanti figure politiche a riconsiderare lo storico accordo con gli Stati Uniti.

L’oro tedesco e la sua distribuzione

La Germania ha iniziato ad accumulare oro dopo la Seconda guerra mondiale. Durante il boom economico del secondo dopoguerra i crediti furono convertiti in oro tramite il sistema Bretton Woods. Fu così che la Germania divenne uno dei più grandi detentori di oro al mondo e decise di conservare una parte dell’oro all’estero per mantenere liquidità in caso di crisi e conflitti. Ad oggi la Germania detiene le seconde riserve d’oro più grandi al mondo con 3350 tonnellate, dietro solo alle 8100 tonnellate degli Stati Uniti. Le 1200 tonnellate conservate negli Stati Uniti rappresentano circa il 37% del totale e hanno un valore stimato di 113 miliardi di euro. La restante parte delle riserve è conservata a Londra (13%) e Francoforte (50%).

La sfiducia verso gli Stati Uniti

I dazi recentemente imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni dall’UE hanno intensificato la sfiducia nei confronti di Trump e delle sue politiche economiche. Alcune influenti figure politiche della CDU – tra cui Marco Wanderwitz e Marcus Ferber – hanno richiesto a gran voce una maggiore supervisione o addirittura il rimpatrio dell’oro conservato a New York, preoccupati che il governo di Washington possa limitarne l’accesso nel caso di una recessione. Una buona fetta del partito che guiderà il prossimo governo sembra intenzionata a ridiscutere lo storico accordo sancito con gli Stati Uniti. Quello che per quasi un secolo è stato un punto di riferimento non appare più come un partner affidabile.

Un progetto di rimpatrio già tentato negli ultimi anni

Questo dibattito richiama lo sforzo che la Germania ha già messo in campo negli ultimi anni per il rimpatrio dell’oro depositato all’estero. Nel 2012 Wanderwitz richiese una visita alle riserve auree degli USA come simbolo di un ruolo attivo di custodia da parte della Deutsche Bundesbank, ma la richiesta fu negata. Nel 2013 la Banca centrale ha poi intrapreso un’operazione per rimpatriare parte dell’oro stoccato all’estero, con l’obiettivo di avere almeno metà delle riserve in Germania nel 2020. Questo intento si è tradotto nel trasferimento a Francoforte di 300 tonnellate da New York e 374 da Parigi. Per comprendere la complessità di queste operazioni, basti pensare che nel 2013 solo 5 tonnellate sono state trasferite.

La risposta della Bundesbank

In un contesto politico che spinge verso l’emancipazione dagli Stati Uniti, la Bundesbank ha scelto di non accogliere il clima di sfiducia. Questa la sua dichiarazione ufficiale:

Non abbiamo assolutamente alcun dubbio che la Federal Reserve di New York sia un partner degno di fiducia e affidabile per la custodia delle nostre riserve auree.

Nessun rimpatrio previsto per il momento. Questa la linea della Banca centrale, che però nei prossimi mesi si troverà a fronteggiare le spinte del nuovo governo. Condizionati dall’incertezza del mercato, i prezzi dell’oro stanno intanto lievitando. Le banche centrali stanno sempre più virando verso uno stoccaggio domestico dell’oro. La Germania di Merz si trova così di fronte a una complicata situazione, in quanto chiamata a mediare fra sicurezza economica e strategia politica. La gestione dell’oro potrebbe ridefinire i termini della storica alleanza con gli Stati Uniti.

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