Il 40% dei berlinesi tra i 18 e i 25 anni soffre di solitudine

A Berlino due ragazzi su cinque tra i 18 e i 25 anni soffrono di solitudine. Un problema sociale e una sfida per la salute

Andare a teatro, al cinema o al ristorante da soli non è per niente facile. Molti preferiscono evitare per non sentirsi a disagio nel dover chiedere un tavolo per uno o nello stare in fila da soli per comprare il biglietto d’entrata. Tutto questo alimenta la sensazione di solitudine, e come un cane che si morde la coda, diventa un circolo vizioso dal quale è difficile uscire se risucchiati nei ritmi incessanti di una grande città come Berlino.

Il ministero federale per la famiglia tedesco a fine 2024 ha pubblicato una rilevazione statistica (Einsamkeitsbarometer) occupandosi proprio della solitudine nella società tedesca. Se fino a poco tempo fa la solitudine era più diffusa tra gli over 75, negli ultimi anni la fascia più colpita è stata quella dei giovani dai 18 ai 29 anni. Inoltre è Berlino a spiccare come capitale della solitudine, un berlinese su dieci si sente solo o socialmente isolato.

Le cause di questo fenomeno sono diverse, ma sicuramente la pandemia con periodi di isolamento totale da qualsiasi contatto sociale ha incrementato un senso di solitudine diffuso tra i giovani. Sentirsi soli e parlarne con qualcuno, però, rimane sempre ancora un tabù nella nostra società. La solitudine può portare anche a malesseri fisici, quindi, sostenere e incentivare attività sociali che possano rafforzare le comunità locali, sembra essere uno dei modi per affrontare questo problema.

Einsamkeitsbarometer, il misuratore della solitudine

Sempre più cittadini tedeschi si sentono soli, questo quanto emerge da uno studio pubblicato dal ministero federale per la famiglia tedesco a fine 2024. “Durante la pandemia, la solitudine è aumentata notevolmente. Le persone sole partecipano più raramente alle elezioni e si impegnano meno”, afferma Lisa Paus, ministra del dicastero per la famiglia. Questa rilevazione statistica ha preso in considerazione il periodo temporale dal 1971 al 2021.

Analizzando i numeri emerge che, se prima della pandemia i più colpiti dalla solitudine erano persone over 75, con i lockdown e il distanziamento sociale la situazione è cambiata radicalmente. Nel 2020 in Germania i giovani dai 18 ai 29 anni sono stati i più colpiti da solitudine con il 31,8%, rispetto al 22,8% degli over 75. La situazione è rimasta invariata anche nel 2021, nonostante i numeri complessivi siano diminuiti notevolmente.

Questo tema sta ottenendo sempre più importanza anche a livello politico, non solo perché la solitudine può portare a problemi di salute sia fisica che mentale dei cittadini e quindi maggiori costi per la sanità pubblica, ma anche perché i disagi legati alla solitudine sono negativamente correlati alla fiducia nelle istituzioni politiche, all’interesse politico della popolazione e alla motivazione a partecipare ai processi politici. Chi è solo tende ad isolarsi e a credere maggiormente in teorie del complotto e cospiratrici.

La solitudine: una sfida per la salute

Secondo un’altra recente indagine statistica condotta dalla compagnia assicurativa Techniker Krankenkasse (TK), sentirsi soli non costituisce solo un peso psicologico, ma può portare anche a problemi fisici e una diminuzione della percezione di salute nelle persone colpite. Stress, esaurimento, stanchezza, abbattimento, disturbi del sonno e stati d’ansia sono più presenti in persone che soffrono di solitudine. “La solitudine può anche causare disturbi fisici. Non è più solo una teoria. È stato dimostrato,” ha dichiarato Jens Baas, presidente della compagnia di assicurazioni sanitarie TK, in un’intervista al giornale DW.com, menzionando collegamenti con la demenza.

Persone sole sono più propense ad avere problemi come mal di schiena, mal di pancia, problemi respiratori o asma. Il collegamento tra la solitudine e salute fisica a livello scientifico non è ancora del tutto chiaro. “Sarebbe bello se potessimo spiegare il collegamento, ma non è così semplice”, ha detto Baas. “Nella scienza possiamo osservare che esiste una chiara connessione tra anima e corpo – la vediamo in molte malattie, ma non sappiamo come funzioni fisiologicamente.”

I social media e la solitudine

Sembra quasi paradossale parlare di solitudine in una società dove restare disconnessi è diventato quasi impossibile, soprattutto per i giovani. Tutto viene svolto tramite smartphone o computer, dal lavoro all’università fino alle attività quotidiane come fare la spesa. E poi i social media con narrazioni di vite straordinarie, fatte di tanti amici, tanti hobby interessanti e la possibilità di fare qualsiasi cosa stona con la rappresentazione fornita dalle recenti statistiche sulla crescente solitudine proprio in questo gruppo sociale.

Guardare con un pizzico di invidia, ciò che coetanei hanno già raggiunto nella loro vita, tra viaggi esotici, feste imperdibili e obbiettivi professionali è forse anche una delle cause della crescente solitudine dei ragazzi tra 18 e 29 anni. La cosiddetta FOMO (la paura di perdersi esperienze o eventi sociali importanti) colpisce un po’ tutti gli utenti delle piattaforme social, chi più chi meno, e la conseguenza è spesso una richiudersi maggiormente nella propria zona di comfort. Questa a lungo termine può portare alla rinuncia di propri hobby, la perdita di contatti sociali e quindi alimentare i sentimenti di solitudine.

Una società più connessa e inclusiva per affrontare la solitudine

Per affrontare il problema della solitudine, è essenziale promuovere una cultura del dialogo e dell’inclusione, abbattendo il tabù che circonda il sentirsi soli. Attività comunitarie, spazi di aggregazione e iniziative locali possono offrire occasioni concrete per ristabilire legami e contrastare l’isolamento, soprattutto nelle grandi città come Berlino. Allo stesso tempo, una maggiore consapevolezza sugli effetti negativi della solitudine, sia sul benessere individuale che sulla partecipazione civica, è cruciale per spingere le istituzioni a intervenire con politiche mirate, rafforzando così il senso di appartenenza e coesione sociale.

 

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